martedì 9 settembre 2008

da Storia Verità anno XII n°49 Le Forze armate RSI fuori confine


AGGRAPPATI SOLTANTO AD UN IDEALE CONTINUARONO A BATTERSIFINO ALLA CADUTA DEL TERZO REICH


LE FORZE ARMATE
DELLA RSI FUORI CONFINE


Dopo l'armistizio dell'8 settembre e la conseguente dichiarazione di guerra alla Germania, molti soldati italiani rimasti fedeli all'alleato tedesco terminano la guerra in presidi lontani dalla Patria.


di ROBERTO ROGGERO


La storia ufficiale ha dif­fusamente parlato delle divisioni italiane Monte-rosa, San Marco, Italia
e Littorio, rimaste fedeli a Mussoli­ni e all'Asse, che combattono in Ita­lia contro gli alleati. Erano truppe messe insieme nell'ottobre '43 in se­guito ad un non facile accordo, per la costituzione di una forza armata della Repubblica Sociale che contri­buisse allo sforzo bellico tedesco. L'accordo prevedeva che l'adde­stramento sarebbe avvenuto in Ger­mania e che le divisioni sarebbero state armate con armi tedesche. Gli ufficiali, i sottufficiali e i graduati so­no reclutati fra gli ex militari dell'esercito regio deportati in Polo­nia e in Germania che avevano scel­to di riprendere le armi sotto le in­segne della RSI. I militari di truppa, invece, sarebbero stati reclutati in Italia fra volontari e militari di leva. Poco conosciute sono invece le vi­cende dei soldati che hanno mantenuto fede all'alleanza e che hanno terminato la guerra fuori dai confi­ni nazionali.
Fra questi, la Legione Volontari "Kreta" comandata dal tenente co­lonnello Carlo Gianoli di stanza a Retimnos, formata dopo 1'8 settem­bre con i volontari della divisione Siena e del 141°battaglione "M", che rifiutano di deporre le armi. Il re­parto combatte contro gli america­ni fino al 6 maggio 1945 e, dopo la sconfitta definitiva, i 1400 supersti­ti sono trasportati parte in Nord Afri­ ca, al campo di prigionia 211 nei pressi di Algeri, parte in Italia a bor­do del mercantile francese Ville d'Orange e rinchiusi al campo spor­tivo di Brindisi trasformato in pri­gione, da dove gli ultimi usciranno nell'aprile del '46.
Oltre a queste truppe, nel Dode­caneso, all'indomani dell'armistizio, si trovano anche altri reparti, fra cui un gruppo di artiglieri, genieri, se­maforisti e compagnia servizi logi­stici, e due battaglioni Costruttori.
L'8 settembre causa aspri com­battimenti nel Dodecaneso e nelle isole dell'Egeo, specialmente a Rodi, dove circa 8000 uomini della di­visione Regina decidono di restare fedeli a Mussolini e all'Asse e com­battono nella piccola isola fino alla definitiva resa della Germania, nel maggio 1945. In questo teatro si di­stingue particolarmente il maggiore Carlo Migliavacca che, nell'ottobre '43, riesce a convincere i tedeschi ad armare i soldati italiani decisi a com­battere al loro fianco. Proprio nel corso dei combattimenti contro i bri­tannici, mentre si trova a bordo di una motovedetta per ispezionare i presidi costieri, è attaccato da cin­que unità veloci inglesi. Dopo un breve inseguimento, la piccola imbar­cazione è affondata e Migliavacca ri­mane ucciso.
Il Comando Reparti Italiani e il Reggimento Volontari di Rodi sono formati da: 201a Legione CCNN e distaccamento della Guardia Nazio­nale Repubblicana Egea Conte Ver­de, Compagnia Mitraglieri e Fuci­lieri, Compagnia Volontari Fascisti, oltre a due batterie di artiglieria di­staccate a Zante e Naupilis, più due battaglioni Costruttori, quattro bat­terie costiere con armamento an­tiaereo della MGR e alcuni aerei del Gruppo Aerosiluranti Faggion i per ricognizione a largo raggio.

Grecia, Francia, Germania, Polonia, Russia: i militari italiani continuano a farsi onore


