AERO CLUB D'ITALIA
ROMA
1976
CONI
FEDERAZIONE
AERONAUTICA INTERNAZIONALE
XIII CAMPIONATI DEL MONDO
DI PARACADUTISMO
AEROPORTO DI GUIDONIA
10‑26 SETTEMBRE
Alto patronato concesso
dall'on.le prof. avv. Giovanni Leone
Presidente della Repubblica
Comitato d'onore
On.le dott. Vito Lattanzio
Ministro per la Difesa
On.le dott. Attilio Ruffini
Ministro per i Trasporti
On.le dott. Dario Antoniozzi
Ministro per il Turismo e lo Spettacolo
On.le dott. Maurizio Ferrara
Presidente della Regione Lazio
Gen di C.d'A. Andrea Viglione
Capo di Stato Maggiore della Difesa
Gen. di C:d'A. Andrea Cucino
Capo di S:M. dell'Esercito
Amm. di Sq. Gino De Giorgi
Capo di S.M. della Marina
Gen. di Sq. A. Dino Ciarlo
Capo di S.M. dell'Aeronautica
Dott. Gaetano Napoletano
Prefetto di Roma
Gen. di Sq. A. Francesco Cavalera
Segretario Generale della Difesa
Gen. di C.d'A. Enrico Mino
C:te Generale dell'Arma dei Carabinieri
Gen. di Div. Alvaro Rubeo
Ispettore delle Armi di Fanteria e di Cavalleria
Mons. Gu lielmo Giaquinta
Vescovo l Tivoli
On.le Giorgio La Morgia
Presidente della Provincia
Prof. Carlo Giulio Argan
Sindaco di Roma
Dr.ssa Anna Rosa Cavallo
Sindaco di Guidonia
M. Bernard Duperier
Presidente della Federazione Aeronautica
Internazionale
Avv. Giulio Onesti
Presidente del Comitato Olimpico
Nazionale Italiano
Gen. di C.d'A. Enrico Frattini
Presidente dell'Associazione Nazionale
Paracadutisti d'Italia.
Dott. Raffaello Teti
Presidente dell'Aero Club d'Italia
Saluto del Presidente della Repubblica ai partecipanti ai XIII Campionati del Mondo di Paracadutismo Sportivo.
II Capo dello Stato alla vigilia delle prove cui darà luogo la XIII edizione dei Campionati del Mondo di Paracadutismo Sportivo, che si svolgeranno presso l'Aeroporto di Guidonia, ha inviato un caloroso messaggio agli organizzatori e partecipanti tutti di ogni nazione, mettendo fra l'altro in evidenza che per i concorrenti stranieri il saluto augurale ha il significato di un caldo benvenuto da parte dell'Italia. II Presidente della Repubblica dopo aver affermato che la manifestazione dimostrerà la bravura dei concorrenti in uno sport che si caratterizza per ardimento, ha concluso sottolineando che la gara varrà a riaffermare nell'incontro di giovani di Paesi diversi ideali di pace, di amicizia e di solidarietà.
A Szolnok, in Ungheria, il 12‑8‑1974, in occasione della cerimonia di chiusura dei XII Campionati mondiali di paracadutismo sportivo, i rappresentanti della Federazione Aeronautica Internazionale ed i paracadutisti di tutto il mondo, nell'accomiatarsi, si dettero appuntamento per il 12‑9 di questo anno a Roma, che l'Aero Club d'Italia, nel porre la sua candidatura, accettata dalla F.A.I., purché si svolgessero in Italia i nuovi campionati mondiali, aveva scelto come sede.
Oggi, infatti, convengono qui all'Aeroporto di Guidonia, i paracadutisti più validi di ogni nazione per partecipare ad una competizione che, indipendentemente dall'assegnazione dei premi per i migliori, permetterà agli atleti ed ai giudici di raffrontare e controllare le tecniche agonistiche che in questo sport, in un processo di sempre crescente evoluzione, vanno ogni giorno più affinandosi, consentendo ai singoli di esprimere, anche se con l'impiego di mezzi sempre più perfezionati, il meglio delle loro capacità.
Questo continuo sviluppo a livello mondiale, ha, anzi, spinto l'Italia, a battersi in tutte le sedi opportune perché il paracadutismo sportivo venga finalmente riconosciuto come disciplina olimpica, il che, peraltro, non contrasterebbe, come è ovvio, con il regolare svolgimento dei periodici campionati del mondo.
È motivo, poi, di particolare orgoglio il vedere svolgere questi campionati sul campo di Guidonia, là dove hanno avuto inizio tante splendide imprese aeronautiche italiane, il cui ricordo è ancora oggi vivo non solo in Italia ma anche all'estero.
Nel dare il benvenuto ai rappresentanti della Federazione Aeronautica Internazionale, ai Membri della Commissione Internazionale di Paracadutismo della F.A.I., ai Giudici Internazionali ed agli atleti di tutto il mondo, sono certo che anche questa volta la competizione raggiungerà il più alto livello spettacolare, tecnico ed agonistico e riproporrà all'attenzione di tutti le doti di profondo contenuto umano e sociale di cui è permeata, favorendo l'incontro fraterno fra i popoli.
E mi sia anche consentito di formulare l'augurio che questa manifestazione italiana, rinnovando le affermazioni di coraggio e di spirito agonistico di sempre, sia di valido incitamento per un ancor maggiore sviluppo di questo magnificato sport.
• Comitato organizzatore
• Gonippo Sebastiani Presidente
• Giovanni Piccinni Segreteria Generale
• Lamberto Picca Segreteria Generale
• Guglielmo Messeri Segreteria Generale
• Angelo Velini Segreteria Generale
• Anna de Mercurio Segreteria Generale
• Gaetano Argento Settore Tecnico‑Operativo
• Ariodante Mazzacurati Logistica
• Romano Piattella Logistica
• Piero Duranti Logistica
• Paolo Rapex Elaborazione Dati
• Mario Borri Roselli Elaborazione Dati
• Rodolfo Baldesi Cerimoniale
• Ledi Anna De Vidi Cerimoniale
• Cesare Simula Stampa
• Andrea Giovannucci Stampa
• Gruppo Artigiano Ricerche Visive Grafica
• Gonippo Sebastiani Presidente
• Giovanni Piccinni Segreteria Generale
• Lamberto Picca Segreteria Generale
• Guglielmo Messeri Segreteria Generale
• Angelo Velini Segreteria Generale
• Anna de Mercurio Segreteria Generale
• Gaetano Argento Settore Tecnico‑Operativo
• Ariodante Mazzacurati Logistica
• Romano Piattella Logistica
• Piero Duranti Logistica
• Paolo Rapex Elaborazione Dati
• Mario Borri Roselli Elaborazione Dati
• Rodolfo Baldesi Cerimoniale
• Ledi Anna De Vidi Cerimoniale
• Cesare Simula Stampa
• Andrea Giovannucci Stampa
• Gruppo Artigiano Ricerche Visive Grafica
Programma
10 settembre
Arrivo Delegazioni
11 settembre
ore 8‑19
Lanci di allenamento
12 settembre
ore 10
Cerimonia di apertura
Manifestazione aviolancistica con la partecipazione della Pattuglia Acrobatica Nazionale Frecce tricolori » 13‑16 settembre
ore 7.30‑19
Svolgimento gare
17 settembre
Riposo
18‑25 settembre
ore 7.30‑19
Proseguimento gare
26 settembre
ore 10 Cerimonia di Premiazione e di Chiusura
Manifestazione Lancistica
Lanci di esibizione delle squadre nazionali partecipanti
Hotels per i partecipanti
Hotels for the attendings
Hotels pour les partìcipants
Hotels para los partecipantes
Hotel Giocca: Castel Giubileo da/de/from/de Guidonia: Settecamini, Tiburtina, via Salaria.
2) Hotel Ritz: Roma, piazza Euclide da/de/from/de Guidonia: Settecamini, Tiburtina, viale Regina Margherita, viale Liegi, viale Parioli.
3) Hotel Barba: Mentana da/de/from/de Guidonia: via Palombarese, bi
vio per Mentana.
4) Hotel Sylvan: via Palombarese da/de/from/de Guidonia: via Palombarese.
5) Hotel La Brocca: via Palombarese da/de/from/de Guidonia: via Palombarese.
6) Hotel Terme: via Tiburtina (est Bagni di Tivoli) da ,/de/from/de Guidonia: Bagni di Tivoli, Tiburtina per Tivoli.
7) Hotel River: via Tiburtina (est Bagni di Tivoli) da/de/from/de Guidonia: Bagni di Tivoli, Tiburtina per Tivoli.
8) Hotel Grottino: Bagni di Tivoli da/de/from/de Guidonia: Bagni di Tivoli.
Arrivo Delegazioni
11 settembre
ore 8‑19
Lanci di allenamento
12 settembre
ore 10
Cerimonia di apertura
Manifestazione aviolancistica con la partecipazione della Pattuglia Acrobatica Nazionale Frecce tricolori » 13‑16 settembre
ore 7.30‑19
Svolgimento gare
17 settembre
Riposo
18‑25 settembre
ore 7.30‑19
Proseguimento gare
26 settembre
ore 10 Cerimonia di Premiazione e di Chiusura
Manifestazione Lancistica
Lanci di esibizione delle squadre nazionali partecipanti
Hotels per i partecipanti
Hotels for the attendings
Hotels pour les partìcipants
Hotels para los partecipantes
Hotel Giocca: Castel Giubileo da/de/from/de Guidonia: Settecamini, Tiburtina, via Salaria.
2) Hotel Ritz: Roma, piazza Euclide da/de/from/de Guidonia: Settecamini, Tiburtina, viale Regina Margherita, viale Liegi, viale Parioli.
3) Hotel Barba: Mentana da/de/from/de Guidonia: via Palombarese, bi
vio per Mentana.
4) Hotel Sylvan: via Palombarese da/de/from/de Guidonia: via Palombarese.
5) Hotel La Brocca: via Palombarese da/de/from/de Guidonia: via Palombarese.
