lunedì 23 aprile 2007

Continuità nella tradizione Paracadutista














Dal notiziario dei paracadutisti milanesi n°3 /1995


CONTINUITA’ NELLA TRADIZIONE PARA’
di Tony Arnin





Sentivamo da tempo la necessità di respirare aria pulita, di vedere ragazzi dal viso aperto e sorridente, di verificare di persona se esistevano ancora, in Italia, giovani coscienti, responsabili, diversi dallo stereotipo debosciato e sudicio che giornalmente la TV ci propina, con capelli lunghi e disordinati, orecchino al lobo, barba lunga e abbigliamento casual più cencioso che alla moda, cosi come la cronaca deprimente ci presenta quotidianamente in una squallida galleria di falliti.
Cercavamo ancora, con perseveranza e fiducia, se esisteva concreta la speranza di un domani migliore per i nostri figli e per i figli dei nostri figli; cercavamo di accertare se diversa dai nostri principi era anche la loro visione esistenziale, immediata e futura, in questo pazzo mondo in cui viviamo, in cui ci ha costretto forzatamente a sussistere una forsennata politica di dissacrazione di tutto e di tutti, nata subito dopo la fine della guerra, nell'impossibile e utopistica realtà di uno stato "democratico e repubblicano" nato dalla "resistenza", che fondava la sua discutibile filosofia nella totale distruzione dei valori etici e morali, da sempre fondamento sicuro di uno stato democratico, sociale, dedito al bene dei suoi cittadini: Patria, famiglia, scuola, religione, solidarietà, storia nazionale, difesa della gioventù, giustizia, permeato di probità e onestà, così come noi crediamo nella moderna visione di uno stato sociale in cui ci sia spazio e libertà per tutti e non vuote e false parole che nascondono l'emarginazione, vietano nascostamente con l'ostracismo la partecipazione di tutti alla vita nazionale, precludono con leggi liberticide quella che viene da loro ipocritamente definita 1a difesa della democrazia e della libertà", impostata ed applicata a senso unico.
A questa insensata distruzione mortale ormai cinquantennale abbiamo opposto da sempre la nostra visione, il nostro pensiero, il nostro credo offrendo come modello di vita i valori in cui abbiamo da sempre creduto, combattuto, sofferto, anche quando la più nefanda persecuzione antinazionale ci aveva ristretto nell'emarginazione, nell'impotenza di difendere adeguatamente i nostri principi, nel respingere accuse infamanti e infondate versioni di comodo, contrastare palesi campagne denigratorie orchestrate vilmente con i più moderni ed efficaci strumenti dei mass media: televisione, radio, cinema, riviste, libri, carta stampata, libelli e giornali monopolizzati dalla sinistra e gestiti dall'intellighenzia marxista con la colpevole complicità (e connivenza) dei cosiddetti Il partiti democratici" del CLN, che avevano fatto del manuale Cencelli la dottrina e la teoria matematica per spartirsi fraternamente per decenni i beni dello stato e le ricchezze dei privati, costretti a pagare per far soldi e affari, così come la miserevole vicenda di tangentopoli ci ha fatto conoscere.
In questa sciagurata realtà affondava senza rimpianti la "repubblica nata dalla resistenza" che altro non ha prodotto, in cinquant'anni, che odio generalizzato, corruzione, immoralità, innescando un inevitabile principio di autodistruzione che ha portato fatalmente alla fine miserevole di una classe politica non compianta, di uno stato inesistente e incapace di governarsi e governare. Vergogna!
Dovevamo venire a Milano per trovare conferma che i nostri principi etici e morali trovavano ratifica e validità, desiderio di vita e di rinnovamento nell'atmosfera festante e vivace della sezione paracadutisti, ritrovando nel volto dei giovani allievi del corso "8.9.43 Per l'Onore d'Italia" le mai sopite speranze tenacemente dimoranti nel nostro animo, segno evidente di una incontaminata visione di una Patria forte, concorde, operosa, pulita, protagonista e non succube dei suoi destini e della sua millenaria storia di civiltà e progresso.
