martedì 9 settembre 2008

La verità è che ci furono due Resistenze


Da il Tempo.it
La verità è che ci furono due Resistenze

La verità è che ci furono due ResistenzeChe l'8 settembre 1943 sia stata per decenni la data della discordia per eccellenza, è comprensibile. Non a caso due scuole di pensiero si sono contrapposte da sempre. Da un lato c'è chi, come Ernesto Galli della Loggia, ha sottolineato la morte della Patria.In effetti, lo Stato dà l'impressione di sbriciolarsi. Vittorio Emanuele III e Pietro Badoglio abbandonano la Capitale il giorno dopo, senza dare istruzioni a chicchessia. E anzi il vecchio re impartisce al figlio Umberto, che voleva restare a Roma, l'ordine di non fare «sciocchezze». Fuggono precipitosamente a Pescara. S'imbarcano sulla corvetta «Baionetta». E arrivano fortunosamente a Brindisi, non occupata dai tedeschi. L'esercito è abbandonato a se stesso. Tutti a casa, purtroppo, non è solo il titolo di un famoso film. Dall'altro c'è chi, come Carlo Azeglio Ciampi, ha rovesciato come un guanto la tesi di Galli della Loggia. A suo avviso, l'8 settembre ha rappresentato invece la rinascita della Patria. È stato l'inizio di una Resistenza che proprio a Roma, a Porta San Paolo, ha registrato il suo esordio. L'Italia si è quindi divisa in due: al Regno del Sud, spalleggiato dagli angloamericani, si è contrapposta la Repubblica sociale italiana, la Repubblica di Salò di Benito Mussolini, sorretta dalle armi germaniche. E avemmo la tragedia della guerra civile. Italiani contro italiani. Fratelli contro fratelli. È chiaro che i due Stati, quello del Nord e quello del Sud, non possono essere posti sullo stesso piano. Se l'avesse avuta vinta il primo, saremmo rimasti sotto il tallone tedesco e non ci saremmo mai scrollata di dosso la dittatura. Che cosa c'entri tutto questo con la Resistenza, è presto detto. La verità è che abbiamo avuto due Resistenze. La Resistenza dei liberaldemocratici si proponeva l'obiettivo di liberarsi del nazifascismo per dar vita a istituzioni degne del mondo occidentale. La Resistenza dei comunisti, al contrario, si prefiggeva lo scopo di realizzare l'altra democrazia. La «democrazia» dell'Unione sovietica e dei Paesi satelliti. Non a caso ebbe fortuna l'«Adda venì Baffone». Di qui qualche precisazione. La nostra Costituzione non è democratica perché antifascista. È democratica perché antitotalitaria. Ancora oggi, pare impossibile, la libertà di manifestazione del pensiero, scolpita dall'articolo 21, rappresenta una conquista continua. Ci sono ancora comunisti, addirittura annidati nel Partito democratico di Walter Veltroni, che fanno di tutto per negare il diritto di parola agli avversari, considerati nemici del popolo di ibseniana memoria. Il recente caso di Livorno, dove il sindaco del Pd ha negato la sala consiliare per la presentazione di un libro, la dice lunga. L'Italia ci piace libera e democratica. Ma meritano rispetto quanti hanno combattuto in buona fede dall'una e dall'altra parte, convinti di fare il proprio dovere al servizio della Patria. Senza strascichi polemici, che non sono nelle corde né di Giorgio Napolitano né di Ignazio La Russa, da parte di chi per livore vorrebbe rinviare la pacificazione nazionale alle calende greche. Come ha ben detto un insospettabile Winston Churchill, se apriamo una polemica tra passato e presente, dovremo riconoscere di aver perduto il futuro.

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