giovedì 25 ottobre 2007




IL X° REGGIMENTO ARDITI

Raccontata la sto­ria dei sommergibili e della missione è necessario, per completezza, almeno tratteggiare l'organigramma, i compiti e le dotazioni del 10° Reggimento Arditi che di fatto entra prepotentemente in questa storia avendone fornito parte dei primi attori. Il Reggimento nacque per creare un reparto di sabotatori/guastatori che, alla pari dei reparti di Commandos inglesi del SAS e del Long Range Desert Group, che tanti fastidi avevano dato alle retrolinee italiane, operasse alle spalle del fronte nemico con rapide e pericolose puntate. Fu posto agli ordini di un personaggio eccezionale, il Col. Renzo Cazzaniga. Un militare che, oltre all'ordine Militare di Savoia, una medaglia d'argento e due di bronzo, aveva al suo attivo una promozione per meriti di guerra ed una per meriti eccezionali. L'unità, al comando di Cazzaniga, si articolava su vari Battaglioni.



15 maggio 1942, ai sensi di quanto disposto dalla circolare dello Stato Maggiore Esercito n. 0032340/3 del 26 aprile 1942, fu costituito il primo di questi battaglioni che fu denominato il 1 ° Battaglione Speciali Arditi. Quest'ultimo si articolava su tre compagnie, ovvero: 101 ° Arditi Paracadutisti, 102° Arditi Nuotatori e 103° Arditi Camionettisti. Comandato inizialmente dal Col. Bersani, passò poi al comando del col. Boschetti.

Successivamente fu creato il 2° Battaglione, al comando del magg. Marcianò, articolato sulla 111^Compagnia paracadutisti, sulla 112^ da sbarco e 113^ camionettisti (poi denominata 120^ Cp.). Mentre il 1 ° Btg. terminò l'addestramento nell'agosto '42, il 2° Btg. fu pronto solo nel gennaio ' 43.



All'inizio del 1943 la forza del Reggimento, che poteva ormai contare sui due Battaglioni citati, da considerarsi operativi, contava 80/90 ufficiali, 150/170 Sottufficiali e 550/700 militari di truppa. Nello stesso periodo in cui il 2° Btg. terminava l'addestramento, iniziava il ciclo di istruzione il 3° Btg. che, costituito il 1° marzo del '43 ed al comando del magg. Riccitelli, era composto anch'esso da tre compagnie, ovvero la 121^, la 122^ e la 123^. In seguito il comando del 3° Btg. passò al magg. Abeltino. Il 1 ° luglio, dello stesso anno, si diede l'avvio alla costituzione del 4° Battaglione.
Le compagnie prendeva­no il nome dal tipo di modalità impiègato per infiltrarsi alle spalle del nemico. Modalità che potevano essere, per l'appunto, il paracadute, lo sbarco dal mare, usan­do un sommergibile o una motosilurante e il successivo avvicinamen­to alla costa mediante battellini pneumatici, oppure speciali armatis­sime camionette fuori­strada da impiegarsi secondo le modalità ope­rative dei già citati SAS e del Long Range Desert Group. L'arruolamento per gli aspiranti Arditi fu particolarmente selettivo ma lo fu in maniera estrema per gli aspiranti paracadutisti. In sede di reclutamento nulla si concesse, agli aspiranti guastatori, di sapere sul­la loro effettiva destina­zione di impiego, in quanto questi accettava­no di essere utilizzati genericamente in «peri­colose missioni di guer­ra». Inoltre, la regola di ingaggio prescriveva che gli aspiranti avessero già esperienze di combatti­mento e che fossero tutti almeno decorati con la croce di guerra. Una vol­ta arruolati gli Arditi vestivano la divisa desti­nata ai reparti speciali: giacca senza bavero, pantaloni a sbuffo, basco e pugnale alla cintura. Il fregio al basco era costituito da una granata, con il segno X impresso e con pugnali incrociati, mentre il distintivo da ardito era quello usuale, ovvero il gladio, recante il motto FERT, circonda­to da alloro e quercia. La dotazione di ogni ardito era composta, oltre che dal pugnale, dal MAB MOD. 38 ‑Moschetto Automatico Beretta‑, dalla pistola mod. 34 cal 9, da bombe a mano e da una ricca dotazione di esplosivo e di inneschi di vario tipo. Quale base per l'addestramento fu scelta Santa Severa, a nord di Roma, oltre che per la particolare orogra­fia, che permetteva facil­mente lo svolgersi dell'addestramento, anche per la vicinanza alla Scuola paracadutisti di Tarquinia e alla Scuola Guastatori del Genio di Civitavecchia. L'adde­stramento, mirante a creare squadre di sabota­tori di una decina di uomini, al comando di un ufficiale, che fossero affiatati e particolarmen­te efficaci nell'azione, fu fatto in modo da render­lo quanto più simile alle effettive condizioni di impiego bellico. L'istru­zione all'uso del pugna­le, la corsa con maschera antigas indossata e il lancio di bombe a mano a pattuglie contrapposte, nel corso del quale due pattuglie si lanciavano l'un l'altra granate but­tandosi repentinamente a terra per evitare le schegge, furono il pane quotidiano degli allievi Arditi. È inutile ricorda‑