Ci siamo ritrovati in tanti ‑ giovani e meno giovani ‑, ci siamo abbracciati col consueto calore, con rinnovato cameratismo, con la commozione e la fraternità di sempre, fieri ed onorati di avere ancora fra noi il nostro amatissimo Comandante Sala, provato dal tempo ma ancora indomito, affettuoso, disponibile come sempre, pronto con una parola e un gesto a rallegrarci, nominato d'autorità "padrino" del corso "Onore", un merito che gli appartiene di diritto, avendo intuito con lungimirante visione, nei giorni dell'armistizio, che l'Italia poteva riscattarsi soltanto combattendo per il suo Onore, trasformando, forse inconsapevolmente per la storia, un gesto istintivo in una leggenda, allorché un semplice nastro nero bordato tricolore, trovato abbandonato sul selciato di una strada della Calabria come cosa inutile, assurse singolarmente a simbolo di riscossa morale con una data, "8.9.43", e con un impegno etico trascritto con la frase "Per l'Onore d'Italia", fatto poi propri o indistintamente da tutti i combattenti della R.S.I.
Semplice, commovente e significativa la cerimonia organizzata parà milanesi con sapiente regolabile gioco di luci; impegnativo il passaggio del "testimone" dai giovani para in armi agli allievi; solenni e sentite le semplici frasi d preghiera prestata ad hoc,nella circostanza, da altri fratelli parà a significare l'universalità della grande famiglia dei paracadutisti.
Si riaccendeva ancor più la speranza nel cuore dei vecchi soldati presenti. Una fiammella tenue, ingigantita dal desiderio di non mollare, ora che sguardi limpidi di adolescenti ti fissavano negli occhi dimostrando fiducia e volontà, scaldando il cuore dei veterani, vecchi soldati di Nettuno e delle Alpi convenuti per l'occasione da più parti d'Italia per assistere da testimoni, accertando che il patrimonio morale creato con tanti sacrifici, denso di fede, idealità, valori, dedizione, custodito indenne per tanti anni, non andasse per nell'oblio e nell'indifferenza, ma venisse salvaguardato e tramandato ai giovani paracadutisti degni continuatori di una tradizione tradita, alimentata da sempre la fede, con l'amore.
Poi la parola passa ai protagonisti: They coordina gli interventi di Savasta che porta il fraterno saluto dei combattenti paracadutisti della Divisione Nembo del Sud ai combattenti paracadutisti del 1° Rgt.Folgore della R.S.I., unito al messaggio di stima e solidarietà di Alti Ufficiali dell'allora Divisione Nembo, oggi Generale Felice Valletti Borgnini e Generale Pietrino Ardu; del Comandante Sala Mazzantini, Vivarelli, Arcari, Rulli, Martinotti e tutti comprendono commossi quelli taciti e commoventi di Milani e Wanda Bretoni, soffocati dall'emozione. Ognuno parla delle sue esperienze militari dei suoi ricordi giovanili, della personale militanza non importa se esplicata al sud o al nord e "Gotica". Sono parole pacate di pace, di fratellanza, di solidarietà anche quando la guerra aveva diviso i corpi e l'animo degli italiani quando anche i fratelli si erano trovati su fronti contrapposti per poi ritrovarsi, a guerra finita, nuovamente amici, camerati, protagonisti in prima persona, combattentiti per una sola bandiera issata dal destino su due pennoni diversi Commoventi le testimonianze volontari per l'Italia, i diari personali, i pensieri genuini, umani e semplici di coloro che vissero la meravigliosa e irripetibile avventura della R.S.I., sentire le loro voci, commosse e la voce del cuore e dei sentimenti espressa con significativo silenzio da Carlo Maria Milani protagonista d'eccezione, impossibilitato a parlare dal male che lo opprime, che soffre e piange silenziosamente, come ugualmente tace commossa e soffocata dal battito generoso del suo cuore Wanda Bertoni, cui tanto debbono i paracadutisti italiani per l'impegno profuso sui campi di lancio il primo con l'abnegazione personale, il sacrificio e il desiderio di alleviare dolore di una mamma ritrovando i resti di un figlio la seconda. Fra una testimonianza e l'altra, attraverso un sapiente gioco di luci o ombre che mette in risalto volti protagonisti con quelli di giovani paracadutisti, visi sorridenti di allievi e ragazze del corso "Onore” che leggono significativi brani di libri dell'epopea parà che parlano di Castelbenito e di Tarquinia, Tradate e di El Alamein, di Nettuno di eroi conosciuti e di sconosciuti valorosi, coinvolgendo gradualmente nella narrazione i partecipanti al dibattito, gli spettatori, invitati numerosi e attenti.