6) Hotel Terme: via Tiburtina (est Bagni di Tivoli) da ,/de/from/de Guidonia: Bagni di Tivoli, Tiburtina per Tivoli.
7) Hotel River: via Tiburtina (est Bagni di Tivoli) da/de/from/de Guidonia: Bagni di Tivoli, Tiburtina per Tivoli.
8) Hotel Grottino: Bagni di Tivoli da/de/from/de Guidonia: Bagni di Tivoli.
Giuramento dei giudici internazionali ai XIII campionati del mondo di paracadutismo sportivo ‑ Roma 1976
Noi ufficiali di gara, giuriamo di giudicare con lealtà, nello spirito di Olimpia, le gare dei XIII Campionati del Mondo di Paracadutismo, per la esaltazione e l'onore dello sport.
Collegio dei Giudici Internazionali
Giudici
Svend Brosted Danimarca
capo giudice
Piero Goffis Italia
assistente capogiudice
José Bassano Argentina
Erte Wegerer Austria
Ray Williams Australia
Guillaume Reniers Belgio
Angel Doinski Bulgaria
John Chemello Canada
R. Martinez Cuntreras Spagna
Noél Hardouin Francia
John Kemley Gran Bretagna
Otto Nagy Ungheria
Kjell Granbakken Norvegia
Gargala Bolesdaw Polonia
W. Schmidt G.D.R.
Arndt Hoyer G.F.R.
Ueli Brand Svizzera
Jan Major Cecoslovacchia
Inanc Ayas Turchia
Viatcheslav Jarikov U.R.S.S.
Robert MacDermott U.S.A.
Uje Koslav Vampovac Jugoslavia
Supplenti
Gene Bermingham Australia
Joe Leitner Austria
Walter Mertens Belgio
Ivan Karakachev Bulgaria
Hanne Hardman Canada
F. Pinon, G. Llanos Spagna
Claude Challet Francia
Dave Waugh Gran Bretagna
Miklos Laszlo Ungheria
Helge Sandnes Norvegia
Bogdan Plamowski Polonia
K. H. Wolf G.D.R.
Lothar fRutzel G.F.R.
Ramo Bertolucci Svizzera
Miroslav Repka Cecoslovacchia
Aleksandre Dounaev U.R.S.S.
William Bohringer U.S.A.
Gligor Ivascenko Jugoslavia
Direttore di gara
Gonippo Sebastiani
Ass. Direttore di Gara
Gaetano Argento
Maurizio Barone
BREVE STORIA
DEI CAMPIONATI MONDIALI
DI PARACADUTISMO
Nella storia di ogni attività sportiva è di solito piuttosto difficile individuare il momento che coincide con il passaggio dallo stadio di puro divertissement a quello di agonismo. Non fa eccezione a questa regola il paracadutismo, senonché l'evoluzione di uno sport così particolare e caratterizzato, non è mai passata attraverso la fase di diletto per una ristretta élite.
Quando nasce allora il paracadutismo sportivo? Per gli americani è probabile che questa data si identifichi con i primi Air Show che, fra gli anni 1922‑1929, videro le esibizioni, lautamente pagate, di qualche spericolato appeso ad una velatura immancabilmente bianca. Per i sovietici, forse nella metà degli anni trenta quando un rapporto di ambasciata, allora segreto, rivelò l'incredibile cifra di 250 centri‑scuola di paracadutismo, e, malgrado gli evidenti scopi para‑militari, riesce impossibile pensare che, fra tanti paracadutisti, non sia nata l'idea della competizione. Si tratta tuttavia, nell'uno e nell'altro caso, di appendici a fatti che erano essenzialmente estranei allo sport.
Anche in Europa, massime in Francia ma anche in Italia e Germania, l'interesse per questa attività allora notevolmente pericolosa è, forse proprio per questo, abbastanza vivo già prima della seconda Guerra Mondiale, ma il retaggio circense o militare sarà, per molti anni ancora, troppo pesante. Quando nasce allora il paracadutismo sportivo? .Generalmente si assume che questa data sia il 17 e 18 febbraìo del '51, quando cioè, in una riunione della F.A.I. ad Hague in Olanda, si stabilisce di organizzare il primo Campionato del Mondo (1). Per parte nostra riteniamo un poco arbitraria questa datazione, rimanendo il paracadutismo ancora per molti anni, e nella maggiore parte del mondo, attività più vicina allo spettacolo da brivido o alle manovre militari che non ad una qualsiasi disciplina sportiva.
Ma una data, come impongono le convenzioni, bisogna pure assumerla, e questa vale di più ed ha più fascino di altre.
Dunque, in quella riunione, dedicata quasi interamente al paracadutismo, si discute sul come incrementare, allargandone i confini, questa attività che pochi ardiscono ancora chiamare sport.
Ne esce la decisione di effettuare, quasi a titolo di prova, una competizione internazionale ufficiale, regolamentata dalla F.A.L.
La denominazione Campionato del Mondo sarà posteriore di qualche mese; il pudore ha impedito sul momento di usarla. La sede prescelta è Bled in Slovenia, magnifica cittadina ai piedi delle Alpi, bagnata da un lago che sembra preso da una favola. E proprio di favola è il caso di parlare accingendosi a raccontare la storia dei Campionati Mondiali di paracadutismo.
1951 – Bled: l’inizio
Bled dunque, né poteva essere diversamente perché la proposta di effettuare un meeting mondiale era partita appunto dal rappresentante yugosiavo, che aveva altresì attestato la disponibilità del proprio paese all'organizzazione di questo primo Campionato.
Il 16 agosto 1951 si ritrovano a Bled appunto, in 17 provenienti da sei diversi paesi. La Iugoslavia ha, come è ovvio, la più nutrita rappresentanza con sei paracadutisti, seguono l'Italia con cinque, Francia (tre, fra cui l'unica donna, l'allora ventunenne ‑ ed espertissima ‑ 112 salti!! Monique Laroche), Gran Bretagna (due), Olanda e Svizzera con un concorrente ciascuna.
Un rapido controllo ci dice che questo elenco non concorda con le cifre ufficiali; il concorrente olandese infatti, a causa di problemi di regolamento, parteciperà a sole due prove senza comparire quindi nella classifica definitiva. Sono previsti cinque lanci: due di precisione da 500 m con apertura istantanea, due di precisione da 2000 metri con apertura fra i 700 ed i 300 m, uno da 350 m con atterraggio in acqua e « zero » costituito da un cerchio di legno galleggiante.
La squadra italiana: Cannarozzo, Rinaldi, Bordignon, Caffaretto, Milani con la riserva Cavatorta in viaggio premio, è molto attesa alla prova; si presume forse troppo da questi primi azzurri del paracadutismo. In effetti la mania tutta italiana delle aperture a quote impossibili, proprio in questo primo mondiale dovrà causarci una cocente delusione. Milani, fra i primi nelle prove da 500 e 350 m, ritarda oltre ogni limite l'apertura del paracadute in uno dei salti da 2000 metri ponendosi quindi fuori gara.
II primo campione è un francese, Pierre Lard, che è stato anche un buon tre‑quarti del campionato di rugby del suo paese, e che precede lo jugoslavo Vukcevic e lo svizzero Hans Walti, il quale era giunto a Bled, accompagnato da una troupe cinematografica, a bordo di una lussuosa Cadillac!
II 20 agosto, con le eleganti evoluzioni di un originale idroaliante che ammara sul lago di Bled, si chiude questa prima edizione dei Campionati del Mondo di paracadutismo. Un'ultima annotazione che dice molto sulla particolare disposizione del vertice iugoslavo verso questo sport: nella stessa serata del 20, i concorrenti e gli accompagnatori vengono ricevuti ed ospitati per una cena slovena, presso la ex residenza reale, dal Maresciallo Tito il quale, pur sofferente per una recente operazione, ringrazia e saluta gli ospiti con un breve discorso.
Una foto storica: la rappresentativa italiana ai primi Campionati dei Mondo, a Bled (Jugoslavia) nel 1951: Bianchini, Cannarozzo, Rinaldi, Boschi, Milani. Caffaretto.
1954 ‑ St. Yan: i Russi e l'”americano”
Dopo Bled si ha un periodo di riflessione durante il quale anche nella mente dei più increduli, e malgrado la ridotta risonanza della competizione, si fa strada l'idea che un Campionato del Mondo può rappresentare il migliore trampolino di lancio anche per il paracadutismo. Già nel '52 si è avuta una proposta, poi caduta, per la seconda edizione da effettuarsi in Olanda.
Questa seconda edizione viene invece assegnata alla Francia nel corso di una riunione della Commissione per il Paracadutismo (CA.P.) della F.A.I., tenuta a Parigi al n. 6 di rue Galilèe, il 15 gennaio 1954. Questa riunione è ormai passata alla storia per due motivi: nella stessa infatti fu deciso la cadenza biennale dei mondiali e fu fatta, da parte del delegato sovietico Stepanov, la ormai famosa richiesta affinché, per la misurazione delle distanze dal centro, fossero presi in considerazione anche i centimetri. L'incredulità ed il malcelato sarcasmo di quasi tutti i delegati presenti, lasceranno il posto alla costernazione appena sette mesi dopo, sui prati di St. Yan, nel sud della Francia, ad un tiro di schioppo dal castello del Signor de Lapalisse.
Fedcitcin, Marutkin, Kosinov, Miliestevic e la Seliverstova dimostrano subito che le parole di Stepanov non erano invenzioni di una mente malata né infantili mìllanterie.
La media del campione, un elettricista ucraino trentaduenne, Ivan Fedcitcin, i capelli di stoppa ed i tratti del viso che paiono scolpiti nel legno dei boschi della sua terra, è di circa 5 metri per lancio, il che ‑ considerati i mezzi del tempo ‑ha del fantastico. La velatura vincente è la sovietica PD47 dalla originale pianta a rettangolo molto corto.
