sabato 29 settembre 2007

Da Nuovo Fronte "La faccia segreta della storia"

La faccia segreta della storia
(Come distruggere la “Folgorè”)
Nino Arena



Dicono gli esperti che siamo un popolo di creduloni ad onta della nostra pretesa intelligenza, poiché le cronache dei giornali sono piene di fregature e raggiri in ogni strato sociale e a livello internazionale. Non si parla quasi mai della superficialità, della ricerca dei particolari poco noti, dell'analisi accurata di quelli più enfatizzati e accreditati come "luoghi comuni", accettando in toto ciò che si dice senza accertato riscontro. Valutare verità e leggenda, superficialità e concretezza e stabilire in che misura sia accettabile non è materia per tutti; poiché questi "insignificanti particolari" sono di norma riservati ai pignoli, alle persone riflessive, ai "stà a guardà er capello..."! Tutt'al più al curioso, considerando che i particolari sono in ge­nere ritenuti ininfluenti o irrilevanti nel generale, contesto del problema trattato o accettato, pur correndo se­riamente il rischio che "l'ininfluenza" possa radicalizzarsi e di trovarsela più tardi, come "verità" nella cronaca quotidiana o peggio ancora nelle pagine della storia.
È già accaduto dai tempi di Orazio Coclite, di Garibaldi, del generale Custer a Little Big Horn contro i Sioux e in tempi più recenti nella storiografia resistenzialistica con l'usuale "Io c'ero".
Oggi ci proponiamo di fare un po' di chiarezza su un evento che ci sta particolarmente a cuore, forse urtando la suscettibilità di qualche benpensante inguaribile, provocando magari qualche demagogico intervento con abbondante retorica più che sostanza, anche se la storia è fatta di verità e realtà, a volte appaganti, altre volte mortificanti e avvilenti; rifiuta fantasie e menzogne, corregge distorsioni ed esagerazioni controproducenti e se qualcuno riterrà opportuno intervenire apportando nuovi particolari alla verità sarà benvenuto e gradito per migliorare il dialogo con nuovi particolari.
Parleremo della "Folgore", dei suoi miti e leggende e lo faremo sollecitati da alcuni protagonisti per dare ai fatti concreti apporti, esaltare ancor più le sue vicende gloriose al di fuori di ogni sterile critica, visto che la seconda guerra mondiale non ha lasciato all'Italia, al di fuori di innumerevoli sacrifici personali, sufficiente bagaglio di battaglie positive e determinanti fra tante disfatte registrare, e fra queste anche Alamein, non certamente una battaglia vinta, anche se combattuta diversamente con una imprevedibile partecipazione individuale meccanica che esce fuori dagli schemi consueti per assumere a livello umano straordinaria importanza e notorietà fra le pagine della storia.
Nell'estate 1942 la "Folgore' in Africa Settentrionale sulla scia della vittoriosa ma disordinata avanzata Rommel, giunto alla strettoia fortificata di EI Alamein in Egitto a mozzichi e bocconi, dopo aver lasciato alle sue spalle panzer IV M. 14/41, disseminati su 1200 km. di strade e piste, migliaia di automezzi in avaria scarsi e discontinui rifornimenti, fanteria italiana appiedata e I'ACIT (Armata Corazzata Italo Tedesca) bisognosa di tutto: rinforzi, benzina, mini, munizioni, viveri e materiali, il necessario per vivere e combattere e la speranza di prevalere definitivamente sulle disgregate unità inglesi in ricostituzione sul Canale di Suez mentre Roosevelt "regalava” Churchill 300 carri pesanti "Sherman" e prometteva molto altro materiale ancora.
La divisione paracadutisti "Frattini" (dal nome del suo comandante) non viene inviata in A.S per le sue specifiche qualità operative non ci va per occupare con aviolancio il Canale o Alessandria, anche se tale diceria venne diffusa ad arte. Si era preparata per lanciarsi su Malta pronta per tale operazione che avrebbe coronato il sogno di miglia paracadutisti entusiasti e preparati per la "loro grande occasione", così ci aveva detto Mussolini in giugno ispezionando la "Frattini" nelle Puglie
