venerdì 13 luglio 2007

LA PALESTRA DEL CIELO


Dal Secolo d’Italia


STORIA DEL PARACADUTISMO


Questo affascinante sport ha fatto passi da gigante nell'ultimo ventennio.Con l'avvento dell'”ala” e con i progressi nella tecnica della caduta libera si sono ottenuti risultati un tempo inconcepibili. I successi degli italiani



LA PALESTRA DEL CIELO


Tre medaglie per i nostri campioni nell'ultima competizione mondiale
ALDO GIORLEO


NELL’ULTIMO ventennio il paracadutismo ha fatto passi da gigante in tutto il mondo. L’avvento dei paracadute ad ala ha rivoluzionato questo affascinante sport: basti pensare che nelle gare di precisione in atterraggio il diametro del cerchio di bersaglio, che nel primo campionato mondiale di Bled era di cinquanta metri si è ridotto a soli tre centimetri e che molti paracadutisti riescono facilmente a centrarlo.
L’ala, basata sulla struttura multicellulare ideata dall'ingegnere canadese Domino Jalbert, funziona, anziché per resistenza della calotta all'aria come avviene nel paracadute tondo, per portanza da essa stessa generata. L’ala compie quindi un vero e proprio volo planato, simile a quello dell'aliante, e può essere manovrata mediante appositi comandi che permettono di ampliare o ridurre la velocità di discesa e, ciò che più conta, di compiere virate e frenate prima dell'atterraggio, che è di rigore affrontarlo controvento.
Le prime realizzazioni di ali plananti - Delta 2 Parawing e Volplane - furono appannaggio delle ditte americane Irvin e Pioneer. A questi modelli fecero seguito quelli della Para‑Flite (Paraplane, Paraplane Cloud, Strato Star, Silver Cloud), tuttora in uso assieme al Parafoil 252 e al Cirrus, particolarmente adatti all'attività agonistica. Per scopi militari, nei lanci sia con tecnica Halo (uscita dall'aereo ad alta quota con apertura dell'ala a quota bassa in modo da sfuggire all'attenzione dei nemico) sia con tecnica Haho (apertura ad alta quota e successivo volo planato che può raggiungere persino i 35 chilometri) vengono usati particolari tipi di equipaggiamento “tutto dietro”, vale a dire con il sacco custodia dell'emergenza fissato alle spalle del paracadutista insieme con quello della vela principale. I nostri incursori del reggimento "Col Moschin" inquadrato nella brigata “Folgore” e del Comsubin della marina sono e equipaggiati con l’Mt.1, mentre agli altri militari, che usano paracadute tondi ad apertura automatica è stato di recente assegnato in sostituzione del Cmp 55, l’Irvin. 80, poco ingombrante e abbastanza maneggevole.
Ma prescindere dall’avvento dell’ala, si è anche registrato un eccezionale affinamento delle tecniche di caduta libera, che ha portato a esibizioni un tempo inconcepibili e alla nascita anche in Italia accanto alle scuole nazionali dell’ANPd’I (Pavullo) e dell’Aero Club (Ampugnano), d’una serie di altre scuole, centri d’addestramento, club e accademie anche a gestione privata. Questo renderebbe necessario un maggiore coordinamento dell’attività paracadutistica, come va da tempo ammonendo un uomo che al paracadutismo ha dedicato, si può dire l’intera esistenza: il generale Valdimiro Rossi, già comandante della scuola di Pisa ed ex presidente dell’ANPd’I.
Alle gare di precisione e di stile (queste ultime consistono nell’esecuzione a paracadute chiuso di figure acrobatiche in varia sequenza) sono aggiunte quelle di lavoro relativo (Relative Work) praticate da quattro od otto paracadutisti che debbono eseguire in caduta libera determinate “composizioni” e quelle di canopy contact (C.R.W.) che prevedono un lavoro relativo a paracadute aperto in modo da formare svariate suggestive combinazioni geometriche. Le gare di precisione sono individuali quelle di stile possono essere individuali o di squadra (formata da quattro elementi più una riserva) e i loro risultati sommati, danno luogo a una classifica detta “di combinata”. Per accedere alle gare, bisogna essere in possesso di un'apposita licenza rilasciata dall’Aero Club d’Italia per delega della Federazione aeronautica internazionale.

