Raccontata la storia dei sommergibili e della missione è necessario, per completezza, almeno tratteggiare l'organigramma, i compiti e le dotazioni del 10° Reggimento Arditi che di fatto entra prepotentemente in questa storia avendone fornito parte dei primi attori. Il Reggimento nacque per creare un reparto di sabotatori/guastatori che, alla pari dei reparti di Commandos inglesi del SAS e del Long Range Desert Group, che tanti fastidi avevano dato alle retrolinee italiane, operasse alle spalle del fronte nemico con rapide e pericolose puntate. Fu posto agli ordini di un personaggio eccezionale, il Col. Renzo Cazzaniga. Un militare che, oltre all'ordine Militare di Savoia, una medaglia d'argento e due di bronzo, aveva al suo attivo una promozione per meriti di guerra ed una per meriti eccezionali. L'unità, al comando di Cazzaniga, si articolava su vari Battaglioni.
15 maggio 1942, ai sensi di quanto disposto dalla circolare dello Stato Maggiore Esercito n. 0032340/3 del 26 aprile 1942, fu costituito il primo di questi battaglioni che fu denominato il 1 ° Battaglione Speciali Arditi. Quest'ultimo si articolava su tre compagnie, ovvero: 101 ° Arditi Paracadutisti, 102° Arditi Nuotatori e 103° Arditi Camionettisti. Comandato inizialmente dal Col. Bersani, passò poi al comando del col. Boschetti.
Successivamente fu creato il 2° Battaglione, al comando del magg. Marcianò, articolato sulla 111^Compagnia paracadutisti, sulla 112^ da sbarco e 113^ camionettisti (poi denominata 120^ Cp.). Mentre il 1 ° Btg. terminò l'addestramento nell'agosto '42, il 2° Btg. fu pronto solo nel gennaio ' 43.
All'inizio del 1943 la forza del Reggimento, che poteva ormai contare sui due Battaglioni citati, da considerarsi operativi, contava 80/90 ufficiali, 150/170 Sottufficiali e 550/700 militari di truppa. Nello stesso periodo in cui il 2° Btg. terminava l'addestramento, iniziava il ciclo di istruzione il 3° Btg. che, costituito il 1° marzo del '43 ed al comando del magg. Riccitelli, era composto anch'esso da tre compagnie, ovvero la 121^, la 122^ e la 123^. In seguito il comando del 3° Btg. passò al magg. Abeltino. Il 1 ° luglio, dello stesso anno, si diede l'avvio alla costituzione del 4° Battaglione.
Le compagnie prendevano il nome dal tipo di modalità impiègato per infiltrarsi alle spalle del nemico. Modalità che potevano essere, per l'appunto, il paracadute, lo sbarco dal mare, usando un sommergibile o una motosilurante e il successivo avvicinamento alla costa mediante battellini pneumatici, oppure speciali armatissime camionette fuoristrada da impiegarsi secondo le modalità operative dei già citati SAS e del Long Range Desert Group. L'arruolamento per gli aspiranti Arditi fu particolarmente selettivo ma lo fu in maniera estrema per gli aspiranti paracadutisti. In sede di reclutamento nulla si concesse, agli aspiranti guastatori, di sapere sulla loro effettiva destinazione di impiego, in quanto questi accettavano di essere utilizzati genericamente in «pericolose missioni di guerra». Inoltre, la regola di ingaggio prescriveva che gli aspiranti avessero già esperienze di combattimento e che fossero tutti almeno decorati con la croce di guerra. Una volta arruolati gli Arditi vestivano la divisa destinata ai reparti speciali: giacca senza bavero, pantaloni a sbuffo, basco e pugnale alla cintura. Il fregio al basco era costituito da una granata, con il segno X impresso e con pugnali incrociati, mentre il distintivo da ardito era quello usuale, ovvero il gladio, recante il motto FERT, circondato da alloro e quercia. La dotazione di ogni ardito era composta, oltre che dal pugnale, dal MAB MOD. 38 ‑Moschetto Automatico Beretta‑, dalla pistola mod. 34 cal 9, da bombe a mano e da una ricca dotazione di esplosivo e di inneschi di vario tipo. Quale base per l'addestramento fu scelta Santa Severa, a nord di Roma, oltre che per la particolare orografia, che permetteva facilmente lo svolgersi dell'addestramento, anche per la vicinanza alla Scuola paracadutisti di Tarquinia e alla Scuola Guastatori del Genio di Civitavecchia. L'addestramento, mirante a creare squadre di sabotatori di una decina di uomini, al comando di un ufficiale, che fossero affiatati e particolarmente efficaci nell'azione, fu fatto in modo da renderlo quanto più simile alle effettive condizioni di impiego bellico. L'istruzione all'uso del pugnale, la corsa con maschera antigas indossata e il lancio di bombe a mano a pattuglie contrapposte, nel corso del quale due pattuglie si lanciavano l'un l'altra granate buttandosi repentinamente a terra per evitare le schegge, furono il pane quotidiano degli allievi Arditi. È inutile ricorda‑
