giovedì 11 settembre 2008

Hezbollah si prepara al secondo round contro Israele


Missili a lunga gittata e nuove strategie
Hezbollah si prepara al secondo round contro Israele

Pietro Batacchi

11 Settembre 2008
La morte di un pilota di un elicottero libanese – ucciso dal fuoco di un miliziano di Hezbollah lo scorso mese – ha destato molta preoccupazione. E’ probabile che l’errore sia da imputare al nervosismo che ha attanagliato l’organizzazione negli ultimi tempi. Sarà per i continui sorvoli del territorio libanese da parte dei velivoli israeliani o per le manovre di Tsahal sul Golan, fatto sta che lo stato di allerta dell’apparato militare del Partito di Dio è altissimo e scambiare un elicottero libanese per uno dei commandos israeliani può anche capitare. Il mese di agosto, in Libano, riserva sempre delle sorprese. Gli israeliani hanno dato vita alla già ricordata esercitazione sul Golan e gli Hezbollah hanno risposto con una serie di attività condotte in diversi parti del Paese. A ciò bisogna aggiungere le presunte visite da parte dei vertici dell’unità Al Qods dei Pasdaran per discutere di una maggiore integrazione della catena di comando e dell’apparato militare di Hezbollah con quelli iraniani.
Per questo motivo, nonostante i colloqui di pace indiretti tra Siria ed Israele, la tensione sul fronte libanese resta molto alta. Il ministro della Difesa israeliano Barak ha dichiarato, proprio durante le manovre sul Golan, che “non siamo qui per caso. Vogliamo monitorare ogni possibile cambiamento nella bilancia di potere dovuto al rifornimento siriano di avanzati sistema d'arma a Hezbollah". Del riarmo di Hezbollah seguito alla guerra dell’estate del 2006 si parla da tempo. Lo stesso segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, la scorsa primavera, presentando al Consiglio di Sicurezza un report sullo stato della missione UNIFIL, quantificò in 30.000 i razzi del ricostituito arsenale del Partito di Dio. Per la gran parte si tratta dei vecchi Grad da 122 mm – della più disparata provenienza: russa, cinese, iraniana, bulgara ecc. – e dei Type 63 cinesi da 107 mm. Ma non sono queste le armi che fanno paura ad Israele.
Secondo molte fonti, le forniture di armi comprendono anche razzi con gittate maggiori come i Fajr-5 – raggio di azione di 75 km – e gli Zelzal – razzi derivati dai sovietici Frog-7 con gittata superiore anche ai 200 km. Questi sistemi costituiscono la “capacità strategica” di Hezbollah e sono posti sotto il controllo delle unità Al Qods dei Pasdaran. C’erano anche prima della guerra del 2006, nulla di nuovo quindi, ma gli ingenti finanziamenti iraniani avrebbero permesso non solo di rimpinguare l’arsenale ma di incrementarlo. Nel 2006 l’Aviazione israeliana azzerò gran parte di questa capacità nei primi due giorni di campagna, approfittando del fatto che i Fajr venivano utilizzati da postazioni fisse e gli Zelzal dai loro ingombranti veicoli TEL (Trasportatore Erettore Lanciatore). Che cosa potrebbe essere cambiato oggi?
In più di un’occasione i leader di Hezbollah – sia il numero Nasrallah che il numero due Kassem - hanno fatto riferimento a sorprese che potrebbero incontrare gli israeliani in un eventuale nuovo conflitto. Quali siano queste sorprese, non è dato a sapere. Le allusioni potrebbero riguardare delle versioni degli Zelzal o dei Fajr migliorate con nuovi sistemi di guida o il fatto che la gran parte della capacità strategica del Partito di Dio è adesso basata su lanciatori mobili. Ipotesi, voci. Come quella che si è sparsa recentemente circa un’eventuale fornitura ad Hezbollah di una partita di missili superficie-aria SA-8 da parte della Siria. Difficile trovare conferma. Certo, per Hezbollah l’SA-8 sarebbe ideale. Un sistema compatto “autocontenuto” in un solo veicolo in tutte le sue componenti: radar di scoperta, radar di inseguimento e lanciatore. La realtà, però, è un’altra cosa, per almeno due ragioni. La prima è che il sistema dovrebbe essere operato