Fa il suo esordio in questa gara la già nominata Valentina Seliverstova, incredibile esempio di serietà e dedizione allo sport: sarà presente a tutte le edizioni dei mondiali fino al 1968 compreso. A St. Yan si piazza al nono posto, prima fra le due concorrenti femminili.
Foto: Rinaldi e Cannarozzo concordano i particolari di quello che doveva essere l'ultimo lancio di Cannarozzo.
Foto: Elio Cavatorta, campione italiano di precisione, perito in un lancio nel lago di Garda.
Partecipa anche, quasi casualmente, un americano, il Sergente Fred Mason, il quale, di stanza in Germania, provvede personalmente alle spese di viaggio. Mason, che si piazzerà ventitreesimo, perderà la vita qualche tempo dopo in un incidente di volo su di un aliante.
Non sarà purtroppo né il primo né l'ultimo, fra gli Dei dell'Olimpo paracadutistico, a lasciarci in modo cosi triste.
Poco più di un anno prima, il 3 maggio 1953, era scomparso Salvatore Cannarozzo, « le parachutiste le plus intrepide du monde ». Totò, trentaduenne, si era schiantato sul cimitero del Lido di Venezia durante un salto di manifestazione. Le sue ultime grida rimarranno impresse per sempre nella mente e nel cuore dei pochi testimoni.
Nel giugno del '52 anche Cavatorta, giornalista e redattore sportivo della RAI che era stato riserva a Bled, si uccide saltando sul Lago di Garda.
Le cronache statistiche di St. Yan ci tramandano questi dati: partecipanti 29 uomini e due donne, provenienti da sette nazioni. Numero dei lanci, 5 (due di precisione da 1500 m con venti secondi di ritardo, due sempre di precisione da 600 m con apertura immediata, uno di stile da 1500 m e 20 secondi di caduta libera, nel quale era valutata in punti la capacità di mantenere una posizione piatta e stabile). II primo degli italiani è un maestro elementare di Pescara, Boschi, che si pone al 22° posto precedendo il povero Mason e, udite, udite, il campione di Bled, Lard. Rinaldi, come Milani tre anni prima, era piazzato discretamente fino alla prova di stile, dove l'abitudine e la ricerca, prima dell'apertura, del contatto visivo più prossimo con il terreno, lo tradirà, causandogli una severa penalizzazione.
1956 – Mosca:l’uscita dall’infanzia
La terza edizione si svolge alla periferia di Mosca, sull'aeroporto di Tushino, dal 29 luglio al 4 agosto del 1956. I mondiali di paracadutismo stanno uscendo dall'infanzia e lo dimostra il numero dei concorrenti (73 di cui 23 donne) ma soprattutto il numero delle squadre (10) che rappresentano ufficialmente il proprio paese. È l'anno della prima partecipazione USA ed i nomi del team americano diverranno più tardi tutti famosi. Fra essi c'è anche un francese naturalizzato americano, che si è avvicinato al paracadutismo a seguito di un incidente aereo, Jacques Istel.
Istel diventerà in pochi anni il n° 1, il Ford, o, se preferite, l'Agnelli, dell'industria del paracadute.
I salti sono 8 : 2 « salta e tira » da 600 metri e 2 da 1500 con 20 secondi di caduta libera, per la precisione; 2 lanci di stile da 2000 m (posizione come a St. Yan ma con ricerca, appena staccati, di un asse stabilito a terra a mezzo di segnalazioni) e, per la prima volta, 2 salti di precisione a squadre.
Gli amici‑nemici cechi danno in questa occasione uno dei tanti dispiaceri ai padroni di casa. I primi tre posti dell'individuale maschile (Koubek, Ozabel, Jhelicka, nell'ordine), il titolo dell'individuale femminile (la Maxova seguita dalle sovietiche Seliverstova e Mouchina) ed il primo posto nella precisione a squadre maschile, sono infatti appannaggio dei cecoslovacchi. Le squadre femminili sono solo due e, questa volta, sono le sovietiche a precedere le cecoslovacche.
La velatura dei cechi è il PTCH, un nome già importante. Per la prima volta o quasi, atleti e tecnici degli altri paesi hanno modo di osservare un paracadute a fenditura: gira lentamente (non ha comandi), scende un po' troppo forte anche per gli usi dell'epoca ma è pur sempre qualcosa di eccezionale. I russi hanno un curioso aggeggio entro il quale stivano le loro velature. Questo narchingegno, che dalle nostre parti verrà poi r.Namato calza, è stato inventato dai tedeschi fino da prima della II Guerra mondiale ma non si era praticamente mai visto all'opera.
La sensibilità commerciale e la preveggenza tecnica di Jacques Istel farà sì che, due anni dopo, le calze divengano normale bagaglio di ogni paracadutista americano, imponendosi poi successivamente in ogni parte del mondo.
L'Italia non ha mandato una propria squadra, né obbiettivamente sarebbe stata una idea felice partecipare.
Che cosa accade in quegli anni da noi? La scomparsa di Cannarozzo ha lasciato sì un vuoto ma solo di amicizia, di generosità, di simpatia. Totò, come gli altri del resto, non ha sentito l'esigenza di formare una scuola; i rari allievi dovevano lottare non solo con le difficoltà dell'addestramento e della carenza di mezzi, ma anche con una specie di blocco, conscio o meno che fosse, che il gruppo dei più esperti ponevano. Rinaldi, Milani, Cannarozzo e i pochi altri erano magnifici protagonisti di spettacoli aerei ma non sentivano particolarmente la spinta agonistica intesa come disciplina ed allenamento.
iniziato quindi il periodo più buio della storia del nostro paracadutismo; i rari barlumi verranno, per anni, offuscati dalla cronica mancanza di mezzi e dal sospetto che questa attività dovesse essere irregimentata, più che dal CONI, da qualche ente fiera di provincia.
1958 ‑ Bratislava: nasce (monco) lo stile
fl biennio '56‑'58 è molto attivo per il paracadutismo di tutto il mondo; a parte sovietici e cechi, da anni per tradizione ad altissimo livello, si sta affermando in Europa il paracadutismo francese: Chasak, Prik, Cledassou (due, Raoul e Marcel), Arassus sono i primi nomi che diverranno presto i maestri di una scuola che sta per imporsi in tutto il mondo.
Ma sono ancora Sovietici e Cecoslovacchi che stravincono i quarti mondiali che si tengono a Bratislava (Cecoslovacchia) dal 3 al 10 agosto del 1958. Settantotto atleti di 14 paesi (57/21), si contendono le medaglie in palio su otto lanci. II programma è quello di Mosca con una piccola variazione, così piccola che determinerà una svolta fondamentale nella storia del paracadutismo.
I due lanci di stile (2500 m) prevedono infatti l'esecuzione di una serie di figure in caduta libera (cinque giri alternati dx/sx più un looping all'indietro) da eseguirsi su di un asse stabilito da terra. Questa vera e propria rivoluzione è la data di nascita di quella che, pur se ancora incompleta, diverrà la prova più difficile, più affascinante, più caratterizzante di questo sport: lo stile o voltige o style o styl, chiamato anche, in un italiano corretto ma indigesto, acrobazia individuale.
Campioni del mondo individuali sono i sovietici Piotr Ostrowski e Nadia Priahina, più tardi apprezzata giudice internazionale.
Sempre sovietiche sono le medaglie d'oro per le prove a squadre maschili e femminili. I russi hanno velocemente riguadagnato il terreno perduto a Mosca, anche nel campo delle velature; a Bratislava uomini e donne hanno usato un paracadute con una fenditura ‑ il T2 ‑ che sembra essere la copia, appena modificata, della velatura che ha vinto nel '56.
L'Italia non partecipa e questa assenza durerà ancora molti anni.
fl biennio '56‑'58 è molto attivo per il paracadutismo di tutto il mondo; a parte sovietici e cechi, da anni per tradizione ad altissimo livello, si sta affermando in Europa il paracadutismo francese: Chasak, Prik, Cledassou (due, Raoul e Marcel), Arassus sono i primi nomi che diverranno presto i maestri di una scuola che sta per imporsi in tutto il mondo.
Ma sono ancora Sovietici e Cecoslovacchi che stravincono i quarti mondiali che si tengono a Bratislava (Cecoslovacchia) dal 3 al 10 agosto del 1958. Settantotto atleti di 14 paesi (57/21), si contendono le medaglie in palio su otto lanci. II programma è quello di Mosca con una piccola variazione, così piccola che determinerà una svolta fondamentale nella storia del paracadutismo.
I due lanci di stile (2500 m) prevedono infatti l'esecuzione di una serie di figure in caduta libera (cinque giri alternati dx/sx più un looping all'indietro) da eseguirsi su di un asse stabilito da terra. Questa vera e propria rivoluzione è la data di nascita di quella che, pur se ancora incompleta, diverrà la prova più difficile, più affascinante, più caratterizzante di questo sport: lo stile o voltige o style o styl, chiamato anche, in un italiano corretto ma indigesto, acrobazia individuale.
Campioni del mondo individuali sono i sovietici Piotr Ostrowski e Nadia Priahina, più tardi apprezzata giudice internazionale.
Sempre sovietiche sono le medaglie d'oro per le prove a squadre maschili e femminili. I russi hanno velocemente riguadagnato il terreno perduto a Mosca, anche nel campo delle velature; a Bratislava uomini e donne hanno usato un paracadute con una fenditura ‑ il T2 ‑ che sembra essere la copia, appena modificata, della velatura che ha vinto nel '56.
L'Italia non partecipa e questa assenza durerà ancora molti anni.
1960 ‑ Sofia: il primo carreau
Due anni dopo siamo ancora all'Est ed è abbastanza comprensibile dato lo strapotere tecnico degli orientali. I tempi tuttavia stanno cambiando ed i primi segni si intravedono proprio a Musacevo nei pressi di Sofia (Bulgaria) dove, dal 2 al 14 Agosto 1960, si svolgono i quinti Campionati Mondiali.
