lunedì 14 maggio 2007

DONNE IN GRIGIOVERDE 13 maggio 2007 alla Piccola Caprera MN






Da Storia dei XX secolo 6 dicembre '96










DONNE


IN GRIGIOVERDE





Il Servizio Ausiliario Femminile della RSI

di Marino Viganò






In un'accurata ricostruzione storica, la nascita, l'organizzazione e la fine del SAF tra il 1944 e il 1945.


Il 20 aprile 1944 il «Corriere della Sera» e altri quotidiani della Repubblica Sociale Italiana sottolineano il fatto che donne «di ogni condizione sociale, di ogni età, di ogni regione d'Italia chiedono di essere artefici della riscossa nazionale». E segnalano fra i diversi provvedimenti adottati in Consiglio dei ministri l'approvazione di un Servizio ausiliario femminile che si affianchi alle forze armate della repubblica, perché «tante forze attive non vadano disperse e nella certezza che esse potranno dare un apporto tangibile alla ricostruzione della Nazione»1*.

Il testo del decreto esce sui giornali, decreto e regolamento verranno invece pubblicati sulla «Gazzetta Ufficiale» solo nell'agosto. La deliberazione sulla costituzione ufficiale del S.A.F. è avvenuta un paio di giorni prima, nel Consiglio dei ministri del 18 aprile, riunitosi ‑ scrivono gli stessi quotidiani ‑ «sotto la presidenza del Duce» per l'approvazione di diversi provvedimenti, tra i quali, su proposta del Partito.fascista repubblicano, lo «Schema di decreto che disciplina l'istituzione del "Servizio Ausiliario Femminile" nelle Forze Armate Repubblicane, nella Guardia Nazionale Repubblicana e in ogni altro settore interessante la difesa nazionale»2*.

Sia il decreto istitutivo del S.A.F (che in 12 articoli dà le basi di massima per l'organizzazione del servizio), sia il relativo regolamento di esecuzione (più dettagliato, articolato in 6 capi per complessivi 35 articoli, più 2 allegati), approvato con apposito decreto in articolo unico 3*, sono firmati da Mussolini e controfirmati dal ministro segretario del partito, Alessandro Pavolini, e dai membri competenti del governo neofascista: il comandante generale della Guardia nazionale repubblicana, Renato Ricci, e i ministri delle Finanze, Domenico Pellegrini‑Giampietro, delle Forze armate, Rodolfo Graziani, e della Giustizia, Piero Pisenti.

Tali documenti legislativi derivano dallo schema preparato a Torino dalla comandante di un primo nucleo ausiliario presso la G.N.R. confinaria, Anna Maria Bardia, dal commissario federale Giuseppe Solaro e dal capo della provincia Paolo Zerbino. Schema sottoposto a Mussolini già a fine marzo durante un'udienza a Villa Feltrinelli di Gargnano e comunicato quindi a Pavolini per la successiva elaborazione e presentazione 4*. Per questo motivo si è soliti scrivere che il 18 aprile 1944 segna la data di nascita del primo e ultimo caso di arruolamento di personale femminile nella storia delle forze armate italiane, e la data dell'annuale viene commemorata dal governo neofascista con cerimonie ufficiali il 18 aprile 1945.

La realtà è invece parecchio diversa, e già l'esistenza di quel primo nucleo di ausiliarie presso la G.N.R. confinaria a Torino‑Moncalieri ne è un segnale. La realtà è che il decreto del 18 aprile costituisce piuttosto una "sanatoria di un fatto compiuto di iniziative femminili locali (la «spontanea fioritura delle origini», come chiama questa fase in una sua memoria la vicecomandante generale del S.A.F. colonnello Cesaria Pancheri)5* "imposte" ai vertici del partito, e da questi alle forze armate e al governo. Iniziative periferiche, spontanee appunto, di donne che collaborano alla riapertura di federazioni e all'organizzazione della vita politica e dell'assistenza.

A Milano, ad esempio, secondo l'ausiliaria Maria Pavignano, appena dopo la costituzione del Fascio repubblicano il 16 settembre 1943 «erano sorti non meno di quattro gruppi di donne che volevano combattere», e alcune si erano presentate a «ufficiali tedeschi e italiani per vedere di farsi ammettere nei reparti»6*. Il che spiegherebbe anche la rapidità dell'arruolamento di personale femminile nel fascismo ambrosiano, annunziato il 9 febbraio 1944 nel «Corriere milanese» come organizzazione di «gruppi di donne di sana costituzione, dai 20 ai 40 anni, che non abbiano figli inferiori ai 14 anni e che vogliano servire nel modo migliore la Patria in armi»7*.

Pochi giorni dopo, il 13 febbraio, anche la Federazione neofascista di Torino comunica d'essersi indirizzata in questo senso, con l'aggregazione di un reparto «ausiliario» femminile alla G.N.R. confinaria con «immediatezza che ha dato ancora una volta alle donne torinesi il privilegio di essere all'avanguardia del movimento di riscossa nazionale»: «Già oggi», si legge sul giornale, «cinquanta donne sono state assunte dai servizi ausiliari della Confinaria. Primo nucleo formato in maggioranza da universitarie e da operaie. Con alto spirito patriottico, le universitarie, tra cui alcune laureate, assolveranno i vari compiti loro assegnati, tra cui non pochi sono i lavori pesanti. E’a buon punto la formazione, per il momento, di cinque squadre per l'assistenza in linea. Queste volontarie saranno equiparate in tutto ai militari, con eguali diritti e doveri»8*.