comunque da personale siriano o iraniano. La seconda è che una fornitura di SA-8 metterebbe in crisi l’incontrastata – finora ­– superiorità aerea israeliana con ovvie ripercussioni sul balance of power nel teatro libanese. Più facile, allora, pensare che i leader di Hezbollah si riferissero con le loro allusioni alla fornitura di nuovi missili da crociera C-801 o di altri missili analoghi (del resto gli arsenali iraniani sono pieni di armi simili e qualcuna potrebbe anche finire al Partito di Dio, come peraltro già accaduto prima del 2006). O ancora alla fornitura di una quindicina di aerei ultraleggeri da utilizzare eventualmente per operazioni suicide o per l’inserzione di nuclei di “commandos” in territorio israeliano – quest’ultima indiscrezione confermatici da fonti vicine allo stesso Hezbollah.
Parallelamente al riarmo, Hezbollah sta conducendo anche un massiccio riposizionamento operativo sul terreno. La presenza dei militari di UNIFIL e dell’Esercito libanese a sud del fiume Litani ha costretto il Consiglio della Jihad, l’organo di vertice dell’apparato militare, a riposizionare gran parte dell’infrastruttura militare a nord del fiume. Una prima linea di difesa, comprendente bunker, posti di osservazione e depositi di armi interrati è stata approntata da tempo ed è capitato molte volte che le pattuglie di UNIFIL potessero assistere dalla parte opposta del Litani ai “lavori” dei bulldozer del genio di Hezbollah. Nel corridoio che da qui si spinge fino alla città di Jazzine, ad est di Sidone, sono state poi dispiegate anche diverse unità per il lancio di razzi a raggio intermedio. Il terreno, attraversato com’è da wadi stretti e profondi, è d’altra parte ideale per lanciare razzi e celarsi all’eventuale risposta. Due anni fa questa era la retrovia di Hezbollah, oggi è diventata la prima linea. E’ probabile che a sud del Litani sia rimasta solo un’infrastruttura militare leggera che, in caso di nuovo conflitto con Israele, potrebbe garantire l’attivazione di piccole cellule autonome incaricate di attaccare i fianchi e le retrovie delle puntate di Tsahal.
Per il resto, Hezbollah ha scelto di dare al proprio dispositivo militare una maggiore profondità strategica. E lo ha fatto andando ad insediarsi anche in aree fuori da quelle di tradizionale radicamento come il sud, la Bekaa e la Dahiye (la parte meridionale di Beirut). E’ accaduto nello Shouf e nella parte centrale del Monte Libano, storiche roccaforti druse e cristiane. Alla luce di questa strategia diventa più chiara anche la dinamica degli scontri che nel maggio scorso portarono, proprio nello Shouf, a fronteggiarsi le milizie druse alleate di Hezbollah e quelle fedeli a Jumblatt. Per effetto del risultato sul campo, con la resa dei miliziani di Jumblatt, Hezbollah ha guadagnato importanti posizioni come il monte Barouk che domina, ad ovest, lo Shouf e, ad est, la parte meridionale della Bekaa. Ma il ridislocamento di Hezbollah si è spinto anche più a nord, fino alle vette del monte Sannine, dove sarebbero state create delle postazioni di osservazione – visto che dal Sannine si domina tutto l’asse strategico Beirut/Damasco.
Per effetto di questa strategia e delle condizioni maturate sul campo è probabile che un eventuale scontro futuro tra Israele ed Hezbollah sia diverso da quello dell’estate del 2006. Allora l’epicentro fu l’area a sud del Litani. E le battaglie più violente si combatterono proprio in alcuni villaggi – due per tutti Maroun el Ras e Bint Jubail – vicinissime al confine con Israele. Adesso tutto si è spostato più a nord: nel corridoio che corre dal Litani fino alla città di Sidone, sulla costa, e di Jazzine, nell’interno, e nella Bekaa. Ecco che in uno scenario del genere il Golan – con la sua estrema propaggine settentrionale delle fattorie di Shebaa – diventa fondamentale per tutti, soprattutto per Israele. “Non siamo qui per caso”, citando nuovamente Barak.

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