Gli americani sono per la prima volta protagonisti, e non casualmente. Alla fine del 1959, una statistica della P.C.A. (Parachute Club of America) ci dice molto sulla diffusione del paracadutismo negli USA: 15.000 praticanti in alcune centinaia di centri!!
Ed il primo zero mai registrato in un mondiale è di un americano, Richard (Dick) Fortenberry il quale salta con un paracadute a due fenditure, ovviamente simmetriche, a forma di L, fabbricato dalla Pioneer Parachute CO. Jim Arender è campione nello stile che nel frattempo ha perduto un giro ed acquistato un secondo loop, assumendo praticamente la fisionomia definitiva conosciuta tuttora.
Sovietici e cechi si dividono ancora tuttavia i titoli assoluti: nell'ordine nelle prove a squadre; Kaplan e la Reilova nelle classifiche individuali.
Per le statistiche, alcune cifre: 69 competitori di cui 45 uomini e 24 donne. I lanci sono stati 4 di precisione individuale da 2000 m, 2 di stile e due di precisione a squadre, sempre da 2000 m.
Dalle nostre parti ci si sta svegliando dal lungo letargo. Si ricomincia a parlare di competizioni anche se molto spesso si tratta di manifestazioni mascherate da gare.
Fra quanti emergono in quegli anni, a prezzo di notevoli sacrifici, ricordiamo il comasco Valli innanzitutto, poi Buldrini, Valsecchi, Trettel. Molti altri premono comunque alle spalle dei più forti, pur fra tante difficoltà. Anche gli sforzi di quei pochi fra i nostri paracadutisti militari che sentono il fascino della competizione, vengono premiati ponendo le basi di quella « scuola » che, più tardi, ci darà non poche soddisfazioni.
1962 ‑ Orange: l'esplosione
Si è detto in precedenza dell'importanza del paracadutismo USA; quale migliore occasione per aumentare il peso di questo sport nella vita americana si poteva presentare se non quella di organizzare i sesti Campionati Mondiali? L'idea fu, ufficialmente, di Joe Crane, presidente della P.C.A., ma grande fu certamente l'influenza di Istel, rappresentante americano presso il CIP della FAI e soprattutto già affermato industriale del paracadute.
Le motivazioni, di fatto, hanno poca importanza; la designazione è in assoluto meritatissima.
La larghissima diffusione, ‑ già abbiamo fatto delle cifre in proposito e presumibilmente in due anni l'incremento è stato sensibile ‑,l'alto livello tecnico esemplificato dai risultati ottenuti in Bulgaria; la avanzata tecnologia ‑ dalla quale ci verrà proprio in quel periodo il 7 TU o Conquistador, opera di Loy Brydon e Curt Hughes, velatura ineguagliata nella sua categoria ‑; tutto ciò ci sembra motivo più che sufficiente per giustificare la richiesta americana.
Dunque i mondiali del '62 si svolgono in USA e gli americani fanno le cose in grande. La sede prescelta è una piccola città del Massachussets, Orange, che, guarda caso, ospita anche la Parachutes Inc. di cui è proprietario e presidente Istel. Viene approntata una buca in ghiaia di 100 (cento) metri di diametro nonché il « Bowl » una specie di anfiteatro fatto di terreno di riporto e tribune prefabbricate per permettere al pubblico la migliore visione.
La risposta da tutto il mondo è altrettanto grande: 133 (98/35) sono gli atleti che competono ad Orange. Jim Arender dimostra di aver gradito l'assaggio di due anni prima e si aggiudica il titolo assoluto maschile; un'altra americana, Muriel Simbro, quello femminile.
Lo stile è appannaggio di un fuoriclasse sovietico Evgenij Tkacenko, la cui media (9,4 sec.) è di una spanna migliore di quelle dei più vicini rivali. La prova ed il titolo di precisione maschile vanno ad un giovane francese di Marsiglia, Gerard Treves, che, il giorno di apertura dei mondiali, ha totalizzato esattamente 281 salti. 182 centimetri sui tre migliori salti, questa la fantastica prova del ragazzino di Marsiglia! La prova di stile femminile è vinta dalla Stacikova, mentre un'altra cecoslovacca, Dagmar Kuldova, si afferma nella precisione. Ancora cechi e americani primi nella combinata a squadre rispettivamente maschile e femminile.
Fa il suo esordio in sordina, a questi mondiali, un grande, anzi, a nostro parere, il campionissimo per eccellenza, l'allora ventiduenne Vladimir Gurny. Di lui parleremo comunque più avanti e perché non mancherà più a nessuna edizione.
Le velature vincenti? 7 TU Lo‑Po per gli americani, PTCH 4 i cechi, STA detto « Pinwheel » i sovietici. Ad Orange è esploso il paracadutismo ma gli italiani non sono purtroppo fra quelli che hanno fatto brillare le mine. Difficoltà logistiche e, soprattutto, finanziarie, hanno vanificato le migliori intenzioni che, per il fatto stesso di esistere, sono comunque un segno positivo, L'esperienza, esaltante anche se sfortunata, di Perugía con il Centro Nazionale, il contatto con un tecnico di grande capacità quale era il Bariton, hanno ormai fatto capire a tutti che, prolungare l'assenza dalle competizioni internazionali, significa celebrare anzitempo il funerale del paracadutismo italiano. Molti dei nostri più esperti tecnici ed atleti (Valli, Argento, Valsecchi, Buldriní, Bandiera, Goffis, Guerreschi, Guidolin, De Monti ecc. e ci perdonino gli omessi) hanno visto, hanno sentito, se non altro a livello di pelle. Si tratta ora di iniziare un nuovo discorso e, sempre fra mille difficoltà, si incomincia a balbettarlo.
Seranamente verso il bersaglio
1964 ‑ Leutkirch: ritornano gli azzurri ed appare il PC
Nel 1964 i mondiali vengono effettuati a Leutkirch, nella Repubblica Federale Tedesca e finalmente anche gli azzurri sono in campo.
Sono Fantozzi, Valli, Valsecchi, Goffis, Fortarel; i migliori? probabilmente, tuttavia le distanze tecniche determinate dallo scarso contatto internazionale e dalla carente esperienza, sono molto grandi.
Fortarel, un altoatesino di lingua italiana, dalla battuta facile a differenza dei suoi conterranei, si eleva sui compagni di squadra ed è buon 33° nella precisione. Lo stile è ancora per tutti i nostri materia di studio e buoni maestri saranno Tkachenko, Krestiannikov, Klima e Fortenberry che si classificano nell'ordine ai primi posti in questa prova. Tkachenko, che ha iniziato due anni prima la lunga serie di vittorie sovietiche nello stile, ha tolto 9 decimi di secondo alla sua media di Orange. Otto secondi e cinque decimi è il suo tempo finale e già si parla di limiti invalicabili. Di quella squadra sovietica, tre sono o diverranno campioni del mondo.
II '64 è l'anno che vede nascere, per la prima volta, qualche polemica per presunte irregolarità esemplificate dalle proteste per una, non troppo nascosta, simpatia fra gli organizzatori tedeschi ed il team USA. Ci si perdoni l'apparente paradosso, ma anche questo dimostra la raggiunta importanza dei mondiali di paracadutismo.
Ma quell'estate è ricordata soprattutto per la nascita dell'era del Paracommander. Solo chi era paracadutista a quel tempo può capire che cosa ciò significhi.
Fra la fine del 1963 e l'inizio del 1964, in Europa si incomincia a favoleggiare di una nuova velatura americana che promette di far diventare tutti campioni. In realtà il Paracommander ‑ o PC ‑è in uso da un anno negli States. La prima apparizione ufficiale è stata ad Issaquah durante i Campionati USA e Brydon, uno fra i più profondi esperti di tecnologia del paracadutismo di tutto il mondo, ha partecipato a quella gara con una esperienza di qualche centinaio di salti appeso al PC. Inoltre il Paracommander altro non è se non una rielaborazione di un progetto francese (Ing. Lemoigne) per una velatura ascensionale.
Sia come sia, in Germania quell'estate sono tutti col naso all'insù quando sull'aereo sale la nazionale USA. L'impressione è grande anche perché il disegno della velatura sconvolge tutti i canoni fino ad allora adottati. I risultati sono ottimi anche se non raggiungono l'eccellenza: scopriremo tutti, più tardi, quanto difficile fosse « tenere » questo primo purosangue del cielo!
Brydon, Fortenberry, McDonald sono rispettivamente, quarti, quínti e settimi nella prova di precisione che è dominata per l'ultima volta da quelle che, da questo momento, verranno chiamate velature a « fenditura semplice » o « tondi ».
Meritatissimo Campione del Mondo assoluto è Dick Fortenberry, forte e regolare sia in stile che in PA (ovvero Precisione di Atterraggio), seguito dal cecoslovacco Klima che ha vinto la prova di PA da 1500 metri ma che ha sbagliato di grosso dai 1000 m giocandosi una medaglia già quasi in tasca.
II titolo assoluto femminile va a Tee Taylor che si aggiudica anche l'oro dello stile, mentre la meravigliosa Seliverstova è prima nella precisione.
II livello delle gare femminili è ancora notevolmente distante dall'equivalente maschile. Tempi e misure sono espressi su limiti che attestano la non alta diffusione di questo sport nel mondo femminile; tuttavia non passeranno molti anni prima che una donna possa piazzarsi, in una ideale classifica che unisca maschi e femmine, fra i primi dodici‑quindci posti. Per il momento i tabù e la sufficienza con la quale gli istruttori guardano all'elemento femminile da allenare, l'hanno vinta. Poco dopo la fine della gara di Leutkirch, si fa strada in molti ed in più parti dei mondo che « conta » nel paracadutismo, l'opinione che i metodi fino ad allora adottati per i punteggi erano non solo straordinariamente complessi ma anche essenzialmente parziali, favorendo di fatto, nella combinata, le buone misure rispetto ai tempi di stile dell'epoca. Lyle Cameron con il suo 5 x 5 (più volte in seguito modificato) e, più tardi, Chuck Mc Crone con il metodo Equislope, tentarono di porre un rimedio a questa carenza, ma come spesso accade, entrambe le medicine, saranno presto parzialmente peggiori dei mali. Sia nel 5 x 5 che nell'Equislope infatti, la predominanza, 8i fini della determinazione del punteggio della combinata, passò alle prove di stile non appena i tempi raggiunsero i livelli ora ormai consueti.
