sabato 30 giugno 2007

I paracadutisti onorano i Caduti in Somalia



Il 2 luglio 1993 morivano in combattimento al check point "Pasta" tre nostri soldati (due erano paracadutisti) nella prima battaglia italiana in terra somala: in tutte le Sezioni dell'A.N.P d'I. si sono svolte cerimonie rievocative


I paracadutisti onorano i Caduti in Somalia



La battaglia
Due luglio 1993, una data dolorosa e indimenticabile per tutti coloro che hanno partecipato all'Operazione "Ibis" e per tutti i veri italiani che quel giorno hanno pianto la caduta in combattimen­to di tre giovani soldati (il S.Ten. dei lancieri Andrea Millevoi, il Serg. Magg. paracadutista Stefano Paolicchi, il paracadutista Pasquale Baccaro) nella prima battaglia italiana in Somalia, al check point "Pasta".
Il comando dell'Onu aveva dato il via da meno di un mese alla caccia al leader somalo Aidid, dando inizio ad una serie di incursioni a Mogadiscio che avevano già provocato la morte di decine di somali e cinquanta caschi blu.
Quel giorno l'operazione Canguro II (rastrellamento su vasta scala) prende il via alle prime luci dell'alba. Obiettivo: il quartiere di Uhara Ade nei pressi dell'ex Pastificio, lungo il Corso 21 Ottobre.
I1 quartiere viene circondato dai paracadutisti appoggiati dai carri M60 della Brigata Ariete e dai blindati della Cavalleria. Alle 7,30 circa 500 militari italiani sono in azione nei pressi del check point "Pasta" quando una prima reazione somala si scatena su una colonna del Genio in transito lungo la strada. Parec­chi paracadutisti del 183° reggimento vengono feriti da schegge di granata mentre un lanciarazzi anticarro colpisce il blindato Centauro del sottotenente Andrea Millevoi, primo caduto italiano in combattimento in Somalia.
Intanto all'interno del quartiere gli incursori del 9° "Col Moschin" trovano un grosso deposito di armi mentre un convoglio di auto (forse con il generale Aidid in fuga) fugge tra i veicoli facen­do perdere le proprie tracce.
Alle 8 giunge l'ordine di ripiegare dall'area, ma i mezzi pesanti della colonna del Genio intasano la strada. L'impasse italiana galvanizza i somali che attaccano un cingolato Vvc ucci­dendo il paracadutista Pasquale Baccaro approfittando anche degli ordini che hanno negato ai carristi italiani di rispondere con i cannoni da 150 mm. per non colpire donne e bambini di cui i guerriglieri si facevano scudo.
Dopo il ripiegamento della "Folgore" i reparti speciali del "Col Moschin" e "Tuscania" lanciano un contrattacco nel corso del quale viene ucciso il sergente maggiore paracadutista Stefano Paolic­chi il cui veicolo viene catturato dai somali. Gli elicotteristi, che dal cielo hanno seguito tutta la battaglia senza poter intervenire per gli ordini che vole­vano ridurre al minimo i rischi di vitti­me civili, ricevono finalmente l'ok e un Mangusta può colpire con un missile Tow il veicolo Vm 90 catturato dai somali, che si disintegra insieme a 16 miliziani di Aidid.
Gli italiani si ritirano lasciando il check point "Pasta" in mano ai somali. Il Gen. Loi rifiuta di dare il via a un'azione di rappresaglia (chiesta dai comandanti americani dell'Onu) che colpirebbe soprattutto i civili.
La "Folgore" riprenderà pacificamente l'ex pastificio il 9 luglio, una settimana dopo il primo grande scontro a fuoco dell'Operazione Ibis nel corso della quale gli italiani ebbero tre morti e 22 feriti (tra cui, gravissimo, il sottotenente Gianfranco Paglia poi decorati di M.O.V.M.) mentre Aidid confermò la perdita di 80 suoi miliziani.
Grazie ragazzi per il vostro nuovo impegno di pace
Ancora una volta i nostri ragazzi hanno preso il mare per una nuova missione di pace in Somalia. La noti­zia arriva in punta di piedi come sovente è accaduto per i precedenti numerosi interventi all'estero (cento­dieci) delle nostre forze armate e preci­samente per missioni di sicurezza internazionali, ONU e umanitarie.
E' infatti dal 1885 che i nostri solda­ti ci hanno degnamente rappresentati in missioni oltre confine anche se tal­volta al plauso delle altre Nazioni ha fatto riscontro l'abulia di buona parte dei connazionali in patria. Ma a noi è noto il prezzo pagato da questi nostri giovani i quali hanno scritto, a volte con il sacrificio della vita, pagine di
storia che tornano ad onore di tutti noi.
Ai nostri paracadutisti, che in questo loro contingente impiego ci rappresen­teranno certamente con dignità, vada­no i più calorosi auguri di successo al grido "in bocca al lupo! crepi il lupo!". Abbiano essi la consapevolezza di essere seguiti, al di là e al di fuori di ogni sterile polemica, dal nostro frater­no e costante affetto e possano così agire con il tradizionale entusiasmo e dedizione onde portare a compimento con successo la loro missione così come tutti noi fiduciosi da loro ci attendiamo.
Grazie di vero cuore, ragazzi! Abbia­mo l'orgoglio di sapervi nostri figli!