Anche a Venezia secondo il «Gazzettino» del 1 marzo «accorrono» donne «chiamate dai Fasci femminili»9*, e si commenta: «Ia nostra gioventù femminile ha un sol cuore», dato che «arruolarsi nelle squadre di pronto soccorso del G.U.F è non soltanto un dovere, ma un bisogno spontaneo irresistibile, per queste non degeneri figlie di nostra gente»10*. Notizie che, pur nella loro frammentarietà, dimostrano come prima del decreto del 18 aprile e nel giro di poche settimane l'idea d'un servizio ausiliario femminile riscuota un incoraggiante successo, sebbene ancora a livello provinciale e senza dipendenza da direttive "nazionali". Sottolinea anche Dante Ciabatti, all'epoca ufficiale d'ordinanza del comandante generale della G.N.R., che «Renato Ricci aveva già autorizzato il generale Romegialli, comandante della G.N.R. confinaria, ad assumere personale femminile, presso il Comando a Moncalieri, nel dicembre 1943» e «il decreto per la costituzione del S.A.F è del 18 aprile 1944 ma l'inizio del corso O.N.B. per la G.N.R. a Noventa Vicentina è anteriore alla data stessa»11*

Nel frattempo, anche reparti autonomi delle forze armate repubblicane danno vita ‑ sempre in forma del tutto spontanea ‑ a loro servizi ausiliari, nettamente distinti da quelli del partito. Il Servizio ausiliario della Decima Mas è il primo e prende l'avvio a Roma il I' marzo 1944 coordinato da Fede Arnaud, che ricorda: «Il primo reclutamento venne fatto a Roma, sia perché era la zona dove più facilmente sarebbero stati reclutati gli elementi idonei in quel momento, solo per il fatto che li si conosceva, non per altro, perché c'erano in tutte le regioni italiane indubbiamente delle persone idonee a questo servizio, ma poi perché si sarebbe fatta immediata esperienza di assistenza a un reparto in armi»12*.

Poco alla volta, anche gli organi ufficiali prendono atto della mobilitazione femminile e il «Corriere», nel resoconto «Stefani» del Direttorio del PFR. del 1 marzo a Brescia, tratteggia per la prima volta i campi d'azione del Servizio «coi suoi tre rami di assistenza infermieristica negli ospedali, di cooperazione provinciale nei servizi civili e in quelli militari ausiliari di organizzazione dei posti mobili di ristoro nell'immediato retrofronte»13*. Ancora una settimana e una relazione a Mussolini dell'ispettrice nazionale dei Gruppi fascisti repubblicani femminili, Licia Abruzzese, o del presidente nazionale dei Gruppi d'azione giovanile «Onore e Combattimento», Giulio Gai, nel sottolineare la necessità di «stimolare ogni iniziativa» meglio se «dal. basso che dall'alto», ma con «il concorso e il consenso dello Stato», si preoccupa della «coordinazione di queste forze» e suggerisce un programma di massima per l'istituzionalizzazione del servizio e del comando:

Allo scopo sarebbe opportuno stabilire immediati contatti con i vari reparti militari per conoscere più precisamente in quali specialità le donne potrebbero sostituire uomini validi alle armi, facendo al tempo stesso particolare menzione delle iniziative che già sono sorte. Determinate così le specialità utili, si dovrebbero fissare per ciascuna di esse una località dove i nuclei di volontarie già pronte e addestrate nelle singole città in collaborazione con i Comandi provinciali locali o perfezionate in corsi celeri riprendendo attività già in uso, passerebbero un brevissimo periodo (una settimana) di severissima prova, che selezioni gli elementi per capacità e disciplina. Nel frattempo si invierebbe una circolare a tutte le Federazioni per autorizzare il concretamento delle varie iniziative (poiché i contatti personalmente presi con qualche federazione mi hanno rivelato che si aspettano solo ordini e autorizzazioni dal Centro) consigliando a prendere diretti contatti con i Comandi Provinciali, autorizzando sin da principio l'acquisto, per quanto possibile, del materiale necessario all'equipaggiamento e la costituzione di un laboratorio. Del tutto mandare poi una precisa relazione a questo Ispettorato. Compito di quest'ultimo sarebbe precisamente quello di stabilire e mantenere i collegamenti con i reparti‑scuola dove avverrebbe la prova definitiva delle volontarie, fornire il materiale necessario alle Federazioni che non potessero provvedere da sé, dare istruzione per la formazione di nuclei, dove fosse necessario supplire alla insufficiente iniziativa. Si concilierebbe in questo modo la libertà per quanto formale, di iniziativa, ordinamento e direzione da parte dei Centri Federali (e quindi un più entusiastico e concreto contributo), con il controtlo effettivo che il Partito effettuerebbe a mezzo dell'Ispettorato14*.