I parà vanno in Egitto malvolentieri accettando con disciplina tale ordine; sanno di dover abbandonare la C. 3 (Malta), sanno che non saranno impiegati come paracadutisti dal cielo, non capiscono cosa possono fare nel deserto al confronto carro corazzato, anche se Rommel aveva avuto il miraggio delle piramidi e la sicumera di battere definitivamente gli inglesi coinvolgendo nella sua immaginazione anche Mussolini convinto ad andare in A.S. Occorrevano rinforzi e mentre l’OKW inviava la 164' divisione fanteria in linea e la brigata "Ramche" direttamente dalla Grecia per via aerea lo SM/RE interpellato dal maresciallo Cavallero Capo di SMG, aveva offerto come contributo italiano la divisione paracadutisti "Frattini", suscitando la sorpresa di Cavallero da tempo in A.S. per ordine di Mussolini per controllare e coordinare i "capricci di primadonna" del feldmaresciallo prediletto del Fúhrer. La richiesta di precisazioni del Capo SMG allo SM/RE Ufficio Operazioni del Gen. Magli. ebbe come giustificazioni I'indisponibilità della "Brennero" dislocata in Grecia ma con artiglieria ippotrainata (doveva cambiare cannoni, carrelli trattori, materiali e reperire i necessari automezzi); scartata la "Pistoia" che disponeva di cannoni T.M. ma aveva automezzi desertici e doveva reperirli; rifiutata la "Centauro" corazzata, la motorizzata "Piave”, L’autotrasportabile "Livorno” la "Superga" e "La Spezia" in fase di trasformazione per I'A.S.; alcune di queste G.U. (Grandi Unità) verri inviate in Tunisia in autunno, altre messe a disposizione dello SM/RE (all'epoca comandato dal Gen. Vittorio Ambrosio) per occulti disegni eversivi (verranno utilizzate nella zona di Roma nel colpo di stato del 25 luglio 1943).
Lo SM/RE non credeva alle aviotruppe, le aveva spesso ostacolate nella preparazione e nel morale considerandole "politicizzate e inaffidabili" non aveva trovato per tale politica discriminatoria un generale disposto a comandare la costituenda divisione paracadutisti, al punto che il generale Enrico Frattini del Genio, ufficiale addetto al generale Roatta (sottocapo di SM/RE e poi Capo di SM/RE il 25 luglio) si era offerto volontariamente per evitare l'onta della carenza di comandanti influenzati negativamente e desiderosi di non "rovinarsi la carriera per i parà".
In tal modo un ufficiale generale del Genio, che aveva assolto i compiti tecnici e diplomatici, si trovò al comando della Specialità paracadutisti
o combattendo valorosamente con i suoi ragazzi l'epopea di El Alamein.
L'offerta di inviare la "Frattini" era capziosa poiché l'unità non disponeva di cannoni campali, automezzi, controcarro efficaci che non fosse il modesto pezzo da 47/32, con armamento leggero e mediocre nello standard italiano, incompleta negli organici rispetto ad una G.U. di fanteria di linea e quando Cavallero chiese giustificazioni in merito ebbe come risposta: ridotti organici divisionali ‑8500 rispetto ai 12.000 standard ‑sollecito invio in A.S. mediante aviotrasporto, reperimento sul posto del materiale necessario (equipaggiamento, materiali, automezzi, servizi, trasmissioni ecc.) e l'impegno dello SM/RE su specifica richiesta di Cavallero, che la divisione paracadutisti sarebbe stata utilizzata provvisoriamente e sollecitamente rimpiazzata non appena disponibile una G.U. di fanteria di linea, fra quelle in trasformazione. E con tali negative prospettive, la scelta nella tradizione nostrana del "peggio non muore mai" andò alla "Folgore", ribattezzata dapprima "cacciatori d'Africa" per sviare l'attenzione inglese, privando i paracadutisti di segni esteriori: paracadute, simboli, denominazione ufficiale anche se I'escamotage ebbe breve durata poiché la BBC si affrettò a far conoscere via Radio Londra la novità e il 1 ° agosto 1942 la "Frattini" ebbe la definizione ufficiale di Divisione Paracadutisti "Folgore".
Come poteva utilizzare Rommel una G.U. di aviotruppe? Proviamo a fare alcune congetture: disponibilità 7/8 mila uomini (85% paracadutisti) armati mediocremente con 36 cannoni da 47/32 mod. 35; 36 mortai da 81 e 38 da 45; 64 mitragliatrici e 172 f.m. Breda mod. 30; 12 lanciafiamme, 6500 moschetti mod. 1891 e 870 MAB Beretta Mod. 38 con 2284 pistole Beretta mod. 34. Erano stati lasciati in Italia gli inutili fuciloni controcarro polacchi mod. Radon.
Vi era da tempo un preciso accordo fra SMG e DAK di evitare per quanto possibile l'impiego campale di G.U. di fanteria italiane appiedate, considerando oggettivamente le negative esperienze del passato con la Compass, la Crusader, la Battle Axe ecc. che avevano portato alla distruzione di una decina di G.U. italiane.
Cosa poteva fare la "Folgore" di diverso? Era in grado di fermare i carri inglesi Mathilda, Crusader, Valentine, Grant e Sherman? Onestamente riteniamo di no; come poteva muoversi nel deserto senza automezzi, cannoni campali autotrainati, servizi logistici, trasmissioni, considerando che mancavano persino le borracce per acqua tipo A.S. indispensabili in ambienti desertici: le previsioni stabilivano potenzialmente che al primo serio impatto in campo aperto, con una robusta formazione corazzata nemica, il destino per i parà avrebbe segnato negativo! I folgorini erano praticmente disarmati al confronto con I'avversario, ed entrambi i contendenti lo sapevano anche se attendevano momento del confronto diretto.