re che l'uso degli esplosivi costituì un'altra delle materie portanti dell'intero ciclo di istruzione che tendeva a creare degli uomini che avessero la massima familiarità con qualsiasi tipo di armi e di esplosivi. Inoltre, nel corso del ciclo di preparazione si fece in modo da mettere gli uomini in grado di sopravvivere in condizioni estreme e di orientarsi sempre e comunque. In tal senso, specialmente per gli ufficiali, furono svolti accurati corsi di cartografia. Non solo per i paracadutisti ma anche per i nuotatori da sbarco il ciclo di preparazione, svolto a Pola e a Livorno, fu caratterizzato dalla massima asprezza. Alcuni nuotatori furono addestrati ad uscire dai tubi di lancio dei sommergibili, venendo espulsi all'interno di una bolla d'aria. Questi arrivavano in superficie accompagnati dai contenitori impermeabili delle armi e degli esplosivi e dal canottino pneumatico che consentiva loro di avvicinarsi alla riva. Il brevetto da ardito paracadutista lo si otteneva solo dopo aver eseguito una serie di lanci a bassissima quota (130 e 250 metri) e in diverse condizioni di luce. Anche a notte fonda. Completato l'addestramento i camionettisti della 103^ Compagnia furono buttati nella fornace ed impiegati come un comune reparto esplorante, secondo una sciagurata usanza tutta italiana che voleva «lavare i pavimenti con l'acqua di colonia» e che vide splendidi reparti come quelli paracadutisti impiegati come ordinaria fanteria d'assalto. Per fortuna gli Arditi paracadutisti ed i nuotatori vennero impiegati in azioni di sabotaggio congeniali al loro alto grado di addestramento. Le pattuglie che, oltre alla dotazione personale dei singoli componenti, disponevano di binocoli prismatici, cronometri, bussole, carte topografiche, purtroppo non sempre rispondenti alla realtà dei luoghi, apparecchi radio TXO, che avevano la capacità di funzionare anche dopo lanci con il paracadute, valuta locale della zona di operazioni, dosi di morfina e di simpamina furono intelligentemente impiegate in Nord Africa, in quelle che erano ormai le retrovie nemiche. I sabotaggi contro gli anglo‑americani iniziarono in Nord Africa nel '43, cioè non appena le pattuglie furono operativamente pronte. Una delle prime azioni fu quella contro il ponte ferroviario di Eddous, in prossimità di Algeri, che consentiva i collegamenti tra le retrovie americane ed il fronte Tunisino. Questa operazione fu seguita da tutta una serie di sabotaggi tesi ad interrompere i rifornimenti americani.
Il viadotto fu danneggiato benché i guastatori fossero stati scoperti e contrastati dalla fucileria nemica.
La più grossa azione fu concertata nel '43 dallo Stato Maggiore dell'Esercito e quello dell'Aeronautica, impiegando i paracadutisti del 10° Rgt. e gli uomini dell'A.D.R.A. ‑ Arditi Distruttori Regia Aeronautica. Più pattuglie avrebbero dovuto attaccare gli aeroporti di Benina, Bengasi, di Oulmene (Algeria). di Castelbenito (Tripoli) e di La Senia (Orario), ove erano concentrati migliaia di velivoli anglo‑americani da impiegarsi nelle operazioni in Sicilia. I sabotatori paracadutisti partirono tra il 13 ed il 14 giugno 1943 da diversi aeroporti. Le basi di partenza furono Salon en Provence e Decimomannu per gli obiettivi Algerini, Gerbini (CT) per gli obiettivi nella zona di tripoli e Iraklion (Grecia) per gli aeroporti nel settore di Bengasi. L'articolata operazione si rivelò un fallimento a causa dei forti venti che dispersero uomini e materiali ma anche perché venne il fattore sorpresa.