Nel frattempo la segreteria militare del PFR. si è già mossa in questa direzione, e la proposta del partito esce lo stesso 10 marzo sui giornali, sotto forma di un comunicato che, prima ancora di una deliberazione in sede di Consiglio dei ministri, detta le direttive del costituendo S.A.F: ne possono far parte «le donne iscritte o no al Partito, purché diano sicure garanzie di fede patriottica, abbiano età dai 18 ai 40 anni, siano di sana e robusta costituzione fisica e abbiano provata capacità tecnica per le mansioni che intendono svolgere». Tre sono i rami di attività: «assistenza infermieristica negli ospedali militari; collaborazione nei Comandi regionali e provinciali militari e nelle caserme, per quanto riguarda la propaganda i lavori di ufficio e di fatica; posti mobili di ristoro, per truppe operanti, da organizzarsi nell'immediato retrofronte». Saranno preferite «coloro che conoscano il tedesco, sappiano guidare automezzi, siano infermiere»15*.

Una circolare del 13 marzo a firma dell'ispettrice provinciale di Como dei Gruppi fascisti repubblicani femminili, Teresita Saldarini, nel riprodurre il comunicato ne mostra la rapidità di ricezione alla periferia, con l'istruzione di «darne la massima diffusione fra i Gruppi Femminili costituiti» e con un'aggiunta: «Ricordo che possono aderire donne iscritte e no al Partito purché diano sicura garanzia di fede patriottica ed abbiano requisiti precisati nel comunicato»16. Terminata l'indagine del «centro>~ sulle iniziative spontanee locali, con una comunicazione diretta «alla sezione femminile di tutte le Federazioni», l'Ispettorato agli arruolamenti (come ancora viene definito l'ufficio di coordinamento del servizio) chiede «in accordo con il Segretario del Partito e il Capo di S.M. Maresciallo Graziani» di conoscere i progetti di reclutamento e d'impiego di donne elaborati in periferia, e, con una procedura ormai collaudata per uniformare l'azione delle federazioni, dirama direttive valide per tutte le province:

Si autorizza pertanto a compiere tutti i passi necessari per la realizzazione dei reparti femminili specializzati (esempio: contatti con i Comandi Provinciali Militari i quali concorreranno con l'esperienza all'organizzazione e all'addestramento Ripresa di corsi di perfezionamento già in uso per marconiste, infermiere ecc. Ricerche per acquisto di materiale necessario all'equipaggiamento: panno grigioverde, tela impermeabile, maglioni neri, tela grigioverde, scarponcini ecc. ‑ Costituzione di un laboratorio ‑ Il modello della divisa sarà inviato dal Centro). In base alle proposte saranno individuate e determinate le specialità e per ciascuna di esse verràjissata una sede dove le specializzate passeranno un breve periodo di severissima prova. ‑ Le volontarie saranno distinte in tre categorie [ ... ] che corrisponderanno agli effetti del trattamento economico ai sottufficiali per la I e II categoria, agli ufficiali subalterni per la III. Le volontarie saranno organizzate in reparti secondo le specialità: ogni reparto in nuclei, ciascuno dei quali costituirà una unità atta ad assolvere completamente un determinato servizio. Per ogni nucleo la volontaria che per titolo di studio, capacità, ascendente si distinguerà naturalmente dalle compagne avrà l'incarico di tenere i collegamenti col comando per ogni eventuale necessità. Qui una segretaria di comando accoglierà le relazioni facendo capo al Comando Militare stesso o a questo Ispettorato. Nessuna distinzione esteriore differenzierà le volontarie per categoiia all'infuori del diverso colore di un distintivo sul quale risalterà il motto «Italia»17.

Da quel momento è tutto un rincorrersi di provvedimenti, di notizie, d'avvisi che mostrano quasi un'ansia di arrivar presto a mettere finalmente in moto il progettato servizio ausiliario. Così, a seguito dell'accelerazione impressa dalla segreteria militare del P.F.R., si mobilita anzitutto l'Ispettorato nazionale dei Fasci femminili con un lungo articolo sul quotidiano di Brescia a firma dell'ispettrice che, tra le righe della cronaca, preannunzia l'emanazione di un decreto favorevole alle donne che desiderino arruolarsi e che «se già occupate», «potranno egualmente essere ammesse al Servizio e godranno dei benefici già previsti per i richiamati alle armi, sia per la conservazione del posto sia per il trattamento economico»18*. poi, ancora nell'assenza del decreto, i limiti dell'arruolamento di personale femminile e le specialità richieste sono ribaditi «a scanso di equivoci» nella rubrica «Corriere milanese» dal quotidiano lombardo del 12 aprile, nel riquadro riservato al notiziario della Federazione provinciale 19*.

Passo a passo si arriva cosi alla "sanatoria" del decreto del 18 aprile 1944. Letti in quest'ottica, la mobilitazione femminile nel febbraio‑marzo del '44 e l'istituzione del S.AF. non sono affatto iniziative isolate, ma rientrano anche cronologicamente – nelle diverse forme del volontarismo nel PFR. che caratterizzano il difficile momento politico militare: istituzione delle Squadre federali fasciste di polizia il 5 novembre 1943 20*; apertura di centri d'arruolamento di volontari presso le federazioni a fine gennaio del '44 21*; inaugurazione dei Gruppi d'azione giovanile «Onore e Combattimento» il 16 febbraio '4422 ; costituzione di «Compagnie della Morte» alla metà dello stesso febbraio23* e del Corpo ausiliario delle squadre d'azione di Camicie Nere ‑ le cosiddette Brigate Nere ‑ il 25 giugno24*. Una conferma di Ciabatti, ufficiale d'ordinanza di Ricci: «Pavolini agiva nel quadro di una progressiva militarizzazione del partito come si evidenzierà successivamente. Non mi risulta che il maresciallo Graziani abbia avuto una parte significativa nella realizzazione del progetto S.A.E»25*.