Altro argomento oggetto d'analisi riguardava la leggenda di un presunto lancio sul Canale, un evento tatto balenare ad hoc per gettare polvere negli occhi e tacitare i mugugni per Malta. Lanciare circa 6000 uomini implicava la presenza di 220/ 250 trimotori SM. 82, altrettanti direttori di lancio, disponibilità di 8 mila litri di benzina e 20 mila Kg. di olio per motori, paracadute IF.41/ SP e circa un migliaio di aviocontenitori per materiali. Non c'era nulla di tutto questo nella misura desiderata all'infuori dei 5000 paracadute e degli aviocontenitori portati seguito e messi a marcire in disadatti magazzini nella zona di Derna dove andranno in gran parte distrutti ad eccezione di un migliaio IF.41 salvati dal Cap. Mainetto con l'aiuto di due Motozattere della Regia Marina e inviati in Italia dopo un avventuroso viaggio. Un modo questo di sbarazzarsi oltre che dei paracadutisti anche dei loro paracadute una perdita sofferta, di costoso materiale, non facilmente rimpiazzabili in breve tempo, che avrebbe influito se disponibile in Italia, la sua futura utilizzazione con la costituenda divisione "Nembo".
Parliamo dell'aviotrasporto, un momento questo che influì molto in Cavallero all'idea di poter disporre sollecitamente in A.S. della "Folgore”. L'operazione, invece, si svolse senza alcuna fretta, secondo un disegno occulto che mirava a far naufragare proponimenti e impegni oltre mettere a repentaglio la vita di centinaia di paracadutisti, inviati irresponsabilmente dall'Italia in Grecia (oltre 2000 km. di ferrovia) attraverso tutta la penisola, la Jugoslavia infestata, banditi titini e la Grecia infida. Ma se guardiamo cronologicamente gli eventi.
La “Folgore" venne privata del 185° Rgt. paracadutisti e di uomini dei servizi (circa 2400 uomini) assegnati alla costituenda divisione "Nembo” altri 3000 andarono in Grecia a Tatoi con otto giorni di tradotta per "alleggerire Galatina". In A.S. furono aviotra‑sportati 7264 paracadutisti militari dei servizi (circa un migliaio utilizzando 617 SM. 82 e G. 12 in 58 traversate (due soli decolli da Eleusis e il "sollecito trasferimento" magnificato dallo SM/RE per tacitare Cavallero , ebbe invece una durata di 34 giorni trasportando 9113 militari (anche di altri reparti) con 452 ufficiali, 484 sottufficiali, kg. 17692 materiali e I'armamento divisionale
I convogli aerei del SAS (Servizio Aereo Speciale) andavano da minimo di 6 trimotori a una inedia 18 con punte fino a 28 aerei il 30 luglio e 26 il 1° agosto, anche se il 30% degli aerei non era disponibile per controlli e revisioni (da 140/280 persone al giorno trasportate in A.S. Non si verificò alcun incidente anche se l'operazione si dimostrò sballata nelle previsioni e negli intendimenti Ma questo era scontato con l'intenzionalità a livello SM/RE sbarazzarsi dei reparti paracadutisti.
Le difficoltà di portare in linea "Folgore" furono innumerevoli. Nel deserto non c'è acqua e la poca reperibile andava prelevata a lunga distanza e trasportata sotto attacchi di caccia inglesi fino alle posizioni di prima linea. Per assolvere questo indispensabile servizio accorrevano automezzi e fu giocoforza rubacchiarli ovunque, agli italiani, ai tedeschi e soprattutto agli inglesi. I servizi mancanti furono reperiti da disciolte G.U. fra cui la "Sabratha": Posta Militare, Sussistenza, sezioni Sanità, Sezioni CC.RR., guide desertiche e motociclisti portaordini, stazioni radio. I cannoni campali furono forniti dalle Div. "Brescia", "Pavia", "Ariete", "Trieste" e da un gruppo tedesco (Hpt. Albert) fornendo efficace supporto di fuoco. Dopo un movimentato periodo iniziale, fu necessario sistemarsi in una linea fortificata nell'estremo sud del fronte, affidata esclusivamente agli italiani ("Folgore" e "Pavia").
Quanti furono i caduti della "Folgore"? La Divisione venne più volte data per distrutta in battaglia anche se in realtà venne smembrata e dissolta come altre G.U. dell'ACIT: "Ariete", "Bologna", "Brescia", "Trento" ecc. "... Dei 5000 paracadutisti della 'Folgore' ne torneranno in Italia meno di 300" così scrive Storia Illustrata anche se in realtà le cifre non corrispondono a quelle effettive. Proviamo a fare un po' di chiarezza su tali notizie con l'ausilio della pubblicazione ISTAT n. 391 dal titolo "Morti e dispersi per cause belliche negli anni /1940/1945" (pagg. 20/21 ed. 1957) che alla voce paracadutisti morti e dispersi in A.S. presenta i seguenti dati statistici:
militari di truppa sottufficiali ufficiali ufficiali superiori totale
morti 363 46 41 6 456
dispersi 103 15 7 ‑ 125
_______________________________________________________________________________________
totale 466 61 48 6 581