Basco Grigioverde


Livorno onora il paracadutista M.O.V.M. Stefano Paolicchi



La neo costituita Sezione dei Sottufficiali in congedo dedicata alla memoria dell'eroico Sergente Maggiore del "Col Moschin" caduto in Somalia

Stefano Paolicchi, l'eroico Ser­gente Maggiore incursore paraca­dutista del 9° Reggimento "Col Moschin" caduto in combattimento a Mogadiscio il 2 luglio 1993, è stato solennemente commemorato nel corso di una cerimonia svolta­si il 16 maggio a Livorno in occa­sione della costituzione della locale Sezione dell'Unione Nazio­nale Sottufficiali in Congedo (UNSICO).
La cerimonia si è svolta nella Caserma "P. Vannucci" gentil­mente concessa dal Comandante della Brigata Paracadutisti "Fol­gore", il Brig. Gen. Enrico Celen­tano il quale ha presenziato all'avvenimento unitamente al 1°Rgt. d'Ass. par. "Col Moschin ­schierato con il proprio Coman­dante Col. Marco Bertolini.
Accompagnata dal fratello Massimo, ha fatto da madrina alla cerimonia la signo­ra Nicoletta, sorella della M.O.V.M. Ste­fano Paolicchi alla cui memoria è stata intitolata la Sezione UNSICO di Livor­no. Suggestivo il momento della conse­gna della Bandiera da parte del Presiden­te nazionale UNSICO cav. uff. Cosimo Larocca al Presidente e fondatore della Sezione livornese cav. Paolo Frediani.
Prima della benedizione e della consegna della Bandiera, era stata celebrata una Messa in suffragio del Serg. Magg. Ste­fano Paolicchi alla cui memoria dedicava una sentita allocuzione il Comandante del "Col Moschin".
"II 9° Reggimento partecipa alla manife­stazione odierna con grande attenzione nonché con una vena di orgoglio ‑ esordiva il Col. Bertolini ‑Tali sentimenti sono da attribuire a fattori diversi. Il primo è rappresentato dallo natura stessa del reparto, incentrato essenzialmente su Sottufficiali e, quindi, naturalmente vici­no alla nuova Associazione. Il secondo è da ricercare nella presenza nei ranghi dell'UNS1C0, di numerosi Sottufficiali provenienti dall'Unità, in bellissima ed efficientissima unione con colleghi provenienti da altre Armi e Forze Armate, che conferiscono all'Associazione una formidabile carica di esperienze e di valori.
Il terzo, per noi più importante, è rappre­sentato dalla presenza della sorella del Serg. Magg. Paolicchi al quale la Sezio­ne dell'UNSICO di Livorno sarà intitola­ta da oggi.
Il 9° Reggimento è profondamente grato nei confronti di chi ha operato tale scelta, in quanto ritiene che la M.O.V.M. Pao­licchi rappresenti in misura veramente notevole gli ideali ai quali tutti noi abbia­mo cercato di conformare la nostra vita al servizio della Patria.
Inoltre, Paolicchi è l'ambasciatore ideale di quel congruo gruppo di commilitoni, amici e colleghi che lo ha preceduto o seguito sulla sanguinosa via del sacrificio totale. Come non pensare, a questo punto, ai 17 altri Caduti del Reggimento di questi ultimi trent'anni ‑ di cui 12 Sot­tufficiali ‑ e a tutti i paracadutisti che hanno perduto la vita sui campi di lancio, in addestramento e in operazioni?
Ma più in generale Stefano rappresenta in misura veramente emblematica tutti i Caduti delle Forze Armate e, per il modo in cui affrontò la morte cinque anni or sono, sa proporsi costantemente quale bellissimo punto di riferimento per tutti noi.