Le norme di base della vita del S.A.F. vanno ricercate, in linea di massima, nei decreti dell'aprile '44. Eccole, in sintesi. Anzitutto, il Servizio ausiliario non è un organo permanente delle forze armate, ma, per il decreto istitutivo, «ha carattere temporaneo e solo per la durata dell'attuale stato di guerra»: non viene contemplata perciò l'introduzione tout court di donne nell'Esercito, ma col provvedimento straordinario si fa fronte ad un'esigenza limitata nel tempo. In secondo luogo, sebbene le volontarie siano distaccate presso comandi dell'Esercito e della G.N.R., il S.A.F. rimane un'emanazione del partito, presso la cui Direzione è costituito il Comando generale, come più tardi lo sarà il Comando di un altro corpo ausiliario, quello delle Brigate Nere: il momento del passaggio ai comandi militari si verifica solo una volta concluso l'addestramento.

Terza caratteristica, le ausiliarie, a norma di regolamento, sono adibite a «servizi sussidiari», non operativi, nelle forze armate, e dunque ‑ sempre di norma non portano armi. Anche qui, in ogni caso, si registrano eccezioni: «Collateralmente all'attività del S.A.F.», spiega il tenente Lucrezia Pollio, «ha funzionato in via assolutamente autonoma il reparto ausiliario della Marina militare operante con il battaglione Barbarigo (Xa M.A.S.). Di questo reparto fu comandante Fede Arnaud. Questo reparto era armato»26*. E la vicecomandante generale Cesaria Pancheri scrive nel le sue memorie:

Il federale di Piacenza aveva un nucleo di ausiliarie armate e in divisa maschile. Ogni rimostranza del Comando urtava contro una muraglia di indifferenza. Fu il comando di piazza tedesco che, spontaneamente, richiamò il federale alle leggi che regolavano l'arruolamento del S.A., invitandolo a conformarsi ad esse. E allora con decisione eroica egli spedì un gruppo di queste ragazze al Centro di addestramento perché ricevessero il crisma ufficiale. Ma la disciplina che richiedeva la rinunzia della volontà e che inquadrava ogni ausiliaria nei ranghi non era fatta per l'esaltazione di adolescenti sviate da un'avventura di guerra. Ritornarono, com'erano arrivate, irregolari e scomunicate 27*.

Inoltre, con la creazione di corpi «speciali» come le «Volpi argentate», donne armate e in uniforme entrano a far parte di compagnie volontarie «al fronte» e di servizi informativi che sfuggono al controllo del partito e dei ministeri delle Forze armate e degli Interni. Come conseguenza, con circolare del giugno '44 diretta a diversi comandi federali e in particolare «Al Comando 20° Regg.to d'assalto "Volontari della Morte"»

e «Al Comando Servizi Ausiliari Femminili», il capo della segreteria militare del P.F.R., colonnello Giovanni Battista Riggio, deve richiamare l'attenzione al divieto di «arruolamento di donne per le Compagnie della Morte o per altri reparti armati» con ordine di «rientro alle proprie residenze di tutto il personale femminile eventualmente arruolato ed in servizio presso il 2° Reggimento d'Assalto 'Volontari della Morte"»28*.

Quarto punto, il Comando generale del S.A.F. ‑ nato dalla trasformazione dell'iniziale «Ispettorato di arruolamento»29* ‑ è alle dirette dipendenze del segretario del PFR., cui competono la nomina della comandante generale in accordo col ministro delle Forze armate e col comandante della G.N.R., e che solo può sanzionare le nomine disposte dalla comandante generale sino al grado di comandante provinciale. Comandante del S.A.F. ‑ con funzioni di comando equiparate al grado di generale ‑ è nominata la contessa toscana Piera Gatteschi Fondelli, amica della famiglia Pavolini e già fiduciaria del Fascio dell'Urbe. La relativa circolare «Alle Reggenti dei Gruppi Femminili e per conoscenza Ai Commissari Federali ‑ Ai Capi Provincia» è della metà di maggio, il segretario del partito vi sollecita per ogni provincia «la nomina della Comandante Provinciale» dietro «proposta della Reggente i Gruppi Femminili, d'intesa col Commissario Federale», e conclude: «Il Comando dei Servizi Ausiliari ha sede a Venezia, Cà Littoria»30*. Avviati dunque gli arruolamenti spontanei e solo in seguito delineati per legge inquadramento e compiti del S.A.F., il Partito fascista repubblicano impiega ancora un paio di mesi, tra marzo e aprile del '44, a mettere in piedi l'apparato necessario all'organizzazione dei corsi nazionali di istruzione per le allieve ausiliarie e il Comando generale. Prima tappa, le circolari del segretario nazionale del PFR. che, anticipando sempre i decreti sul S.A.F., delimitano l'ambito entro cui si muoverà il servizio preannunziato dai giornali e ne delineano certe caratteristiche. E’ il caso, ad esempio, di un dettagliato documento indirizzato da Pavolini a fine marzo «Alle Reggenti dei Gruppi Femminili del Partito Fascista Repubblicano e per conoscenza Ai Commissari Federali Ai Capi delle Provincie».

