Da Libero “Milano” giovedì 05 luglio ’07
La storia
Dopo 25 anni sfrattano Roy
il clochard della Pusterla
il clochard della Pusterla
Ex cantante del Tennessee, ha riempito di cartoni, libri e cd un vicolo del centro e ne ha fatto la sua casa. È bastato un furgone Amsa per portargliela via
F. VENNI G. CAZZANIGA
••• Hanno buttato via tutto. I suoi giornali, la sua collezione di cd introvabili. Unici arredi della casa di cartone in cui vive ormai da venticinque anni. Roye Lee è il clochard più conosciuto del centro di Milano. La sua storia ha fatto il giro della città. E Libero, qualche tempo fa, l'aveva raccontata. Dorme tra gli scatoloni e i sacchi neri della spazzatura accatastati nel vicolo della Pusterla, dietro via Torino. Un angolo di città in pieno centro che sembra dimenticato da Dio. Lì c'era il suo mondo. Ma venerdì scorso gliel' hanno portato via. Sono arrivati quattro agenti della polizia locale e hanno fatto piazza pulita. «Hanno caricato la sua roba su due furgoncini Amsa», racconta un magazziniere della Fnac. «Pensando al lato umano della faccenda, sono dispiaciuto. C'è da dire, però ‑ aggiunge il ragazzo ‑che quell'angolo stava diventando un immondezzaio».
Lui, Roye Lee, ha opposto resistenza. Ha cercato di salvare il suo rifugio, ma non ce l'ha fatta. E' amareggiato, Roye. «Hanno preso tutto. Non ho più niente. Nemmeno la mia musica». La sua musica. La sua unica ragione di vita, dopo che moglie e figlie, vent'anni fa, lo avevano abbandonato. Seduto su una sedia all'ombra di un albero che lui stesso ha piantato, quasi non curandosi della pioggia battente, ripercorre quella che lui chiama «la favola della mia vita». Dallo sbarco in Italia dagli Stati Uniti nel 1956, all'arrivo a Milano al seguito di Antony Queen nel 1961, alla sua routine, qui, nel cuore di Milano. Dove tutti hanno adottato questo americano di 72 anni, originario del Tennessee che tanto somiglia a Babbo Natale.
«Lo conosco da trent'anni sorride l'edicolante della via ‑. E' da me ogni glomo. Si siede qui accanto e chiacchiera con tutti».
Se lo chiami cantante, lui quasi si offende. «Sono un compositore ‑ sbuffa bonariamente ‑ un artista». Già, i suoi successi country, custoditi in vecchi vinili 45 giri, sono diventati un cd, messo a punto da Angelo, responsabile di un reparto dello store Fnac lì vicino. Una delle tante amicizie che Roye ha coltivato nei dintorni di via Torino. Passeggiare con lui nella zona è un'impresa. A ogni angolo c'è qualcuno che si ferma per salutarlo: commesse, avvocati in giacca e cravatta, semplici amici e compagni di chiacchierate. Gli odono il caffè, il pranzo, a volte qualcosa da bere, gli regalano i giornali, gli prestano il cellulare. Che gli serve, dice lui, per contattare le case discografiche. Vorrebbe scrivere ancora musica, comporla, cantare le decine di pezzi che ha creato negli anni, e, perché no, inciderli e farli ascoltare.
Ed è proprio parlandogli, toccando la corda giusta, che lui inizia a canticchiare. Prima timidamente, poi, una volta preso il la, a gran voce. E tra vecchi successi americani anni Sessanta risuona il ritornello di "Cinque minuti e poi" , testo «che ho scritto io, anche se tutti credono che sia di un altro». Vorrebbe inciderla insieme a Mina. E la canta. La canta con gli occhi lucidi dì un uomo che, alla sua età, ha ancora voglia di sognare.
«Pian piano risistemerò la mia casa ‑ alza le spalle con l'aria di chi nella vita ne ha viste tante ‑ I miei amici mi aiuteranno coi giornali, coi cd». I suoi amici gli esprimono solidarietà.
E quando gli si domanda se ha paura di essere sfrattato dal suo piccolo angolo nel cuore di Milano, allarga le braccia: E come possono mandarmi via? Sono qui da una vita». La pioggia continua a cadere, incessante. Forse, si porta via un po' di amarezza. «I'm singing in the raro ,Lee Roye - Tears (Nothing But Tears)», canta Roye.
Questa sera, al Tg3 regionale, ho appreso che Roy sta incidendo un disco con le sue canzoni^^
RispondiEliminaVorrei domandare, a chiunque sappia notizie concrete sulla fine della vicenda giudiziaria, aperta per denuncia di plagio da parte di Roye Lee, contro chi ha abusato di una sua opera, la cui musica gli è stata letteralmente scippata. Sarebbe bello sapere anche il destinatario o i destinatari di tale denuncia e comunque contro chi ha firmato e utilizzato illecitamente la musica della canzone ”Who’s gonna break your heart”, scritta e composta da Roye Lee, scippata per produrre la canzone “Cinque minuti e poi”, cantata da Maurizio Arcieri (ex New Dada), notissima per chi visse in quegli anni per l’enorme successo, facendo guadagnare illecitamente troppa gente, meno che al compositore reale della musica, che nel frattempo come tutti sappiamo, non ha potuto godere di una vita regolare, ma come un barbone.
RispondiEliminaQualunque risposta è gradita.
Distinti saluti.
Ignazio