Questi metodi erano discretamente efficienti entro una fascia di tempi di stile che anche allora venivano considerati lenti (nelle prove femminili dove girare in 12,2‑12,9 significativa vincere, lo Equislope addirittura ribaltava la predominanza favorendo la PA), ma quando ‑ ed accadrà molto presto ‑ i tempi scesero sotto gli 8" si vedranno degli ottimi « voltigeur » piazzarsi molto bene in combinata pur con numerosi metri nella precisione.
Ancor oggi, malgrado le differenze di misurazione rispetto a quei metodi, la combinata favorisce decisamente troppo chi si impone nello stile con un buon tempo.
1966 ‑ Lipsia: La commedia
Fra il '64 ed il '66 dalle nostre parti si pensa soprattutto ad uscire da una recessione che, pensavamo tutti, non dovesse mai verificarsi nell'Italia del boom. Ciononostante, malgrado le difficoltà economiche, è proprio in quegli anni che più si anima il nostro paracadutismo. Nel 1965 si giunge finalmente ad organizzare il primo campionato italiano, auspice l'Aero Club nazionale, ed è primo Benito Buldrini, un bolognese ufficiale dell'Aeronautica Militare. Non è male in precisione ma ì tempi dello stile sono ... da classifica femminile. È da notare tuttavia che 150 salti di allenamento per anno, erano allora il plafond massimo che solo qualche fortunato poteva permettersi in Italia. Per la maggioranza, con 60‑80 salti all'anno, era già un titolo di merito eseguire la formula di gara senza dovere per questo rischiare una apertura bassa. L'anno dopo, ed è annata pari, da mondiale, campione italiano è il povero Valsecchi che ci sarà strappato ben presto da una atroce malattia. Lo seguono in classifica due padani molto diversi fra loro, Bandiera e Benetti ed ancora il « lucido » Guidolin, il primo fra i nostri che raggiungerà più tardi un discreto livello internazionale. Guidolin è uno strano tipo, anzi un atipico, che, a differenza della maggioranza, si eleva solo quando non è pressato da vicino. II suo limite sarà sempre proprio in questa carenza di vis pugnandi che, secondo taluno, gli creerà anche dei veri e propri stati ipocondriaci.
II 1966, come si è detto, è anno di mondiali, e in questa occasione si verificherà il primo grosso pateracchio della storia della massima competizione paracadutistica.
La FAI aveva assegnato l'organizzazione ai tedeschi orientali i cui rapporti politici erano allora estremamente tesi con quasi tutte le nazioni NATO ma in particolare con gli USA. La situazione è quindi l'ideale perché si verifichi che « ... una forma di paranoia colpisca la mentalità collettiva... ». II casus belli è confuso e pressoché irrilevante, checché se ne dica, e la stolidità politica ha buon gioco sugli entusiasmi dei pochi. Fatto sta che gli USA rinunciano alla competizione e pare che facciano non poche pressioni sulle nazioni alleate a livello di alta diplomazia (sic!).
Ne risulta che, a Lipsia che è la sede designata, si presentano in 108 (72/36) provenienti da 18 Paesi contro i 170 concorrenti (131/39) di 31 nazionali che avevano gareggiato a Leutkirch.
Le squadre cosiddette occidentali sono poche e quelle poche di non eccelso livello, e il fatto, sul momento, svilisce mica male una gara che aveva ormai affermato il proprio prestigio.
Tuttavia, un'occhiata più attenta ai risultati nonché al livello potenziale dei non presenti, ci rivela che gli unici a guadagnarci sono proprio questi ultimi.
Intanto sale sulla sua personale cometa Vladislav Krestiannikov, kìrghiso da Taskent, ciuffo alla « Fulmine » e baffetti biondi che quasi sempre fanno da corn ice ad un sorriso di gioventù felice.
« Kresti » è già entrato nell'Olimpo a Leutkirch a soli 23 anni e a Lipsia conquista il titolo assoluto e quello di stile, gara nella quale i sovietici hanno portato una ventata di novità.
I tempi dei primi sono attorno e sotto gli 8", e sono il frutto di un attento studio dell'aerodinamica del corpo umano, di una preparazione fisica accuratissima e ... di salti, salti, salti.
Un te‑desco (Est ovviamente) Gerhardt, si impone nella PA con un mostruoso paracadute, studiato dai suoi compatrioti, la cui sigla ‑ RO/5 ‑ ricorda un messaggio da agenti segreti.
L'RL3/5 Seifhennersdorfer (questo il nome completo) è 35 .piedi di diametro e nella fase finale crea un piccolo tornado per la massa d'aria spostata. L naturalmente a calotta rientrante ed ha tre grosse fenditure di spinta (tipo UT 15 per intenderci) ed una abbondante dose di u labbra francesi » o fenditure anteriori. I sovietici hanno l'UT 2, ottima velatura per i tempi, ma devono accontentarsi del terzo posto con il più grande dei grandi, Vladimir Gurny da Minsk.
Outsiders sono i canadesi i quali, noncuranti del veto USA, sono venuti a Lipsia ed ottengono un 2° posto nella PA individuale con Wykeham‑Martin (0,23 m la sua prestazione su quattro salti) ed un terzo posto nella classifica assoluta per nazioni. L'Italia, è logico, non c'era ed è un peccato perché un'occhiata alla nuova posizione dello stile russo non avrebbe fatto male.
1968 ‑ Graz: La precisione fa onore al suo nome
È il 21 agosto 1968, a Graz (Austria) c'è il sole ma il vento soffia fra i 6 ed i 7 m/s. Due concorrenti, Kalous ‑ Jaroslav di nome e cecoslovacco ‑ e Colin King che è venuto fino dall'Australia, stanno effettuando lo spareggio per aggiudicarsi la medaglia d'oro nella PA ai noni Campionati Mondiali di paracadutismo. Dopo quattro salti entrambi sono a metri zero virgola zero zero.
II primo lancio di spareggio ‑ ed il vento è ancora a livelli accettabili ‑ vede Kalous di nuovo sul carreau mentre King si allunga con entrambe le gambe per ottenere dodici centimetri. AI secondo salto si alza il ventaccio di cui s'è detto e la cui violenza impedisce la prosecuzione della gara femminile ancora in corso; King in finale, capisce di aver attaccato con un angolo troppo stretto e pesta con violenza sui comandi. II suo PC reagisce ... appunto da PC ed inizia una larga pendolata : 5,51 ed una sberla sulla ghiaia da ricordare per un pezzo. Tutto deciso quando Kalous atterra a 165 centimetri dal dischetto? No, perché l'australiano, al terzo salto ottiene uno zero pulito; si attende quindi l'atterraggio del ceco il quale deve ottenere una misura inferiore a m 3,98 per essere Campione del Mondo. Una bazzecola per chi, come Kalous, ha già dimostrato di essere fortissimo appeso al PTCH 7, ma l'emozione lo tradisce. L'attacco è chiaramente sbagliato e Kalous si scompone sui comandi, è corto, poi lascia che la velatura si gonfi ed atterra lungo ma non abbastanza per perdere la medaglia d'oro. Le immagini dell'epoca ce lo tramandano con un largo sorriso, un poco ebete, tipico di chi è scampato ad un disastro.
A Graz sono tornati anche gli azzurri; la squadra, come è giusto, è totalmente rinnovata. Ha deciso come qualificazione, la classifica del campionato italiano: Guidolin, di cui già si è detto e che ha bissato il successo del 1967, Bauchal, De Monti, Sacchetti, Malavasi e Benetti (riserva/ interprete), sono i « nostri » che, preceduti da un ragazzino che tiene alto un cartello con la scritta « Italien » il 10 agosto 1968 sfilano per la cerimonia di apertura davanti al folto pubblico che riempie l'aeroporto di Thelerhof.
Li accompagna Luciano Malpeli; il ten. col. Argento, del quale si dice sia nato avvolto in una velatura; ed il neo giudice internazionale Piero Goffis, attentissimo a carpire i più biechi segreti dei vecchi marpioni del cronometro e del picchetto.
Guidolin, che « gira » ancora alla vecchia maniera, è il primo dei nostri nello stile (51°) e nella combinata (41°). Bauchal, un veronese dalle lunghe leve, scorbutico ed ambizioso ma che non ha ancora messo a fuoco con precisione i propri obbiettivi, lo segue da vicino. Malavasi è 25° in PA e sta prendendo in anticipo le misure per i prossimi mondiali. De Monti, un altro altoatesino loquace, e Sacchetti, mezzo veneto e mezzo emiliano, sono più indietro.
Per Sacchetti c'è la scusante di un malfunzionamento al secondo lancio di precisione che gli impedisce di atterrare in buca; il successivo reclamo viene accolto, come si suol dire, . . . « rumorosamente ».
II 12° posto (su 26) nella combinata per nazioni è un risultato da non disprezzare ma qualcosa si deve ancora fare.
II titolo assoluto individuale maschile va al regolarissimo Tkacenko che riporta a Kiev la terza medaglia d'oro in sei anni.
Nello stile, altro caos. La medaglia d'oro va al più grande fra gli Dei, sempre lui, Vladimir Gurny, i cui tempi 7,2‑7, 4‑8,1 (0,5 di penalità) sanno di leggenda. Vladimiro è un normotipo perfetto che viene da Minsk, capitale di quella che una volta era chiamata Russia Bianca. La sua classe è eccelsa esprimendosi sempre ad altissimo livello sia in PA che in stile. È, lo ripetiamo, il più grande, ma a Granz ha avuto dell'oro al posto dell'argento. II kirghiso di Taskent, Krestiannikov, ha girato in 6,6 o 6,7 ‑ 7,5 ‑ 6,9. E allora? Allora quel 6,6 o 6,7 è un tempo non ufficiale rilevato tuttavia da più osservatori imparziali fra i quali anche l'americano e direttore di « SkyDiver » Lyle Cameron. fl responso ufficiale è la massima penalizzazione ‑ per extra maneuvers (??!!) ed il kirghiso, pur continuando a sorridere, piomba nel buio del fondo classifica.
