I RAGAZZI DI BIR EL GOBI
Non un lamento, un grido, non una lacrima ma solo il sorriso su volti bruciati dal sole, su sguardi accecati di sabbia dal soffio del tormentoso ghibli. Maledetto vento del Sahara padrone delle notti gelide, sovrano del caldo infuocato che spandi nei meriggi tropicali, osservi impavido i morti abbandonati nelle «buche». Sono gli spavaldi ragazzi di Bir el Gobi sperduti fra le dune. Nei loro giovanili cuori viveva il deserto dell'amarezza, la gioia, la gloria ed anche l'infinita tristezza. Quel caro vessillo tricolore forato, sdrucito, misero e sbiadito, era il simbolo della Patria e sotto il suo sventolare andavano i giovani oltre l'impossibile. Su quelle giornate infuocate cadde il muto silenzio, il nulla... sorsero tante croci ormai consunte dal tempo che restano a simbolo, a testimonianza di quelli che furono i ragazzi di Bir el Gobi.
Non un lamento, un grido, non una lacrima ma solo il sorriso su volti bruciati dal sole, su sguardi accecati di sabbia dal soffio del tormentoso ghibli. Maledetto vento del Sahara padrone delle notti gelide, sovrano del caldo infuocato che spandi nei meriggi tropicali, osservi impavido i morti abbandonati nelle «buche». Sono gli spavaldi ragazzi di Bir el Gobi sperduti fra le dune. Nei loro giovanili cuori viveva il deserto dell'amarezza, la gioia, la gloria ed anche l'infinita tristezza. Quel caro vessillo tricolore forato, sdrucito, misero e sbiadito, era il simbolo della Patria e sotto il suo sventolare andavano i giovani oltre l'impossibile. Su quelle giornate infuocate cadde il muto silenzio, il nulla... sorsero tante croci ormai consunte dal tempo che restano a simbolo, a testimonianza di quelli che furono i ragazzi di Bir el Gobi.
Ernesto Giannini
Pescara, 13‑3‑1989
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