Vi si legge che «il Servizio è un'emanazione del Movimento Femminile Fascista Repubblicano», il «Partito assume la responsabilità politica degli elementi destinati al Servizio e cura gli accertamenti circa la idoneità tecnica per i lavori cui le donne saranno singolarmente destinate», «in ogni Provincia, funzionerà una Commissione composta di tre donne fasciste (che potrà essere eventualmente la stessa incaricata di esaminare le domande di adesione al Partito), la quale, per le non iscritte, raccoglierà nel modo più opportuno gli elementi di giudizio per stabilire se le aspiranti abbiano o meno i requisiti di patriottismo e di moralità indispensabili», «le camerate per i Posti Mobili di Ristoro debbono essere iscritte al Partito», «per i servizi di propaganda bisognerà fare una scelta accurata fra donne preferibilmente iscritte al Partito, di grande fede, possibilmente laureate o studentesse universitarie, o che, comunque, abbiano dimostrato speciali attitudini e cultura». Dunque connotazione politica del S.A.F.31*.

Il Comando generale si articola su quattro raggruppamenti: dei posti di ristoro; dei servizi ospedalieri;dei servizi territoriali; dei servizi contraerei; nelle province, è il Co­mando provinciale ad essere strutturato su quattro gruppi che corrispondono perfettamente ai raggruppamenti. Per la gerarchia e l'organigramma del Comando generale del S.A.F., il tenente Pol­lio ricorda «una comandante ge­nerale, vice comandante generale, comandante dei Servizi ammini­strativi, comandante Organizza­zione ed assegnazione delle ausiliarie ai reparti, comandante Ser­vizi logistici e approvvigionamenti, comandante Servizi stampa, propaganda e informazioni, comandanti dei Corsi di addestramento», nelle province «comandanti provinciali, ausiliarie scelte, ausiliarie». Sui criteri di scelta delle ausiliarie: «Le prime componenti il Comando generale furono cooptate. Alcune altre componenti provennero dai Corsi di addestramento. Tutte le comandanti provinciali, ausiliarie scelte ed ausiliarie provennero dai corsi di addestramento». Sui compiti del Comando generale:

Circa le funzioni del Comando Generale, questo provvedeva: al classificazione dei corsi nazionali di addestramento e loro pro grammi; all'esame degli elenchi delle neo‑arruolate per verificarne l'idoneità al servizio e attività che avrebbero dovuto svolgeré (non era ammessa la permanenza ai corsi e di conseguenza 1a permanenza nel S.A.F. di elementi dal cui certificato penale. risultassero condanne per reati infamanti, o di cui per comportamento e provenienza si avessero fondati motivi per considerarli elementi infiltrati); provvedeva alla nomina, trasferimento o revoca delle comandanti provinciali e delle capo reparto dei nuclei assegnati a caserme (servizi amministrativi, servizio medico‑sanitario, servizio magazzino, servizio mense, servizi di pulizia ecc.); alla scelta ed assegnazione di ausiliarie da dislocare presso i comandi militari, Presidenza del consiglio o altro ufficio di particolare rilevanza; provvedeva altresì alle assegnazioni dei gradi ed alle promozioni da un grado a quello superiore; dava disposizioni di carattere disciplinare e ne controllava, con frequenti ispezioni, l'applicazione. Inoltre, approvava ovviamente l'organizzazione e il programma dei corsi nazionali di addestramento. Nei casi di particolari atti di abnegazione o addirittura di eroismo, provvedeva alla segnalazione del nominativo e richiesta della correlativa menzione speciale o decorazione. Infine, la comandante generale partecipava alle riunioni dei comandi militari per questioni attinenti alla situazione generale o a particolari interventi32*.

Munito di propria uniforme, distintivi33* e «funzioni di comando» (trasformate peraltro subito in gradi), il Servizio ausiliario è dunque costituito in tutto e per tutto ‑ salvo l'armamento ‑ sul modello dei reparti maschili, tanto negli uffici e servizi, quanto nell'inquadramento e nella disciplina: «le ausiliarie erano considerate praticamente come soldati, con soggezione al codice militare, con un libretto militare, con i vari gradi», tiene a specificare la vicecomandante Pancheri34*. Dal mese di maggio del '44 il Comando generale di Venezia dà il via ai corsi di addestramento delle allieve ausiliarie del partito con il coordinamento fra Ispettorato nazionale dei Gruppi fascisti repubblicani femminili ‑ ministero delle Forze armate ‑ Comando generale del S.A.F., come ricostruisce Fulvia Giuliani:

La Direzione del Partito prese dunque gli accordi col Ministero della Guerra e stabilì ben presto, con decreto 19 aprile '44, il primo corso Nazionale «Italia» per Comandanti Prov. e Uff. Ausiliarie. Vi potevano essere accolte donne in possesso di un Diploma di Scuola media superiore. Il corso ebbe inizio a Venezia il 1 maggio. Ad esso vennero ammesse a partecipare con un diploma di scuola media inferiore anche un piccolo gruppo di ragazze che, non avendo il titolo di studio richiesto, tanto supplicarono e tanto insistettero che vennero accolte e ne uscirono poi col grado di sott'ufficiale, ma l'episodio restò sporadico ed eccezionale. Seguirono al I Corso Nazionale altri tre corsi: il «Roma», «Brigate Nere» e «Giovinezza»; questi ultimi successivamente, insieme al Comando Generale, si trasferirono a Como. Contemporaneamente ai corsi nazionali, si aprirono gli arruolamenti che, come si disse, videro accorrere al richiamo veramente il fiore della gioventù femminile dell’Alta Italia. Gli arruolamenti si accettavano a seconda del titolo di studio, delle capacità professionali o tecniche delle presentate: si ebbero così le telegrafiste, le telefoniste, le addette stampa, le infermiere (queste ultime seguirono corsi di perfezionamento organizzati in accordo con la Croce Rossa) vi furono le addette alle cucine, ai servizi di caserma, le scritturali ecc. ecc. Contemporaneamente la G.I.L., per le proprie iscritte di età inferiore ai ventun anni, preparava dei Corsi di Ausiliarie anche essi assai affollati. In breve tempo, con una precisione che ebbe del miracoloso, tutto un complesso servizio, che per la delicatezza e l'importanza stessa che assumeva, richiedeva personale provato esperto e selezionato moralmente e fisicamente, fu in condizione di iniziare a fianco dei combattenti la decisiva battaglia nel nome d'Italia. Già dal marzo 1944 si era costituito presso i Comando X Flottiglia M.AS. i Servizio Ausiliario Femminile «Decima» destinato a restare, per il suo programma qualitativo e non quantitativo, un corpo scelto35*.

Un aspetto non secondario dei corsi è il criterio di scelta delle comandanti: si tratta in genere di personale femminile già sperimentato nei programmi di istruzione dell'Opera Balilla e della Gioventù Italiana del Littorio mentre altro personale è tratto dai quadri delle fiduciarie provinciali dei Gruppi fascisti repubblicani femminili. Il 27 luglio '44 la comandante generale Piera Gatteschi sottopone a Mussolini una relazione che ‑ tra i consueti accenti retorici ‑ tira le somme dei primi tre mesi d'attività del Comando generale di Venezia. Vi registra la conclusione di «due corsi di addestramento a Venezia (di cui uno in atto) per 416 ausiliarie», due corsi dell'Opera Balilla a Noventa Vicentina e a Castiglione Olona «per 600 ausiliarie», per un totale di «1.016 ausiliarie, di cui 481 già in servizio presso i Comandi militari ed i Posti di Ristoro e 535 in via di ultimare l'addestramento». Annunzia infine che «un nuovo Centro di Addestramento sarà costituito a Como» e dà le cifre del reclutamento nel servizio: «domande di arruolamento (fino al 31.5.44) n. 5.771. Addestrate nei vari centri 481. In addestramento 526. In servizio (provenienti dai Centri di Addestramento) 481. In servizio precedentemente al d. 18.4.44 e destinate ad essere inquadrate 202»36*.

Verso la metà di settembre il Comando generale del S.A F. del partito viene trasferito a Como. «La scelta», ricorda la vicecomandante Pancheri, «è stata dovuta all'andar via da Venezia, e per la vicinanza di Corno a Milano ed al Garda, ove si muovevano il partito ed il governo: a Milano c'era Pavolini, a Gargnano c'era Mussolini, quindi era più facile l'accesso alle autorità. Forse ha contribuito anche una maggior sicurezza dai bombardamenti»37*. Precisa il tenente Pollio come «progredendo l'occupazione alleata e temendosi uno sbarco contemporaneamente sulla costa dalmata ed a Chioggia, il Comando generale venne trasferito a Como e fissò il proprio accantonamento in via Zezio 6 presso un istituto di suore. Gli uffici del Comando generale furono invece organizzati in una villetta del lungolago»38*.

Il 28 ottobre, nel ventiduesimo annuale della marcia su Roma, in un nuovo rapporto a Mussolini la comandante generale dà il polso della situazione dopo l'apertura del centro lariano d'addestramento e l'avvio delle istruite alle zone d'impiego: vi sarebbero «5.500 volontarie in addestramento» ormai «pronte a giurare, nel nome dell'Italia, fedeltà alla Repubblica», mentre la forza conterebbe «Ausiliarie in servizio nell'esercito, nella G.NR. e Brigate Nere n° 1.237. Corsi di addestramento n° 6. Volontarie in addestramento n° 5.550. Corsi provinciali di addestramento n° 22»39*. Agli inizi del '45, gli orga nici s'ampliano a tal punto che l'accantonamento di via Zezio si rivela insufficiente alle attività del Comando generale, e la comandante Gatteschi reclama presso il capo della provincia maggior disponibilità di locali40*: segue il distaccamento di parte degli uffici in una palazzina di via Dante41*. Così la vita del Comando generale finisce con l'intersecarsi con quella della città di Como, tanto più in quanto le ausiliarie compaiono alle cerimonie ufficiali e alla presenza della popolazione comasca giurano fedeltà alla R.S.I. alla fine d'ogni corso, ricevendo i simboli del volontarismo: le fiamme di combattimento e i gladi da bavero. Lultima cerimonia coincide con il primo annuale del servizio, come ricorda Cesaria Pancheri:

Il 18 aprile 1945, anniversario del Centro, [Pavolini] venne a presenziare al giuramento del corso, vi era un senso di inquietudine per l'iniziata offensiva angloamericana. La speranza crollava nei cuori. I bollettini di guerra dal fronte germanico mascheravano male la tragica situazione. Pur nella certezza del disastro, una punta di umorismo scaturiva dalla riflessione. Una propaganda assurda continuava a proclamare la certezza nella vittoria. Grandi manifesti tappezzavano i muri ed un orologio gigantesco segnava l'ora «X». Ormai sapevamo che era la nostra ora, quella che sarebbe, scoccata. Molti ancora attendevano non so quale miracolo. Per il 18 aprile le città della repub blica videro anche i nostri manifesti fiorire sui muri delle case. Raffiguravano tre ausiliarie Croce Rossa, Esercito, Brigate Nere. Nel manifesto, forse per,caso, il disegnatore aveva dato al volto delle tre ragazze un non so che di tragico, come se su esse incombesse un senso di angosciosa attesa. Non era più l'ausiliaria ridente, che nel manifesto > dell'anno prima agitava una bandiera, come una promessa. Ora, le tre volontarie sembravano offrirsi ad un destino di sconfitta. Il Comando era infesta. Al mattino il vescovo di Como aveva celebrato la Messa da campo in un silenzio commosso,rotto dagli squilli del trombettiere. Pavolini venne per il giuramento Quando appuntò i gradi sulla,divisa, vidi che aveva gli occhi pieni di lagrime. Parlò alle ragazze, aveva scritto anche un articolo per il nostro giornale. Visitò l'accantonamento e gli uffici. Davanti agli schedari sostò un attimo e disse piano: «Bruci,tutto». La visita continuò,ma il senso della fine ingigantiva Ricevette le autorità politiche fino all'ora del rancio. C'erano Gray Porta e molti ufficiali. [ ... 1 Dopo il rancio partì per la Valtellina e disse di telefonare il comunicato stampa della cerimonia alla sua segretaria. Poche ore dopo telefonò dalla Valtellina di sospendere la pubblicazione. Evidentemente riteneva che fosse meglio non richiamare l'attenzione sul S.A. I tempi stringevano42*.

La fine per il Comando generale del S.AF. arriva la notte del 25 aprile 1945, tornate a Como la comandante Piera Gatteschi e la vicecomandante Cesaria Pancheri da Milano, dove hanno incontrato Mussolini nel cortile della sede del partito al momento in cui sta per recarsi in arcivescovado per il colloquio con i membri del C.L.N.A.I.: «salutò la comandante con una stretta di mano, ebbe un sorriso stanco, disse: "Come state?"», scrive la Pancheri. Tenute all'oscuro delle decisioni sul ripiegamento prese dal Direttorio nazionale del PFR. il 3 aprile '45 per disposizione di Pavolini, secondo il quale includendo le dirigenti femminili «si snaturerebbe un poco la fisionomia schiettamente politica del Direttorio»43*, le comandanti devono seguire quanto detta loro il buonsenso. Radunano le ausiliarie ancora in sede per le assegnazioni di denaro disposte dal partito nel caso di disfatta (le famose «sei mensilità anticipate», distribuite ad alcuni reparti dall'amministratore del PFR. Stefano Burnelli) e per l'ultimosaluto alla bandiera
Arrivammo a Como. Il federale Porta non pensava più alla possibilità di un arrivo isolato. La comandante chiese un corpo di guardia da distaccare all'accantonamento per la notte. C'erano ormai poche ausiliarie, ma era opportuno prendere precauzioni anche eccessive. Non sembrava possibile che tutto dovesse sparire inghiottito da un caos fatto di terrore e di vuoto. Il tragico consisteva nel non sapere cosa fare. Alla Federazione bruciavano tutti gli incartamenti. La comandante diede disposizioni perché ogni ausiliaria ancora presente avesse un'assegnazione di viveri e gli assegni mensili. Tutte o quasi affermavano di aver trovato un alloggio provvisorio. Del resto anche noi eravamo allo sbaraglio; a nessuno avremmo osato chiedere ospitalità. Forse rimaneva un residuo di speranza, un istinto portava a credere ancora negli uomini che avevano condotto la guerra e retto le sorti della repubblica. La ragione però era senza illusioni, aveva la lucida percezione della fine. Era notte quando in bicicletta arrivarono l'autista e il milite. Erano sfuqgiti per miracolo alla cattura, erano stati picchiati, avevano dovuto abbandonare la macchina per un guasto. Nel cortile ci fu l'ultima adunata. Un'ausiliaria reggeva la bandiera del corpo, la comandante parlò senza illusioni, risuonò nel cortile semivuoto il saluto «Italia Italia Italia»44*.

Poi per ogni ausiliaria la storia dello scioglimento del S.A.F. si trasforma in vicenda individuale, non senza le uccisioni sommarie che sempre la fine di una guerra civile comporta, e le violenze gratuite che invece nessuna guerra giustifica.