NB. I dati dovrebbero comprendere: libici, carabinieri, folgorini, arditi RA/RE a nostro modesto parere e confrontando altre fonti: rapporti di reparti, ruolini di marcia, brogliacci, diari di guerra, modulistica specifica e taccuini privati, le cifre menzionate non corrispondono alla realtà, riteniamo in quanto desunte o assegnate ad altri reparti diversi dai paracadutisti. Ad esempio: Gruppo mobile "Tonini" con eterogenea composizione; 1° Btg. Carabinieri paracadutisti (come carabinieri o come parà?), 285° Btg. “Lombardini" (come reparto autonomo o inserito nel 66° Rgt. Frt. "Trieste"?).
Sicuramente la "Folgore" ebbe circa 400 caduti e dispersi, oltre 650 i feriti, un migliaio di nominativi depennati fra luglio/ottobre per malattie e i rimpatri, poco più di 3000 prigionieri e un migliaio di superstiti transitati in altri reparti: all'incirca 6000 uomini quanti ne contava al momento in cui i venne trasferita in A.S. escludendo i militari dei servizi. Una indagine approssimativa suscettibile di ulteriori approfondimenti, senza alcun giudizio di parte se non quello, altamente elogiativo, che la Divisione paracadutisti andò distrutta come nelle previsioni dello SM/RE (e non poteva essere diversamente), ma contrariamente ad ogni previsione entrò a testa alta nella leggenda e nella storia, poiché i singoli seppero sopperire alla carenza materiale bloccando a sud l'ambizioso piano di Montgomery, costringendo l'arrogante generale inglese ad attaccare a nord, scardinando il fronte e costringendo i folgorini ad abbandonare il settore sud dopo dieci giorni di sanguinosi ma vittoriosi scontri col nemico. Di più non era possibile fare. Parafrasando un vecchio film di guerra, si potrebbe dire che "la Folgore ha combattuto l'inizio dell'autunno" prima di scomparire per sempre.
Ma forse questo era già scritto sul grande libro del destino per mano di traditori.

Fonti di riferimento
Comando Supremo/Diario di guerra Capo SMG
Emilio Canevari ‑ L a guerra italiana (retroscena della disfatta)
Nino Arena ‑ L'Italia in guerra !940/1945
Nino Arena – I Paracadutisti! 80 anni di storia

N.A.

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