Sul continente, oltre al 67° bat­taglione CCNN a Salonicco, l'aero­porto di Atene è base del Gruppo Ae­rosiluranti anche per azioni nel Me­diterraneo centro-orientale.
Nelle isole Cicladi rimangono la 24a Legione GNR Carroccio a Samos (formata dal 24° e 25° battaglione, dalla 24a Compagnia Mitraglieri e un gruppo artiglieria), i volontari dell'eser­cito e una squadriglia della ANR.
In Francia meridionale, nel set­tembre-ottobre '43, si trovano la 19a annata tedesca del generale von der Chevallerie e la 4a armata italiana, nel cui organico sono compresi il Bat­taglione di Sicurezza del capitano Giuseppe Tosca, il 6° Gruppo Arti­glieria con tre batterie pesanti, il 1114° Gruppo Artiglieria con pezzi da 90/53, il Gruppo Motorizzato Pe­sante, un Reparto Autonomo della Milizia Volontaria, la 18a Compa­gnia Sussistenza e il Gruppo Lavo­ratori (circa 4000 uomini). Questi reparti scelgono la fedeltà all'Asse e si legano quindi alle sorti della 19a armata tedesca, che a poco a poco è costretta a rientrare in Germania, tallonata dagli alleati che sbarcano in Provenza il 15 agosto 1944. Dal giorno dello sbarco (Operazione An­vd-Dragoon) al settembre successivo, nella battaglia di Tolone sono im­pegnati anche alcuni volontari della divisione San Marco, che riescono poi a rientrare in Italia e unirsi al re­sto della divisione di appartenenza.
Nella città fortificata di Bordeaux, nell'importantissima base Betasorn per sommergibili operanti in Atlan­tico, si trovano diversi reparti che decidono di continuare la guerra a fianco dell'alleato tedesco: la la di­visione Atlantica Fucilieri di Mari­na, con un battaglione di presidio fisso alla base; diversi equipaggi mi­sti italo-tedeschi per unità di super­ficie di scorta, per la guerra anti‑
sommergibile, e quattro squadriglie di dragamine al comando del capi­tano di vascello Enzo Grossi. Oltre a questi, soldati italiani si trovano alla foce della Gironda in sei batte­rie costiere; alcuni battaglioni ausi­liari, servizi e lavoratori; reparti del­la MGR e di artiglieri. Sparsi per il paese vi sono le già citate batterie di artiglieria pesante e il Gruppo Spe­ciale CCNN da sbarco a Tolone, il 18° battaglione Sussistenza a Nizza, e i piloti di aerosiluranti della ANR a Istres, protagonisti della celebre in­cursione a Gibilterra. Gli ultimi sol­dati italiani in terra straniera ad ar
rendersi sono gli artiglieri di Marina della base di St.Nazaire, alla foce del­la Loira, che depongono le armi il 17 maggio 1945.
In Germania, fin dal 1942 ope­rano sul Baltico due battaglioni Neb­biogeni in difesa, fra l'altro, delle ba­si di lancio delle V1 e V2. L'8 set­tembre, dopo la diffusione dell'an­nuncio di. Badoglio, decidono di ri­manere al proprio posto. Successi­vamente vengono costituiti altri tre battaglioni Nebbiogeni (1°, 4° e 5°) che, nelle ultime fasi della guerra, combattono anche come reparti di fanteria fino al 3 maggio 1945, al comando del capitano Raffaele Di Pietro, che ammaina l'ultima ban­diera della RSI in territorio tedesco al presidio della 39a Compagnia Neb­biogeni di Wilhelmshafen.
Le unità Nebbiogene sono strut­turate in: Comando Truppe (a Stet­tino); Centro di Addestramento; 1° Battaglione a Schwinemunde e Wilhelmshafen; 2° Battaglione a Go­tenhafen; 3° Battaglione a Oderthal­-Pillau; 4° Battaglione a Stettino-Noos Jerbau; 5° Battaglione a Grossborn­-Zeit. Vi sono poi un nucleo di Ausi­liarie del SAF e otto reggimenti di artiglieria costiera.