Nei campionati mondiali le squadre italiane, pur non potendo reggere il confronto con i fortissimi russi, tedeschi, cecoslovacchi, statunitensi e, da ultimo, cinesi, sono comunque riuscite a ottenere, specie in anni recenti, onorevoli piazzamenti, grazie soprattutto alla partecipazione dei militari, che hanno maggiori possibilità di allenamento dei civili. I nomi dei paracadutisti del Centro Sportivo dell'Esercito ‑ capitano Paolo Bertolini, tenenti Paolo Filippini e Antonio Squadrone, sottufficiali Giuseppe Tresoldi, Giorgio Squadrone (fratello di Antonio), Michele Tedesco, Davide Boarino, Silvio Di Tecco, Nicola Longo e altri - ricorrono più volte nelle graduatorie nazionali e internazionali e nel medagliere delle competizioni mondiali tra squadre militari. E lo stesso dicasi per la squadra del Centro Sportivo Carabinieri, in cui svettavano i nomi dei vicebrigadieri Francesco Palumbo, Alessandro Ruggeri e Francesco Signoretti, dell’appuntato Thomas Angerer e del carabiniere Lorenzo Silvestri. Nel 1984 Di Tecco conquisto la medaglia d’oro nella precisione ai mondiali di Vichy ma per una banale distrazione (Il filo staccato a un anemometro) venne retrocesso al terzo posto; nel 1995 Ruggeri si aggiudicò il titolo di campione dei mondo nella precisione in atterraggio. Una notevole impresa fu la conquista, ai mondiali dei 1996 a Bekescaba, in Ungheria, di tre medaglie: oro nella precisione individuale (Filippini), argento nella precisione a squadre e bronzo nella combinata per nazioni. Altri successi italiani, l'argento nei mondiali di canopy a quattro svoltosi a Giava e infine l'assegnazione, ai cam­pionati mondiali di stile e di precisione tenutisi quest'anno a Vsar, in Croazia, di due medaglie d'oro nella precisione individuale e a squadre e della medaglia d'argento nella combinata. Il titolo nella precisione individuale è andato per la seconda volta a Fi1ippini che gareggiava insieme con Giorgio Squadrone, Tresoldi, Ruggeri e Palumbo. I militari s’erano aggiudicati quest’anno anche il campionato italiano, con l'exploit del carabiniere Girelli nello stile, seguito da Signoretti e Silvestri e del vicebrigadiere Ruggeri nella precisione individuale, seguito dai marescialli dell’esercito Tresoldi e Squadrone, mentre la combinata era andata a Ruggeri e la precisione a squadre sera conclusa con il primo posto al CSE, il secondo al Centro Sportivo Carabinieri e il terzo all’ANPd’I.
Nel campo femminile, dove per anni ha regnato la statunitense Cheryl Stearms, che ha all'attivo circa diecimila lanci ed è anche pilota d'aereo, si sono distinte Ornella Rosso nello stile, Sandra Rizzi e Anna Madinelli (soltanto omonima della compianta Pina) nella precisione. Tutte e tre si sono aggiudicate i titoli di campionesse nazionali e Anna ha conquistato un onorevole quarto posto nella precisione ai mondiali dei 1986. Sulla loro scia, si stanno facendo onore Marina Ugolini, campionessa di lavoro relativo; Carla Brighetti, protagonista di uno spettacolare lancio da.10.900 metri; Francesca Martuzzi; Antonella Tondi; Francesca Bersani; Silvia Guerreschi; Paola Fereola; Vanna Bazzi; Valeria Venturi.
Oltre alle discipline classiche, esistono altre specialità agonistiche, come il paratrekking (combinata di precisione in atterraggio e marcia di regolarità in montagna) il parasky (atterraggio sulla neve e gara di slalom, in cui eccellono gli italiani Gambirasio. Quagli,. Marchet, Gerda Amplats, Annamaria Bordini, Barbara Doga, Elisabetta Innocenti). Esiste anche una specialità per cosi dire alpina, inventata dall’istruttore dell’Aero Club di Mantova Maurizio Bambini, autore di uno dei pochi manuali di paracadutismo, il quale, Insieme con Hoffer e Maggiori, è atterrato sulla cima del monte Bianco dopo un lancio da 6.200 metri.
Dall’America è giunta anni fa la moda del free‑styIe una sorta di balletto aereo in cui si è specializzata in Italia Stefania Martinengo. Dall'America è arrivato anche il base juniper, che consiste nel lanciarsi dall'alto di una rupe in una vallata o dentro un canalone, col pericolo di schiantarsi contro le pareti rocciose. E Tilde Fanciulli non si è lasciata sfuggire l'occasione di provare il nuovo tipo di lancio, scendendo in caduta libera dalla vetta del Brenta.
Nella frenesia di fare, più che dello sport, del funambolismo, c'è ormai chi si lancia con una tavola da surf o con gli sci agganciati ai piedi, chi in sella a una bicicletta, chi addirittura dentro un'auto, evidentemente destinata alla rottamazione, e persino chi ‑ come ha fatto l'inglese Jan Ashpole nel cielo di Herefordshire ‑ affidandosi a un grappolo di palloncini gonfiati con l'elio e abbandonandoli uno alla volta per aprire il paracadute dopo una veloce discesa di 1.500 metri. Ma il lancio senza dubbio più folle resta quello compiuto nel 1965, presso Los Angeles, da Rod Pack, uno spericolato stuntman in cerca di pubblicità. Egli si gettò da 4.500 metri d'altezza senza paracadute e, dopo una caduta libera di 1.200 metri, riuscì a raggiungere un amico, Bob Allen, lanciatosi poco prima di lui, che gli passò il prezioso sacco custodia contenente il mezzo di salvataggio. Gli andò bene, anche se dovette provare una strizza tremenda. “Quando Bob mi diede il paracadute - ebbe a raccontare Rod Pack ad avventura felicemente conclusa - temetti per un istante di non farcela: il "pacco" fece infatti un balzo nell'aria sopra la mia testa e dovetti stringerlo con tutte le forze perché non mi sfuggisse. Riuscii a tenerlo e ad agganciarmelo addosso con fatica. Provai una sensazione di sollievo ... “.
Fin qui abbiamo detto di agonismo e di esibizionismo, ma bisogna aggiungere che c'è anche chi pratica l'attività lancistica soltanto per un'esigenza spirituale, per soddisfare la “sete d'aria” e sentirsi bene con se stesso. Se i “Falchi blu”, team acrobatico dell'Aeronautica militare, fanno fremere le folle con le loro evoluzioni, tra cui la famosa “bomba Pan”, non è detto che non si debbano apprezzare le discese con l'ala dei “paracadutisti della domenica” (tra questi spicca il generale Giuseppe Palumbo, che a 84 anni possiede l'agilità e l'entusiasmo d'un ventenne) o i lanci vincolati con paracadute tondo praticati da militari in congedo e dai giovani dell’ANPd’I desiderosi di acquisire l'abilitazione per poi magari servire la Patria nei reparti paracadutisti. E se tra questi giovani si trovano dei potenziali futuri campioni sportivi, tanto di guadagnato per il paracadutismo.

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