Russe e ceche (Voinova e Tomsikova) si aggiudicano le prove femminili, gli Stati Uniti il titolo assoluto a squadre. Fra i nipotini dello zio Sam è da sottolineare una assenza ed una presenza che, per diversi motivi, hanno molta importanza. Roy Johnson è l'assente, e si tratta dell'altro (non l'unico come affermano gli americani, altrimenti dove lo mettiamo il kirghiso?) in grado di girare sotto ai 7"; la presenza è invece Clayton Shoeppie, e questo nome dovremo ricordarlo fra non molto. Intanto, a diciannove anni, si è presentato fra i primi quindici del mondo.
E per Graz basta cosi.
1970 ‑ Bled: II « Zigain » inciampa sul podio
L'esperienza di Graz ha pur significato qualcosa per gli italiani e nel biennio successivo se ne vedranno i frutti. I tempi di stile e le misure di PA si abbassano notevolmente ed incominciamo a sentirci meno derelitti. Nel '69 Guidolin precede Ottaviani, Bauchal e Lucchese agli assoluti. L'anno dopo finalmente si avranno i tre titoli che vanno a Milanesi (PA), Serenelli (Stile) e Bauchal (assoluto).
Serenelli ed Ottaviani sono gli ultimi due prodotti della Scuola Militare: amici‑rivali, caratterizzano con Guidolin e Bauchal il paracadutismo italiano dei successivi primi anni '70. Serenelli, marchigiano di Loreto è, come Gurny, un normotipo ed affronta gli allenamenti con incredibile serietà e determinazione. Ottimo tecnico, ha grande classe ed è inoltre attentissimo ad ogni sia pur piccola sfumatura nel lavoro (aereo ed appeso) dei grandi sovietici, cechi, americani. Ottaviani, perugino elegante, è più scanzonato ed ha forse meno voglia di vincere. Entrambi sono comunque molto dotati. Ai decimi mondiali che si organizzano, dopo diciannove anni, di nuovo sull'aeroporto di LesceBled vanno, con Serenelli, Ottaviani e Bauchal, anche De Monti (riserva) Malavasi, e Sarti, bolzanino di campagna, ingenuo e buono quindi, come si conviene.
Frattanto qualche mese prima, alla fine del '69, era giunta una notizia, sul momento apparsa confusa e contradditoria; pare che Krestiannikov, il kirghiso, sia morto in un incidente di caccia.
Più tardi se ne ha la conferma, che lascia attoniti i pochi che lo avevano conosciuto. Krestiannikov salta ora con altri Dei, scuotendo il suo ciuffo biondo e sorridendo. Molti fra di noi pensano che la Morte non è solo cieca ma anche desolatamente idiota.
A Bled la sfilata inaugurale inizia alle 13,45 di domenica 6 settembre 1970. II giorno dopo, con un fuori buca di un carneade svedese a nome Wallberg, parte la competizione. Gli americani, uomini e donne, si dimostrano subito molto forti ma, alla distanza, avranno una lieve flessione. Donald E. Rice, che al terzo salto è solo quinto nella classifica provvisoria, si ritrova sul gradino più alto del podio, ed è così felice da trovare lo spazio per una lacrima. Prima dell'ultimo salto, davanti a lui erano Pesyak (YU) e Hardouin (F) con 0,00 m., Gorinov (Bui.) 0,03, Hayes (USA) 0,10. All'ultimo round salta per primo il bulgaro (PTCH 83 m. 7,69 (!!); poi Bili Hayes, due volte campione USA di PA, che con il suo PC è corto di sette metri e venticinque centimetri. È la volta di Rice che, con uno zero pulito, è in questo momento terzo. Quando salta lo slavo (PS 07) ed atterra a lato di tre metri e sessantanove centimetri, il 1975, Warendof, Primo Campionato Mondiale di « Lavoro Relativo ». La squadra italiana: Sebastiani, Corpaci, Marotta, Serafini, Mirzan Roberto, Scopinaro, Loschi, Sacchi, Marzuttini, ecc. viso un po' arrossato dai riflessi dei capelli, di Donald incomincia ad incresparsi in un sorriso. Eolo incomincia a far capricci e in cielo sì è aperto ora l'Olympic di Noel Nardouin. II francese è molto sopra la buca e rimane controvento fino a pochi metri; quando si gira è troppo tardi e non assaggia la terra solo perché la buca in ghiaia è molto ampia; è comunque un + 10.
Fra questi grandi si è inserito un italiano, Giuseppe Malavasi, che con 25 cm. è quinto a soli tredici cm. da Rice. Malavasi viene da Novi, nella bassa modenese, dove, per la sua indipendenza era soprannominato « zigain » ovvero zingaro. Abita ora a Torino da molti anni e lavora magnificamente sui comandi. Mediocre stilista, è tutto da vedere quando è appeso. Ha inciampato nel podio al primo salto (16 cm.) altrimenti ci avrebbe regalato la prima medaglia nella storia dei mondiali. Un russo di Leningrado, Jacmenev, è primo nello stile (ma la sua media è superiore a quella di Gurny nel '68) e nella combinata.
Dietro al sovietico, in entrambe le classifiche, è secondo per definizione, il cecoslovacco Pospichal. Fra gli stilisti il migliore degli italiani è Serenelli (9,4 di media) trentaquattresimo; Malavasi ancora, nella combinata è 33° davanti agli altri italiani.
Lo stile femminile premia forse un po' troppo una giovane sovietica, la Zakoreckaja; la migliore del gruppo è certamente una americana esile e carina, Susie Joerns, ma il suo primo salto (da 1750 metri a causa di un fitto banco di nuvole) è penalizzato di 3,5 sec. per aver superato di tre decimi il tempo massimo di caduta. Susie afferma tuttavia la sua classe nei due salti successivi con un 8,0 ed un 8,1.
I Cechi si aggiudicano altre tre medaglie (PA a squadre e combinata a squadre maschile; combinata a squadre femminile) e la Francia 2 con Marie France Baulez, gradissima stilista, nella combinata individuale femminile e nella PA a squadre.
La banalità (è sempre così) della cerimonia di chiusura, il 20 settembre, viene ravvivata da una stella a nove offerta da Jerry Bird e soci dell'USFET ‑ United States Freefall Exibition Team. La folla ed i concorrenti esplodono all'atterraggio, in una vera e propria ovazione; la stella è stata formata saltando da 200 m e per molti fra quanti sono a terra, si tratta di una novità assoluta.
Sta nascendo, fra ruggiti e non vagiti, un pericoloso concorrente per le specialità tradizionali: il Lavoro Relativo.
1972 Tahlequah:Armaing ovvero « Dell'Assetto Positivo »L'esperienza di Graz ha pur significato qualcosa per gli italiani e nel biennio successivo se ne vedranno i frutti. I tempi di stile e le misure di PA si abbassano notevolmente ed incominciamo a sentirci meno derelitti. Nel '69 Guidolin precede Ottaviani, Bauchal e Lucchese agli assoluti. L'anno dopo finalmente si avranno i tre titoli che vanno a Milanesi (PA), Serenelli (Stile) e Bauchal (assoluto).
Serenelli ed Ottaviani sono gli ultimi due prodotti della Scuola Militare: amici‑rivali, caratterizzano con Guidolin e Bauchal il paracadutismo italiano dei successivi primi anni '70. Serenelli, marchigiano di Loreto è, come Gurny, un normotipo ed affronta gli allenamenti con incredibile serietà e determinazione. Ottimo tecnico, ha grande classe ed è inoltre attentissimo ad ogni sia pur piccola sfumatura nel lavoro (aereo ed appeso) dei grandi sovietici, cechi, americani. Ottaviani, perugino elegante, è più scanzonato ed ha forse meno voglia di vincere. Entrambi sono comunque molto dotati. Ai decimi mondiali che si organizzano, dopo diciannove anni, di nuovo sull'aeroporto di LesceBled vanno, con Serenelli, Ottaviani e Bauchal, anche De Monti (riserva) Malavasi, e Sarti, bolzanino di campagna, ingenuo e buono quindi, come si conviene.
Frattanto qualche mese prima, alla fine del '69, era giunta una notizia, sul momento apparsa confusa e contradditoria; pare che Krestiannikov, il kirghiso, sia morto in un incidente di caccia.
Più tardi se ne ha la conferma, che lascia attoniti i pochi che lo avevano conosciuto. Krestiannikov salta ora con altri Dei, scuotendo il suo ciuffo biondo e sorridendo. Molti fra di noi pensano che la Morte non è solo cieca ma anche desolatamente idiota.
A Bled la sfilata inaugurale inizia alle 13,45 di domenica 6 settembre 1970. II giorno dopo, con un fuori buca di un carneade svedese a nome Wallberg, parte la competizione. Gli americani, uomini e donne, si dimostrano subito molto forti ma, alla distanza, avranno una lieve flessione. Donald E. Rice, che al terzo salto è solo quinto nella classifica provvisoria, si ritrova sul gradino più alto del podio, ed è così felice da trovare lo spazio per una lacrima. Prima dell'ultimo salto, davanti a lui erano Pesyak (YU) e Hardouin (F) con 0,00 m., Gorinov (Bui.) 0,03, Hayes (USA) 0,10. All'ultimo round salta per primo il bulgaro (PTCH 83 m. 7,69 (!!); poi Bili Hayes, due volte campione USA di PA, che con il suo PC è corto di sette metri e venticinque centimetri. È la volta di Rice che, con uno zero pulito, è in questo momento terzo. Quando salta lo slavo (PS 07) ed atterra a lato di tre metri e sessantanove centimetri, il 1975, Warendof, Primo Campionato Mondiale di « Lavoro Relativo ». La squadra italiana: Sebastiani, Corpaci, Marotta, Serafini, Mirzan Roberto, Scopinaro, Loschi, Sacchi, Marzuttini, ecc. viso un po' arrossato dai riflessi dei capelli, di Donald incomincia ad incresparsi in un sorriso. Eolo incomincia a far capricci e in cielo sì è aperto ora l'Olympic di Noel Nardouin. II francese è molto sopra la buca e rimane controvento fino a pochi metri; quando si gira è troppo tardi e non assaggia la terra solo perché la buca in ghiaia è molto ampia; è comunque un + 10.