UNOSOM - Missione Ibis
(Somalia, 13 dicembre 1992 - 21 marzo 1994)

In risposta alla richiesta avanzata dall'ONU che in precedenza aveva già disposto l'avvio di UNOSOM I (United Nations Operation in Somalia) per tentare di fronteggiare la situazione nel Paese del Corno d'Africa stremato da anni di guerra civile, di carestia e di pestilenze, il 13 Dicembre, nell'ambito dell'operazione umanitaria multinazionale "Restore Hope", i primi reparti italiani iniziano ad affluire in Somalia.Denominato ITALFOR-IBIS" e posto al comando del Generale di Divisione Giampiero Rossi, il contingente italiano è incentrato sulla Brigata Paracadutisti "Folgore" e comprende anche personale della Marina e dell'Aeronautica. A partire dal 4 maggio 1993, la missione multinazionale "Restore Hope" assumeva la fisionomia di missione ONU e le forze schierate venivano poste sotto il controllo operativo del Comando UNOSOM 1. Lo stesso giorno, il Generale Rossi cedeva la responsabilità di comando del Contingente italiano al Generale Bruno Loi. Il 6 Settembre 1993, la Brigata Paracadutisti"Folgore" veniva avvicendata dalla Brigata meccanizzata "Legnano" comandata dal Generale Carmine Fiore.Il 16 gennaio 1994 iniziava il ripiegamento del nostro Contingente, con la graduale cessione deisettori di reponsabilità. L'operazione si concludeva il 21 marzo 1994.Le unità dell'Esercito impiegate nell'operazione "IBIS" hanno operato in un settore di responsabilità profondo circa 360 Km e largo 150 Km: in pratica da Mogadiscio fino al confine con l'Etiopia. Esse hanno assolto il compito loro assegnato nel pieno rispetto dello spirito del mandato delle Nazioni Unite. Durante la missione hanno perso la vita undici militari italiani, una infermiera volontaria delle Croce Rossa e due giornalisti della Rai.

I Caduti

par. Giovanni STRAMBELLIS. ten. Andrea MILLEVOI S.M. Stefano PAOLICCHI par. Pasquale BACCARO par. Jonathan MANCINELLI c.le Rossano VISIOLI c.le Giorgio RIGHETTI S.M. Roberto CUOMO M.C. Vincenzo LICAUSI Sorella Maria Cristina LUINETTI lanc. Tommaso CAROZZA Ten. Giulio RUZZI Dott.ssa Ilaria ALPI Sig. Miran HROVATIN

2 commenti:

  1. LA MADRE DEL SOLDATO

    Attende una madre
    notizie del figlio
    lontano, alla guerra
    al sole cocente
    di un'arida terra.
    Sottile un'angoscia
    la tiene e fa velo
    all'orgoglio
    che il figlio combatta
    scendendo dal cielo.
    Gli tesse una maglia
    seguendo la traccia
    del corpo
    che bene ricordan
    le braccia.
    Ed ecco che accanto,
    improvviso,
    si siede un soldato silente
    e bianco nel viso.
    È sporco e terroso
    di sabbia giallastra;
    la divisa è sbiancata
    dal sole impietoso.
    Tiene sugli occhi
    calato il berretto
    si come celata.
    Conosce la mamma
    quelle ali sul collo,
    conosce il berretto
    col segno che infiamma.
    Glielo alza sul capo
    con gesto inatteso:
    nel mezzo alla fronte
    del figlio
    c'è come un sigillo
    di sangue rappreso.
    Mamma, lui dice,
    (gli parlano gli occhi)
    bisogna che tanto,
    ma tanto coraggio
    tu abbia. Io debbo tornare laggiù,
    coi compagni rimasti
    lì sotto la sabbia.
    E sparisce.
    Inghiotte la madre
    un groppo di lacrime amare.
    Intanto, con mani di pietra,
    comincia a disfare.

    Idalberto Chiappino
    27' Comp. del IX Btg. di El Alamein

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