PREGHIERA DELL'AUSILIARIA

Signore del Cielo e della Terra,
accogli l'umile, ardente preghiera
di noi, donne italiane,
che sopra gli affetti più cari,
poniamo Te, o Signore, e la Patria.
Benedici le nostre case lontane,
benedici il lavoro delle nostre giornate,
accogli, come offerta di redenzione
per la Patria tradita,
il sangue degli eroi, dei martiri,
il pianto delle madri private dei figli
il singhiozzante grido dei bimbi
privati delle madri
per la ferocia nemica.
Fa, o Signore, che la resurrezione
della Patria sia vicina,
concedi la vittoria.
Benedici sul mare d'Italia,
sulle terre insanguinate ed oppresse,
su tutti i cieli, la bandiera repubblicana,
libera, potente, sicura.
Benedici i nostri morti in noi sempre vivi,
che levano verso Te, su in alto,
la bandiera d'Italia,
che mai sarà ammainata.
Conservaci il Duce.
Benedici.














NOTE

1 Il Consiglio dei Ministri, in: «Corriere della Sera» [Milano] LXIX, giovedì 20 aprite 1944‑XXII,n. 95.
2 importanti deliberazioni del consiglio dei ministri […] istituzione delle consulte comunali elettive e del servizio ausiliario femminile, in la “Stampa” [Torino] LXXXVIII, giovedì 20 aprile 1944-XXII, n.111.
3 «Gazzetta Ufficiale» [Brescia], LXXXIV, martedì 1 agosto 1944-XXII, n. 178. Decreto legislativo del Duce 18 aprile 1944‑XXII, n. 447. istituzione del servizio ausiliario femminile, e: Decreto legislativo dei Duce 19 aprile 1944‑XXII, n. 448. Approvazione dei regolamento dei servizio ausiliario femminile.
4 Testimonianza all'autore di Anna Maria Bardia (n. Tripoli 1919), Torino, 3 aprile 1994.
5 Archivio privato Cesaria Pancheri (Trento). Memoria sul S.A.F., ora in: M. Viganò, Donne in grigioverde. Il Comando generale del Servizio ausiliario femminile della Repubblica Sociale Italiana nei documenti e nelle testimonianze (VenezialComo 1944~1945), Roma, Settimo Sigillo, 1995, pp. 107‑214, qui p. 154.
6 M. Pavignano, Ausiliarie in marcia, in: «Sveglia! Bisettimanale per i soldati italiani e le loro famiglie» [Milano] 1, 3 dicembre. 1944‑XX1111, n. 53.
7 Reclutamento di donne alla Federazione del P.F.R., in: «Corriere della Sera» [Milano] LXIX, mercoledì 9 febbraio 1944‑XXii, n. 34.
8 Le donne per la riscossa nazionale. Un reparto ausiliario di universitarie e operaie. Un gruppo di volontarie aggregato alla Confinaria e cinque squadre per l'assistenza in linea, in: «La Stampa» [Torino] LXV111, domenica 13 febbraio 1944‑XXII, n. 44
9 Donne italiane, in; «Il Gazzettino» [Venezia] LVII, mercoledì 11 marzo 1944~XXll, n. 52.
10 Gioventù nostra, in: Al Gazzettino» [Venezia] LVII, domenica 5 marzo 1944‑XXII, n. 56
11 Testimonianza all'autore di Dante Gabatti (n. Grosseto 14/6/1922 m. Grosseto 17/12/1995), Grosseto, 17 maggio 1994.
12 Archivio privato Carlo Panzarasa (Magliaso Ticino). Fede Arnaud, Il Servizio ausiliario femminile Decima, registrazione del 2 settembre 1985.
13 La prima riunione del Direttorio del Partito. Sei mesi di ricostruzione. Cameratesco saluto ai soldati di Hitler che combattono in Italia. Le fasi della rinascita, in: «Corriere della Sera» [Mìiano] LXIX, domenica 5 marzo 1944XXII, n. 56.
14 Archivio centrale dello Stato, fondo R51, Segreteria particolare del duce, carteggio riservato, b, 38 f. 341. Costituzione Corpo Ausiliario Femminile ltalia, 10.3,44, siglato «M» per presa visione da parte di Mussolini
15 Le donne per la riscossa della Patria. Un Corpo ausiliario femminile nell'Esercito repubblicano, in: «Corriere della Sera» [Milano] LXIX, venerdì 10 marzo 1944‑XXII, n. 6Q <>


2 commenti:

  1. venerdì 27 marzo 2009 vi invitiamo alla conferenza sulle ausiliarie della RSI.info disponibili sul sito www.raido.it. sperando di aver dato una comunicazione gradita, in alto i cuori!
    cuib femminile raido

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  2. buongiorno a tutti!per un lavoro di ricostruzione storica all' interno di un cortometraggio, mi servirebbero immagini di donne di torino nel 1944, su come erano nell'abbigliamento e nelle acconciature nell' ultimo anno di conflitto. Vi sarei grata se aiutandomi vorrete inserire sul sito queste foto apparteneti alla vostra memoria,ma che diventa memoria di tutti all'interno di un tremendo
    evento collettivo delle seconda guerra mondiale.
    Grazie Ilaria

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