Fra questi grandi si è inserito un italiano, Giuseppe Malavasi, che con 25 cm. è quinto a soli tredici cm. da Rice. Malavasi viene da Novi, nella bassa modenese, dove, per la sua indipendenza era soprannominato « zigain » ovvero zingaro. Abita ora a Torino da molti anni e lavora magnificamente sui comandi. Mediocre stilista, è tutto da vedere quando è appeso. Ha inciampato nel podio al primo salto (16 cm.) altrimenti ci avrebbe regalato la prima medaglia nella storia dei mondiali. Un russo di Leningrado, Jacmenev, è primo nello stile (ma la sua media è superiore a quella di Gurny nel '68) e nella combinata.
Dietro al sovietico, in entrambe le classifiche, è secondo per definizione, il cecoslovacco Pospichal. Fra gli stilisti il migliore degli italiani è Serenelli (9,4 di media) trentaquattresimo; Malavasi ancora, nella combinata è 33° davanti agli altri italiani.
Lo stile femminile premia forse un po' troppo una giovane sovietica, la Zakoreckaja; la migliore del gruppo è certamente una americana esile e carina, Susie Joerns, ma il suo primo salto (da 1750 metri a causa di un fitto banco di nuvole) è penalizzato di 3,5 sec. per aver superato di tre decimi il tempo massimo di caduta. Susie afferma tuttavia la sua classe nei due salti successivi con un 8,0 ed un 8,1.
I Cechi si aggiudicano altre tre medaglie (PA a squadre e combinata a squadre maschile; combinata a squadre femminile) e la Francia 2 con Marie France Baulez, gradissima stilista, nella combinata individuale femminile e nella PA a squadre.
La banalità (è sempre così) della cerimonia di chiusura, il 20 settembre, viene ravvivata da una stella a nove offerta da Jerry Bird e soci dell'USFET ‑ United States Freefall Exibition Team. La folla ed i concorrenti esplodono all'atterraggio, in una vera e propria ovazione; la stella è stata formata saltando da 200 m e per molti fra quanti sono a terra, si tratta di una novità assoluta.
Sta nascendo, fra ruggiti e non vagiti, un pericoloso concorrente per le specialità tradizionali: il Lavoro Relativo.
A Bled, durante quei mondiali, si era riunito il CIP della FAI per esaminare, fra l'altro, eventuali candidature per la undicesima edizione che si sarebbe tenuta nel 1972. L'unica proposta era partita dal delegato Turco e quindi tutti si erano lasciati, convinti di ritrovarsi due anni dopo fra le moschee ed i minareti.
Senonché, neanche sei mesi dopo, a Parigi, la candidatura turca rientra lasciando tutti nei pasticci. Si va avanti ancora qualche mese con lo spettro di una interruzione di questa magnifica tradizione ,fino a che non si fa avanti Mamma America, nella persona di Norman Heaton, offrendosi di ospitare gli undicesimi Campionati Mondiali di Paracadutismo. E così sarà.
La scelta della località cade su Tahlequah, nell'Oklahoma. II nome impronunciabile è la grafia inglese di una espressione indiana (meglio: pellerossa) e la zona, se fosse in un altro paese, sarebbe tutta un grande museo alla cultura e civiltà degli Indiani d'America. Ma tant'è, siamo negli USA e poi il pudore consiglia ai latini di non meravigliarsi troppo per questi fatti.
Si va dunque a Tahlequah e la prima impressione, non appena arrivati, è che Oualcuno di molto importante Lassù abbia dimenticato accesa la sauna. II caldo è da leggenda e c'è anche umidità.
Niente può impedire tuttavia la sfilata inaugurale che viene effettuata nella via principale della cittadina. Fra palloni aerostatici e cow‑boys a cavallo sfila anche Roy Johnson, ingessato, su di un curioso triciclo a motore con ruote per superfici sabbiose.
Ouesto campione, introverso e parco di parole fino a sfiorare la villania, non ha avuto ne avrà più la possibilità di partecipare ad un Campionato Mondiale. La perdita è grossa, considerato che solo in due, fra gli Dei, hanno saputo o sapranno girare come lui, a tutto il '72.
La gara inizia e presto si ha una grossa sorpresa seguita da un altrettanto notevole pasticcio. Fra i francesi c'è un piccolo sottufficiale che gira velocissimo e dopo due salti è primo a pari merito con la nostra vecchia conoscenza Pospichal ed il sovietico Matchenko. Si chiama Jean Claude Armaing, porta sempre un basco in testa ed è tosto come un montanaro. Pochi lo conoscono anche se già se ne era sentito parlare; ora tutti possono vederlo girare attraverso il sistema televisivo a circuito chiuso che funziona sul campo. Armaing ha una posizione particolare, braccia in avanti e gambe incollate all'emergenza, che viene subito contestata come irregolare dai più. II francese è effettivamente molto cabrato ed i suoi giri sono abbastanza simili a dei loopings sbilenchi. Anche qualcuno fra i giudici è di questo parere e, per un salto, pare che la giuria decida per la massima penalizzazione. Effettivamente la indecisione è grande ma, non si sa come, prevale poi l'idea di accettare per buono lo stile di Armaing, il quale vince con un decimo di secondo in meno di Pospichal. Terzo è Calyton Shoepple, il ragazzino di Graz che ha adesso due strani baffi alla tartara e sia in PA che nello stile picchia come un grande. Clayton, che è già stato più volte campione nazionale, ha iniziato a saltare nel 1963, a quattordici anni (cose... da americani!) e nel '68 è già fra i migliori in USA. A Tahlequah gira in 7,7 e, su dieci salti, totalizza settantaquattro centimetri: è il campione assoluto davanti ad uno dei tanti sovietici molto forti, Ossipov, ed al sempre più sfortunato Pospichal. La precisione è appannaggio del ceco Majer con 12, diconsi dodici, centimetri. Sbaglia (per modo di dire: 9 e 3 cm) il primo ed il quarto salto; tutti gli altri sono zeri.
Una tedesca Est, Barbara Karkoschka è la campionessa assoluta, ma il risultato a sorpresa, tecnicamente parlando, è il tempo della medaglia d'oro nello stile, la francese M.F. Baulez che fra poco si chiamerà Fromentin, 8,48; sarebbe 16a nella classifica maschile.
Per gli italiani questi due anni non sono passati inutilmente. Guidolin che ha vinto nel '71 i titoli nazionali di PA e combinata, sta concludendo la sua parabola, ma alle sue spalle i nomi sono sempre quelli. II più forte è Serenelli, certamente il più completo nella storia del nostro paracadutismo. Ed è proprio il marchigiano che a Tahlequah si inserisce fra i migliori del mondo nello stile e nella combinata. Otto secondi e tre decimi la sua media che lo pone al decimo posto, alla pari con Stan Hicks, nella prova dominata da Armaing. In combinata è sedicesimo, ed è un peccato che due brutti errori nella PA (3° e 7° salto) non gli permettano un piazzamento migliore.
Con Serenelli, sono andati in America Bauchal, Ottaviani, Malavasi, Sarti e la riserva Sacchetti. Sono tutti abbastanza regolari nello stile, pur su tempi che li tengono piuttosto lontani dai primi; grossa delusione invece è la PA con un Malavasi, ad esempio, a m. 14,37, Sarti m. 9,54, Bauchal m. 4,53, Serenelli m. 5,16, Ottaviani (il migliore, appeso) a metri 4,02.
II caldo e le dfficoltà di ambientamento hanno avuto il loro peso ma forse non è tutto qui.
La velatura che si impone a Tahlequah è la sovietica UT 15 ma si incomincia a valutare seriamente le velature tipo Ram‑Air (definite anche « materassi ») perché se ne sentono di molto positive sui vari Para‑piane, Cloud, ecc. Nessuno si convince del tutto ma il tempo sembra lavorare a favore delle novità.
Anche in USA si chiude con un evento che non è solo spettacolare ma anche eccezionale, una stella a ventisei che si forma nel cielo dell'Okiahoma il 19 agosto di quell'anno. L'impressione è che fra non molto, non basterà il Galaxy per portare a far stelle questi americani.
1974 Szolnok:Ancora Armaing, il tempo e . . . i peperoni
Si torna da Tahlequah con una certa euforia dovuta agli indiani, ad un paese immenso che sa essere incredibilmente diverso, ma sopratutto alla convinzione che nel .paracadutismo si sta arrivando a livelli stratosferici. E da qualche parte fra di noi si ritiene di essere davanti all'ascensore giusto per salire.
Nel '73 Serenelli si conferma a Verona campione grande e vince stile, PA e combinata. L'anno seguente è ancora anno pari, da mondiale, e Serenelli, che si aggiudica ancora stile e combinata, trova Bauchal sulla sua strada nella PA. II veronese, dal viso affilato che lo rende piuttosto noto fra le fanciulle della sua terra, è maturato molto col passare degli anni ma uno strano blocco mentale gli impedisce di applicarsi come dovrebbe e saprebbe nello stile. In precisione è un'altra musica: Bauchal ha classe internazionale e si conta molto su di lui in Ungheria, dove ci si dovrà ritrovare a metà agosto.