re che l'uso degli esplo­sivi costituì un'altra del­le materie portanti del­l'intero ciclo di istruzio­ne che tendeva a creare degli uomini che avesse­ro la massima familiarità con qualsiasi tipo di armi e di esplosivi. Inol­tre, nel corso del ciclo di preparazione si fece in modo da mettere gli uomini in grado di sopravvivere in condi­zioni estreme e di orien­tarsi sempre e comun­que. In tal senso, spe­cialmente per gli ufficia­li, furono svolti accurati corsi di cartografia. Non solo per i paracadutisti ma anche per i nuotatori da sbarco il ciclo di pre­parazione, svolto a Pola e a Livorno, fu caratte­rizzato dalla massima asprezza. Alcuni nuota­tori furono addestrati ad uscire dai tubi di lancio dei sommergibili, venen­do espulsi all'interno di una bolla d'aria. Questi arrivavano in superficie accompagnati dai conte­nitori impermeabili delle armi e degli esplosivi e dal canottino pneumati­co che consentiva loro di avvicinarsi alla riva. Il brevetto da ardito paracadutista lo si otteneva solo dopo aver eseguito una serie di lanci a bas­sissima quota (130 e 250 metri) e in diverse con­dizioni di luce. Anche a notte fonda. Completa­to l'addestramento i camionettisti della 103^ Compagnia furono but­tati nella fornace ed impiegati come un comune reparto esplo­rante, secondo una scia­gurata usanza tutta italia­na che voleva «lavare i pavimenti con l'acqua di colonia» e che vide splendidi reparti come quelli paracadutisti impiegati come ordinaria fanteria d'assalto. Per fortuna gli Arditi paraca­dutisti ed i nuotatori vennero impiegati in azioni di sabotaggio con­geniali al loro alto grado di addestramento. Le pattuglie che, oltre alla dotazione personale dei singoli componenti, disponevano di binocoli prismatici, cronometri, bussole, carte topografi­che, purtroppo non sem­pre rispondenti alla realtà dei luoghi, appa­recchi radio TXO, che avevano la capacità di funzionare anche dopo lanci con il paracadute, valuta locale della zona di operazioni, dosi di morfina e di simpamina furono intelligentemente impiegate in Nord Afri­ca, in quelle che erano ormai le retrovie nemi­che. I sabotaggi contro gli anglo‑americani ini­ziarono in Nord Africa nel '43, cioè non appena le pattuglie furono operativamente pronte. Una delle prime azioni fu quella contro il ponte ferroviario di Eddous, in prossimità di Algeri, che consentiva i collega­menti tra le retrovie americane ed il fronte Tunisino. Questa opera­zione fu seguita da tutta una serie di sabotaggi tesi ad interrompere i rifornimenti americani.

Una squadra di Arditi Paracadutisti, al coman­do del Ten De Totto, fu lanciata da un trimotore SIAI S.M.82, decollato da Decimomannu la sera del 12 febbraio 1943. Il compito prefissato era la distruzione del viadotto ferroviario di Beni Man­sur. Benché atterrati a circa 30 km dall'obietti­vo, a causa dei forti ven­ti, gli uomini di De Tot­to riuscirono a raggiun­gere il ponte il giorno 15, dopo estenuanti mar­ce forzate.
Il viadotto fu danneg­giato benché i guastatori fossero stati scoperti e contrastati dalla fucileria nemica.

