Per la prima volta in mostra le immagini scattate al fronte dal tenente Sandri, sbarcato a Cadice nel 37
8 febbraio 1937: dopo vari giorni di assedio l'esercito nazionalista libera Malaga dai "rossi". Tra i liberatori, malgrado si trattasse di una guerra civile, c'erano però pochi spagnoli e molti italiani, i legionari comandati dal generale Rossi (ironia di un cognome). L'operazione fu una prova di forza e di organizzazione militari tali che persino la stampa anglosassone, ostile come si sa a qualsiasi concessione filo‑mussoliniana, parlò chiaramente di «una vittoria tutta italiana» ("Manchester Guardian").
Il Duce e Ciano, eccitati dal successo, si illusero che la partita si potesse chiudere in fretta a tutto beneficio dell'immagine del regime nel mondo.
In appoggio ai nazionalisti
Fu così che già alla fine dello stesso mese iniziarono le partenze per il fronte spagnolo di nuove forze italiane, 44/60mila unità a seconda delle fonti, sotto il nome generico e prudenziale (visto che ufficialmente si proclamava il non intervento) di C.T.V., cioè Corpo Truppe Volontarie, che comprendeva di 2 brigate e 3 divisioni. Una di queste era la celebre Divisione "littorio", presentata come una sorta di élite, ma della cui efficienza in realtà lo stesso generale Bergonzoli, al quale era stato affidato il comando, ebbe a lamentarsi, visto che i 2/3 dei soldati non solo avevano moglie e figli, ma denunciavano un addestramento lacunoso, essendo basato principalmente sulla partecipazione come comparse per la battaglia di Zama del celebre film di Carmine Gallone, "Scipione l'Africano".
Ricordiamo questo episodio della guerra di Spagna perché proprio in questi giorni è stata inaugurata al Museo d'Història de Catalunya di Barcellona una particolare mostra fotografica, "Legionari. Italians de Mussolini a la guerra d'Espanya (19361939) ", che si chiuderà il 23 settembre, dopo aver toccato altre città spagnole, e che in autunno dovrebbe aprirsi a Bolzano, nel cui Archivio Provinciale si conservano le foto in questione. Tale mostra presenta per la prima volta al pubblico un centinaio di fotografie (scelte tra più di 4 mila) scattate dal 1937 al 1939 proprio da uno dei legionari della "Littorio" e miracolosamente salvate dalla distruzione.
Con un'indagine quasi poliziesca, lo storico bolzanino Andrea Di Michele (già autore dell'importante saggio "L'italianizzazione imperfetta" e ora del catalogo della mostra) ha potuto ricostruire che il fotografo si chiamava Wilhelm Schrefier, nato a Merano nel 1905, il quale, verso la metà degli anni Trenta, decise di italianizzare il proprio nome in Guglielmo Sandri (forse in onore del celeberrimo e coevo campione motociclista).
L’incredibile ritrovamento
L' 11 febbraio 1937 Sandri sbarcò a Cadice col grado di tenente del Secondo Reggimento della "Littorio".
I suoi compagni sopravvissuti lo ricordavano bene perché era ossessionato dalla fotografia e perché, parlando tedesco, era il collegamento con le unità naziste. Sandri rimase in Spagna sino al maggio del 1939 prendendo parte alle più importanti azioni militari italiane in appoggio ai nazionalisti. Tornato in patria, si sposò nel 1941 a Bologna; poi di nuovo al fronte, prima in Jugoslavia, quindi in Africa, dove prese parte alla battaglia di El Alamein, nel corso della quale rimase ferito. Terminata la guerra risiedette ancora qualche anno a Bologna e infine si trasferì a Vipiteno dove, col nome di Willi Sandri, visse fino al 1979. Oggi è sepolto a Merano.
La straordinarietà dell'evento non risiede solo nella qualità e consistenza del patrimonio fotografico di Sandri ‑ che ritrae la campagna italiana in Spagna dallo sbarco a Cadice al trionfale rientro a Napoli ed è di gran lunga superiore a quello conservato nell'Archivio Militare Nazionale ‑, ma anche nell'incredibile storia relativa al suo ritrovamento. Nel 1992, alla morte della moglie Norma, l'intera collezione fotografica di Schrefier/Sandri (10 album) fu casualmente ritrovata dalla storica dell'arte ed etnologa Samantha Schneider in una custodia di legno abbandonata accanto ad un bidone dei rifiuti a Vipiteno. La Schneider salvò così il prezioso materiale che nel 2004 fu acquisito dall'Archivio Provinciale di Bolzano, per il quale Di Michele realizzò le sue esemplari ricerche.
Per capire la rilevanza di scoperte di questo tipo vorrei ricordare due affermazioni di Enzo Collotti pubblicate sul catalogo della importante mostra bolognese del 1999 sulla guerra di Spagna, " Immagini contro". Ecco la prima: «Sul ruolo del fascismo italiano in Spagna tutto è già stato detto dalla storiografia».
È ovvio che poche o molte fotografie non necessariamente cambiano la storia, ma forse sì la valutazione storiografica. Mi pare infatti significativo che un archivio di tale imponenza abbia dovuto rimanere rigorosamente inedito e nascosto per tanti anni in quanto materiale fascista, mentre si usavano quelli degli altri volontari italiani in Spagna, gli antifascisti. Quindi, sarà anche vero che tutto è già stato detto, ma sulla base di dati discriminati. L'altra affermazione è la seguente: «l'equiparazione dell'antifascismo allo stalinismo è menzognera. L'allusione al tanto temuto (dalla sinistra) revisionismo è evidente, ed è giusto invitare ad evitare confusioni di concetti.
Storia scritta a senso unico
Ma qui non si tratta di revisionismo, bensì di accettare un fatto assai semplice e cioè che le foto di Sandri dimostrano inequivocabilmente che non solo i "garibaldini" comunisti, ma anche i legionari fascisti potevano partire volontari per la terra di Spagna per difendere un ideale di libertà, ma opposto. Oppure dobbiamo pensare che la partecipazione ad una guerra di liberazione dalla dittatura comunista dovrebbe essere meno legittimata di quella di liberazione da una dittatura fascista-nazista?
MARCE SFIBRANTI ESPOSTI A BOLZANO IN SETTEMBRE
Per gentile concessione dell'Archivio provinciale di Bolzano e del Fondo Guglielmo Sandri pubblichiamo alcune delle immagini tratte dalla mostra "Legionari. Italians de Mussolini a la guerra d'Espanya'; visitabile fino al 23 agosto al Museu d'Hystòria de Catalunya, a Barcellona. Le foto scattate da Gugliemo Sandri (in alto, un legionario; sotto a sinistra soldati italiani in marcia e a destra un piccolo fascista in divisa) arriveranno in Italia, a Bolzano, in autunno, dopo aver toccato varie sedi europee
Vorrei ricordare che, accanto alle fotografie di Sandri, un' altra importante ed eccezionale collezione di fotografie della guerra civile spagnola è stata messa a disposizione degli storici Italiani e Spagnoli. Si tratta delle foto di mio padre, Michele Francone, raccolte in un libro ed in una mostra fotografica che hanno avuto grande successo in Spagna. Il libro si intitola; "Michele Francone,percorso nella guerra civile spagnola, el camino en la guerra civil." Chi fosse interessato si può mettere in contatto con me. Sono il figlio di Michele Francone, mi chiamo Giancarlo, e rispondo alla email : giancarlo.francone@libero.it .
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