La sede inizialmente prevista è Nyiregyhaza (e vi risparmio gli accenti) dove esattamente un anno prima Bulgari, Cechi, Polacchi, Ungheresi, Tedeschi Est, Russi e... Nordcoreani, si erano incontrati per un anticipo dei mondiali. I risultati erano stati, non occorre dirlo, di altissimo livello ed addirittura sorprendenti in campo femminile. Per la cronaca hanno vinto: Ossipov (0,10 m.) e la Sergeeva (0,41 m.) nella PA; Gurny (7,3") e la Kostyna (8,1 ") che sfoggia ora una chioma di un biondo impossibile, nello stile; ancora Gurny e la Sergeeva nella combinata.
Per ragioni che non conosciamo i XII mondiali si svolgeranno invece a Szolnok, cittadina di studenti, a 120 km a est di Budapest.
Qui i nostri hanno molto da protestare sul vitto; i peperoni si sprecano e manca poco che ci si debba fare la zuppetta nel caffelatte. Tuttavia i peperoni sembrano il carburante giusto per qualcuno: Armaing ad esempio che infila una serie di tempi, col suo stile sempre discusso, da porsi definitivamente nell'Olimpo. La media finale è 6,662; anche il secondo, Ossipov, è sotto i 7", chissà dove saranno i famosi limiti invalicabili!
A causa del tempo, né in precisione né in stile sarà possibile completare il programma previsto, ma quello che si vedrà sarà ugualmente sufficiente. Gli azzurri sono Serenelli, Ottaviani, Bauchal, Lucchese, Colombo ed Aíraghi (riserva).
Serenelli gira discretamente ma sempre su tempi un poco più alti della consuetudine; per essere fra i primi dovrebbe invece superarsi ed è quindi solo 44°, Ottaviani è 50°, Colombo 87°, Bauchal 88°, Yucchese 103°. Si respira aria di tragedia.
In precisione, come detto, non si riesce ad andare più in là del sesto salto. La settima manche viene iniziata ma non terminata. Stanislav Sidor in un solo salto ‑ il primo ‑ pesta un centimetro fuori dal centro che quest'anno è diventato elettronico, ed è medaglia d'oro. Sidor era fra quelli che avevano già saltato alla settima manche e la sua misura, se presa in esame, gli avrebbe consigliato di cercarsi un posto in classifica dopo i primi dieci‑quindici. Ma tant'è, anche il cielo ha i suoi preferiti e le offerte votive del polacco, per lo scampato pericolo, si sprecano.
Campione assoluto è Nicolaj Usmaier, scolpito nella roccia, davanti ad Ossipov ed al Ceco Hinek. Le medaglie d'oro femminili vanno alla Sergeeva (assoluto), Mamaj (PA) e Kostyna (stile).
Grossa sorpresa nella precisione a squadre maschile dove un outsider, l'Austria, domina, come due anni prima i colleghi alpini svizzeri. In precisione per noi le cose non sono migliorate: il solo Bauchal (17° con 38 cm) non ha perso la testa anche se non è riuscito a digerire il carreau elettronico. Lo seguono Ottaviani (33°), Lucchese (53°), Colombo (116°) e Serenelli (120° con m. 6,85) che è andato nel pallone.
La chiusura è quindi per noi non molto allegra e la fitta pioggerellina che l'accompagna acquista significati emblematici.
La lunga favola finisce per il momento a Szolnok. Mille e più nomi ne sono stati protagonisti o comprimari, altri ne verranno, tutti magnifici. La prossima puntata è qui a Guidonia dove siamo ora e quei nomi, uomini e donne giovani o meno, sono tutti fra di noi, in terra o lassù in quell'Olimpo speciale che è stato raggiunto qualche mese (o qualche attimo?) fa dalla dolce e indimenticabile Pina Madinelli.
Pina se ne è andata a raggiungere altri Dei proprio alla vigilia dei primi mondiali italiani che non potevano che vederla protagonista. Era Campionessa d'Europa ed aveva gli occhi chiari e buoni: ora salta con dei veri Campioni e noi, così in basso, non riusciamo a trattenere una punta di invidia.
Ai nostri giorni il costume dei « Romani de Roma » è una rarità che bisogna andare a cercare in qualche trattoria tipica di Trastevere, dove viene indossato dai camerieri; ma si può trovarlo anche in qualche villaggio della zona montana, in particolare nell'Agro Pontino, dove viene indossato da persone anziane come abituale abbigliamento. Talvolta il costume tradizionale torna alla ribalta in occasione di feste popolari legate a ricorrenze religiose.
In provincia di Frosinone è interessante la tradizionale festa della « radeca », celebrata l'ultimo giorno di Carnevale: il suo nome deriva dalla foglia d'agave chiamata appunto « radeca », che tutti í partecipanti al corteo tengono in mano. Altre feste tipiche della campagna della Ciociaria sono le « Matinate », serenate che i giovani cantano durante la notte del primo dell'anno sotto le finestre delle loro amate e il « Ballo del cuculo » che ha luogo sulle aie dopo le cerimonie nuziali nelle campagne di Veroli.
Una delle manifestazioni folcloristiche più caratteristiche di tutto il Lazio si svolge a Cori, in provincia di Latina, ed è costituita dal « Carosello storico dei Rioni » ‑ biennale ‑ con la partecipazione in costumi del XVI secolo dei cittadini delle tre Porte: Porta Romana, Porta Signina e Porta Ninfina. Al corteo seguono il Palio dell'Anello ed una esibizione del gruppo folcloristico degli Sbandieratori, anch'essi in costume del XVI secolo.
Sono da ricordare anche la Sagra delle Regine a Minturno, nei ricchi costumi delle « pacchiane », la Festa del Mare a Terracina, la Processione sul Mare della ‑Madonna di Porto Salvo a Gaeta, tutte queste in settembre, ed a giugno le Feste del Santo Patrono a Formia, che durano circa due settimane.
Della provincia di Rieti sono noti i canti popolari e la straordinaria attitudine di quella popolazione per l'improvvisazione rimata che, in alcuni centri quali Accumoli ed Amatrice, dà luogo nelle sere d'estate a veri e propri tornei di poesia estemporanea.
Lazio: vini e gastronomia
La cucina del Lazio è varia, gustosa e saporita, con piatti tipici che hanno raggiunto notorietà internazionale proprio per merito dei turisti che ne hanno diffuso la fama. II piatto forte della gastronomia laziale è costituito dalle minestre asciutte: gli « spaghetti all'amatriciana », con guanciale di maiale tagliato a fette, gli « spaghetti alla carrettiera », con tonno sott'olio, funghi, guanciale, aglio, olio, pepe, formaggio; i « fidelini » di sottilissimo taglio della Ciociaria, i « maccheroni alla norcina », con una salsa a base di carne, formaggio e crema di latte, la « pasta ad aglio, olio e peperoncino », la « pasta con il tonno », gli « spaghetti a cacio e pepe ».
Tipica è la « bruschetta », fette di pane abbrustolito condito con abbondante olio di oliva e strofinato con agli. Altri piatti caratteristici sono la « zuppa di gamberetti di fiume » di Isola Liri e le lumache di montagne, dette « ciamarughe », della Ciociaria. Tra le pietanze primeggiano il « pollo », cucinato nelle più diverse maniere ‑ con peperoni, alla diavola, allo spiedo ‑ e l'« abbacchio », giovanissimo agnello da latte, cotto arrosto, al forno, o alla cacciatora. Da ricordare anche la « coda alla vaccinara », la « trippa alla romana », gli « spiedini di salsicce e fegatelli ».
Fra i piatti di pesce celebri le « aragoste » e le « cernie » di Ponza, le « seppie con i piselli », il « persico arrosto », le « anguille in umido », senza contare tutte le varietà di pesce nei centri del litorale.
Le verdure ed i contorni sono altrettanto numerosi e variati: i « piselli al prosciutto », i « carciofi alla romana » e « alla giudea », i « broccoletti » e la « cicorietta all'agro ».
Tra i formaggi, celebri i « pecorini », le « caciotte », la « ricotta », le « mozzarelle di bufala » e gli « ovolini ». In molti paesi della zona montana, sia nella Ciociaria che nell'Agro Pontino, sono rinomati i salumi: « prosciutti », « cacciatorini », « lonze », « ventresche », « salsicce di maiale » e di « fegato ».
Varia e abbondante anche la frutta. Tra i dolci sono da ricordare la « zuppa inglese », la « Pizza di Pasqua », gli « amaretti » di Guarcino, i « quaresimali », le « castagnole » e le « frappe », dolce tipico di Carnevale.
La produzione vinicola offre una notevole varietà di vini, tra i quali famosi i « Bianchi dei Castelli Romani » ‑ Frascati, Lanuvio, Marino, Montecompatri, Velletri ‑, tra i rossi, il « Cesanese d'Affile », e il « Baccanale ». Nel Frusinate degni di rilievo sono: il « Romagnano bianco », il « Torre Ercolana rosso » e il « Barbera » di Anagni, il « Cesanese del Piglio », il « Falerno » di Formia e Gaeta e il « Cecubo » di Fondi, Formia e Sperlonga.Di Terracina è noto il « Moscato ». Tra i liquori, la « Sambuca » di Civitavecchia, ottimo digestivo base di anice, l'amaro « Erbiz » di Fondi e le Goccelmperiali », ad altissimo tenore alcolico ‑ novantacinque gradi! ‑ preparato dai frati cistercensi dell'Abbazia di Trisulti nei pressi di Collepardo.
Si ringrazia
II Ministero della Difesa
II Ministero dell'Interno
II Ministero delle Finanze
II Comitato Olimpico Nazionale (C.O.N.I.)
Per i supporti tecnici e logistici concessi.
s La Honeywell Systems Italia
® La Olivetti & C. S.p.A.
L'Alitalia
o La Ditta Aquili (studi televisivi videoregistratori)
La Irvin Manifatture Industriali ‑ Aprilia
L'Azienda Autonoma F.S. ‑ Compartimento di
Roma
L'Aero Club di Roma
Per la collaborazione offerta alla migliore riuscita della manifestazione.
Per gentile concessione Archivio Fiammetta Zanenga fiammetta_z@libero.it
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