Nino Arena, allora giovane volontario diciottenne, invitato a partecipare al dibattito, parla della necessità di riallacciare le disperse radici della storia per ritrovare origini, connotazioni, collegamenti ricostruendo eventi e avvenimenti ritrovando personaggi e motivazioni da inserire armoniosamente quel grande e apparentemente incerto mondo parà dell'anteguerra che doveva invece dimostrarsi un variegato mosaico di comune volontà a costituirsi come entità storica, mirabilmente ricostruito nella storia scritta della specialità dai primi libici a Tarquinia, dalla Folgore alla Nembo, dal X Arditi all'ADRA, dal Btg. Carabinieri agli NP della X^ dal Rgt. Folgore al Btg. Mazzarini ‑ una ricostruzione necessaria che ha permesso nel tempo di proporre al vaglio di studiosi e degli storici, al giudizio dei parà dei giovani di conoscere compiutamente l'affascinante leggenda dei nostri paracadutisti in pace e in guerra, lasciando una presenza, una testimonianza tangibile nella Storia. Per completare il suo intervento, Arena ricorda la tragedia vissuta dalla famiglia Valletti Borgninj con un fratello comandante di battaglione paracadutisti al sud e un altro ufficiale nella R.S.I., deceduto nel campo POW di Coltano, col padre Generale nelle FF.AA. repubblicane. Una triste conseguenza della guerra civile. Poi, con sorpresa, fa conoscere l'esemplare vita militare e di paracadutista del più anziano dei paracadutisti presenti, il maresciallo Alessandro Ceccarini, classe 1913, la stessa del Comandante Sala, volontario in tutte le guerre italiane: dall'Etiopia alla Spagna, da paracadutista combattente nei battaglioni della Libia all'evasione da un campo prigionieri inglese, dal corso di Tarquinia alla “Folgore" dove rimane ferito nella battaglia di El Alamein; rimpatriato nel 1942 Ceccarini, dopo un breve periodo nella "CicIone", passa alla "Nembo" in Sardegna, rientra sul continente col Maggiore Rizzatti al momento dell'armistizio, combatte col Rgt. Folgore alla difesa di Roma e infine, arruolato nei servizi speciali, viene lanciato in missione di guerra oltre le linee alleate nel marzo 1945. In campo di prigionia conosce una giovane ausiliaria che sposa nell'ottobre 1945 nel campo "Recalcitrant” di Collescipoli di Terni ed ora è presente fra noi con la sua sposa festeggiando le sue nozze d'oro. Un momento di grande commozione per il veterano soldato di tutte le guerre e per la sua Vera, ugualmente paracadutista, che si abbracciano fra gli applausi dei presenti.
Seguiva poi la consegna della tessera ad honorem ai paracadutisti del nucleo reduci del Rgt. Folgore della R.S.I. fatta dal Comandante Sala.
Si concludeva con appropriate parole del Presidente Dario Macchi la bellissima e toccante cerimonia con un grazie sentito agli organizzatori e a tutti coloro che hanno contribuito in vario modo alla piena riuscita della manifestazione. A Voi, cari ragazzi del corso "Onore", l'augurio più fraterno da un veterano parà, felice di constatare che esistono ancora in Italia giovani di elevati sentimenti pronti a raccogliere il nostro testimone con i valori che esso racchiude. A Voi ragazzi del corso "Onore" rinnovare e rinverdire il senso etico di una scelta che noi facemmo senza alcun calcolo venale o per personale interesse, quando morire per mano di un gapista era molto più facile che passeggiare amabilmente con una ragazza. Non ci scoraggiammo mai, vedevamo la nostra Patria in pericolo, gli italiani smarriti, come come oggi ma combattemmo sino all'ultimo per l'Onore. A Voi ritrovare le radici vere del nostro popolo, ricreare in un clima di ritrovata concordia nazionale la forza di tutti per estirpare il male oscuro necessario far risorgere una nuova Italia pulita, onesta, gestita e guidata da gente preparata, consapevole di sacrificarsi per il bene della comunità per far nuovamente brillare di luce propria l'immagine della Patria noi abbiamo conosciuto e servito in pace e in guerra, anche quando sapevamo che non avremmo vinto la guerra e che avremmo perso la pace. Così è stato!
Auguri e buona fortuna ragazzi corso "Onore". Che Dio vi protegga nel vostro difficile ma onorevole cammino di risanare l'Italia.
FOLGORE!

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