La più grossa azione fu concertata nel '43 dallo Stato Maggiore dell'E­sercito e quello dell'Aeronautica, impiegando i paracadutisti del 10° Rgt. e gli uomini del­l'A.D.R.A. ‑ Arditi Distruttori Regia Aero­nautica. Più pattuglie avrebbero dovuto attac­care gli aeroporti di Benina, Bengasi, di Oul­mene (Algeria). di Castelbenito (Tripoli) e di La Senia (Orario), ove erano concentrati migliaia di velivoli anglo‑americani da impiegarsi nelle opera­zioni in Sicilia. I sabotatori paracadutisti parti­rono tra il 13 ed il 14 giugno 1943 da diversi aeroporti. Le basi di par­tenza furono Salon en Provence e Decimoman­nu per gli obiettivi Alge­rini, Gerbini (CT) per gli obiettivi nella zona di tripoli e Iraklion (Grecia) per gli aeropor­ti nel settore di Bengasi. L'articolata operazione si rivelò un fallimento a causa dei forti venti che dispersero uomini e materiali ma anche per­ché venne il fattore sor­presa.
I paracadutisti, una volta catturati, ebbero la netta sensazione di essere attesi. Solo due operatori A.D.R.A raggiunsero l'aeroporto di Benina e distrussero alcuni veli­voli.
Il 19 maggio 1943, in vista dello sbarco in Ita­lia, che ormai si prean­nunciava prossimo, lo Stato Maggiore, con un documento riservato, elaborò un piano teso a destinare pattuglie di arditi nei territori che presumibilmente sareb­bero stati occupati dal nemico. Tali pattuglie, secondo il progetto, si sarebbero fatte sorpassa­re dal nemico per poi dare vita ad una guerri­glia alle spalle di questo, con azioni del tipo «mordi e fuggi». Poco prima dello sbarco in Sicilia gli Arditi furono destinati in Sicilia e in Sardegna, in quanto si riteneva possibile uno sbarco alleato anche su quest'isola. Le pattuglie presenti sul territorio siculo espletarono un'at­tività prevalentemente antiparacadutista.
Dopo la proclamazione dell'Armistizio gli Ardi­ti di stanza in Sardegna si trasferirono a Napoli. Inseriti nelle forze cobelligeranti, parteci­parono ai combattimenti sull'appennino Marchi­giano e Tosco Emiliano, assumendo la denominazione di IX Reparto d'Assalto. Differente­mente, un gruppo, di Arditi Camionettisti aderirono alla R.S.I. Repubblica Sociale Ita­liana ‑ continuando la lotta a fianco dei tede­schi della 2^ Divisione Paracadutista. Questi ultimi combatterono in Russia, Olanda, Belgio e Francia.
II vero limite del 10° Reggimento Arditi fu nel fatto che un reparto del genere non lo si può improvvisare nel giro di un anno, per rispondere alla necessità di avere un organismo analogo a quelli addestrati dal nemico. 1 Reparti Spe­ciali hanno bisogno di anni di preparazione e di addestramento che cementifichino l'unità creando un corpo d'élite del tutto nuovo con reali requisiti di ecceziona­lità. Si può dire, in que­sto caso che < non mancò il valore» ma, come al solito, non mancò neanche l'italica improvvisazione, cer­cando di tirare fuori dal cilindro un reparto che avrebbe dovuto nascere alcuni anni prima. I suc­cessi del reparto si dovettero soprattutto alla tenacia ed al valore degli uomini che ne fecero parte. Infine, è da rimarcare che questi ultimi, tra l'altro, man­carono, quasi sempre di un valido supporto informativo.
Il SIM (Servizio Infor­mazioni Militari), in molte occasioni, fornì loro foto e mappe degli obiettivi da colpire del tutto inadeguati alle necessità, in quanto risa­lenti ad anni prima oppure del tutto inutili in quanto incapaci di dare un quadro preciso della situazione.

6 commenti:

  1. Mio zio era un ardito della X, comandante della pattuglia OSARE, Tenente ZOli Leo. Comandante di pattuglia del famoso Boni.

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  2. Una delle prime azioni fu quella contro il ponte ferroviario di Eddous fu comandata da mio Zio, Zoli Leo

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  3. OTTIMO LAVORO MICHEL,
    TUO ZIO LEO TI SAREBBE GRATO PER AVER FATTO CONOSCERE UN REGGIMENTO DELL'ESERCITO ITALIANO
    DEI PARA',EROICO,VALOROSO, SCONOSCIUTO ALL'OPINIONE PUBBLICA , CON UNA ALTA SPECIALIZZAZIONE E SENSO DEL DOVERE , ANCHE SE CON SCARSI MEZZI, PARI A REPARTI SIMILARI DELLE GRANDI POTENZE BELLIGERANTI.

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  4. Cerco informazioni e notizie su mio padre Attilio Nania (sergente maggiore) X arditi pattuglia del tenente Apostolo azione di guerra in Sicilia

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  5. Mi chiamo Roberto mio nonno era un valoroso ARDITO e non ha raccontato molto di quello che ha vissuto con la (guerra) solo che pochi minuti prima dell assalto scambiavano sigarette con il (purtroppo invasore) e subito dopo dovevano combattere.

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  6. Mi chiamo Roberto mio nonno era un valoroso ARDITO e non ha raccontato molto di quello che ha vissuto con la (guerra) solo che pochi minuti prima dell assalto scambiavano sigarette con il (purtroppo invasore) e subito dopo dovevano combattere.

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