I paracadutisti, una volta catturati, ebbero la netta sensazione di essere attesi. Solo due operatori A.D.R.A raggiunsero l'aeroporto di Benina e distrussero alcuni velivoli.
Il 19 maggio 1943, in vista dello sbarco in Italia, che ormai si preannunciava prossimo, lo Stato Maggiore, con un documento riservato, elaborò un piano teso a destinare pattuglie di arditi nei territori che presumibilmente sarebbero stati occupati dal nemico. Tali pattuglie, secondo il progetto, si sarebbero fatte sorpassare dal nemico per poi dare vita ad una guerriglia alle spalle di questo, con azioni del tipo «mordi e fuggi». Poco prima dello sbarco in Sicilia gli Arditi furono destinati in Sicilia e in Sardegna, in quanto si riteneva possibile uno sbarco alleato anche su quest'isola. Le pattuglie presenti sul territorio siculo espletarono un'attività prevalentemente antiparacadutista.
Dopo la proclamazione dell'Armistizio gli Arditi di stanza in Sardegna si trasferirono a Napoli. Inseriti nelle forze cobelligeranti, parteciparono ai combattimenti sull'appennino Marchigiano e Tosco Emiliano, assumendo la denominazione di IX Reparto d'Assalto. Differentemente, un gruppo, di Arditi Camionettisti aderirono alla R.S.I. Repubblica Sociale Italiana ‑ continuando la lotta a fianco dei tedeschi della 2^ Divisione Paracadutista. Questi ultimi combatterono in Russia, Olanda, Belgio e Francia.
II vero limite del 10° Reggimento Arditi fu nel fatto che un reparto del genere non lo si può improvvisare nel giro di un anno, per rispondere alla necessità di avere un organismo analogo a quelli addestrati dal nemico. 1 Reparti Speciali hanno bisogno di anni di preparazione e di addestramento che cementifichino l'unità creando un corpo d'élite del tutto nuovo con reali requisiti di eccezionalità. Si può dire, in questo caso che < non mancò il valore» ma, come al solito, non mancò neanche l'italica improvvisazione, cercando di tirare fuori dal cilindro un reparto che avrebbe dovuto nascere alcuni anni prima. I successi del reparto si dovettero soprattutto alla tenacia ed al valore degli uomini che ne fecero parte. Infine, è da rimarcare che questi ultimi, tra l'altro, mancarono, quasi sempre di un valido supporto informativo.
Il SIM (Servizio Informazioni Militari), in molte occasioni, fornì loro foto e mappe degli obiettivi da colpire del tutto inadeguati alle necessità, in quanto risalenti ad anni prima oppure del tutto inutili in quanto incapaci di dare un quadro preciso della situazione.
Mio zio era un ardito della X, comandante della pattuglia OSARE, Tenente ZOli Leo. Comandante di pattuglia del famoso Boni.
RispondiEliminaUna delle prime azioni fu quella contro il ponte ferroviario di Eddous fu comandata da mio Zio, Zoli Leo
RispondiEliminaOTTIMO LAVORO MICHEL,
RispondiEliminaTUO ZIO LEO TI SAREBBE GRATO PER AVER FATTO CONOSCERE UN REGGIMENTO DELL'ESERCITO ITALIANO
DEI PARA',EROICO,VALOROSO, SCONOSCIUTO ALL'OPINIONE PUBBLICA , CON UNA ALTA SPECIALIZZAZIONE E SENSO DEL DOVERE , ANCHE SE CON SCARSI MEZZI, PARI A REPARTI SIMILARI DELLE GRANDI POTENZE BELLIGERANTI.
Cerco informazioni e notizie su mio padre Attilio Nania (sergente maggiore) X arditi pattuglia del tenente Apostolo azione di guerra in Sicilia
RispondiEliminaMi chiamo Roberto mio nonno era un valoroso ARDITO e non ha raccontato molto di quello che ha vissuto con la (guerra) solo che pochi minuti prima dell assalto scambiavano sigarette con il (purtroppo invasore) e subito dopo dovevano combattere.
RispondiEliminaMi chiamo Roberto mio nonno era un valoroso ARDITO e non ha raccontato molto di quello che ha vissuto con la (guerra) solo che pochi minuti prima dell assalto scambiavano sigarette con il (purtroppo invasore) e subito dopo dovevano combattere.
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