Migliaia tra aviatori, marinai e soldati italiani sopportano lo sforzo tedesco


In altre zone della costa baltica vi sono: quattro battaglioni da fortez­za, reparti di addestramento appar­tenenti alla la divisione Bersaglieri Italia; 2a Divisione Granatieri Litto­rio; 3a divisione Fanteria di Marina San Marco; 4a Divisione Alpina Mon­terosa. Alcune centinaia di volonta­ri italiani avevano ottenuto l'arruo­lamento nelle Wafte. n-SS ed erano in fase di addestramento.
L'ANR è presente con il 114° Gruppo di sorveglianza dei litorali di Finlandia, Lettonia, Estonia, Ca­relia, Cecoslovacchia con il Gruppo Aerotrasporti Terracciano e il Grup­po Aerotrasporti Trabucchi.
Oltre ai battaglioni Nebbiogeni operano in Germania anche il 2° e 3° battaglione corazzato del 31°Reg­gimento Cani, di guarnigione a Mun­zingen, il 1°Plotone Carri L prove­niente dall'Egeo, un distaccamento del 141°Battaglione della Milizia pro­veniente da Creta, e il battaglione "Fiamme Bianche", una atipica for­mazione di volontari formato nella primavera del 1944 in ogni provin­cia italiana sotto l'autorità della RSI, con giovanissimi, nati nel 1926, '27 e '28 e, secondo le cronache, anche più giovani.
Il 20 maggio 1944 il reparto è riu­nito a Velo d'Astico, nei pressi di Vi­cenza, dove sostiene un primo pe­riodo di addestramento e diviso quin­di in due battaglioni, che poi sono ulteriormente smembrati per copri­re i vuoti di diversi reparti combat­tenti. Molti entrano nella divisione Etna, altri nella Legione Muti, altri ancora nelle Brigate Nere dove non di rado prestavano servizio insieme a padre e fratelli maggiori. Sempre in Germania, a Danzica, combatte il personale della locale base di som­mergibili agli ordini del capitano di Vascello Mario Arillo, parte del qua­le è poi trasferita a Bordeaux e altri ancora si arruolano nella Xa Mas.
Dopo le disastrose sconfitte in Rus­sia, e la drammatica ritirata dell'AR­MIR, non sono pochi i soldati italiani che scelgono di continuare a combat­tere con i tedeschi. Fra questi, molti vanno a formare il celebre plotone "Avanti!" punta di sfondamento del 40°Battaglione Carri della 24a divi­sione tedesca che, non esistendo an­cora la Repubblica Sociale, all'atto dell'armistizio sono già da tempo ar­ruolati direttamente nella divisione germanica, dove combattono distin­guendosi fino all'estate 1944, guada­gnandosi anche la copertina del cele­bre periodico in lingua tedesca "Si­gnal". Il reparto era strutturato in un battaglione misto di alpini, impegna­to in Ucraina; diversi Comandi di Tap­pa con militari rimasti dopo la ritira­ta; un ospedale militare dislocato in Polonia; un plotone di Arditi Paraca­dutisti e alcuni volontari arruolati nel­la Flak, la contraerea della Luftwaffe.
Per la difficile situazione, nel set­tembre '43 in Ucraina giunge anche la celebre 2a divisione Fallschirmjager che fino ad allora era di stanza in Italia, A questa unità si aggregano anche una cinquantina di paracadutisti italiani del 10° Reggimento Arditi, al comando del capitano Paris e inseriti nella Com­pagnia Esploratori. Sono im­piegati a Zitomir, poi a Kiro­vograd dove partecipano ad un lancio contro soverchianti truppe russe, uscendone vincenti dopo uno scontro drammatico.' Il 27 dicembre 1943 i 24 superstiti, sono impiegati in una nuova e più difficile mis­sione: raggiungere un gruppo di tre semoventi rimasti bloccati dinanzi alle linee russe e provvedere al re­cupero dei mezzi e degli equipaggi. In caso contrario, avrebbero dovu­to distruggere le macchine median­te cariche esplosive. Al segnale sta­bilito, i paracadutisti raggiungono i carri e si spostano in avanti per ga­rantire maggiore libertà di movi­mento agli addetti al recupero. L'ar­tiglieria russa, messa in allarme, co­mincia a martellare con un fuoco in­fernale le posizioni occupate dagli italiani, ma senza risultato. Solo l'esaurirsi delle munizioni fa desi­stere gli uomini del capitano Paris dall'azione. Rientrati nelle proprie linee, i paracadutisti italiani si rifor­niscono di munizioni ed esplosivi e attaccano nuovamente, scontrandosi con le pattuglie sovietiche a loro vol­ta inviate sul posto per catturare i mezzi blindati. Lo scontro si svolge all'arma bianca e si conclude con la sconfitta dei russi. Alla fine dei com­battimenti, dei 24 uomini che ave­vano preso parte all'operazione di recupero ne rimangono quattro, tut­ti gli altri erano caduti (fra questi il capitano Paris) o rimasti feriti. Il co­mando passa quindi al tenente Do­menico Fania. Noti anche come "Ca­mionettisti", dal novembre '43 all'ot­tobre '44 si distinguono in numero­se altre azioni di guerra nei punti più scottanti del vasto Fronte Orien­tale, e fino in Olanda e Belgio, do­ve i pochi sopravvissuti concludono la guerra.
Sempre in Russia, l'armistizio sorprende anche la Squadriglia CB, nel­la base dei sommergibili in Crimea, di presidio sulle rotte del Mar Nero. Già il 17 settembre '43 il Gruppo CB-1 compie la prima azione di guer­ra affondando un'unità sovietica e rimane in attività fino all'agosto 1944 per rientrare poi in Italia.
Altri contingenti di truppe della RSI sono presenti in Ungheria (Grup­pi di Artiglieria e qualche centinaio di soldati), Polonia (63a Compagnia di presidio, comandi truppa, uffici logistici, ospedale e servizi), in Ro­mania (marinai e autieri della base navale di Costanza) e in Bulgaria (una compagnia di Granatieri).


L'impegno dei gruppi GNR in Iugoslavia, contro i partigiani comunisti titini


In Jugoslavia operano circa due­mila uomini organizzati in Ufficio di Assistenza Militare di Zagabria (dal­la primavera del 1944 al maggio 1945), Ufficio di Assistenza Milita­re di Belgrado (sciolto nel settembre 1944), Compagnia Italiana Ponti in Croazia; 9° Battaglione Berga (im­pegnato in Serbia con elevate perdi­te); e il Reparto misto Trasporti in Croazia. Oltre a questi, diversi altri reparti minori decidono di combat­tere a fianco dei tedeschi: 491a Le­gione GNR Marche (49° e 50° Bat­taglione, 49a Compagnia Mitraglie­ri) a Srebrenica, in Croazia, che ter­mina poi la guerra nel maggio '45 in Austria; 72a Legione GNR Fa- rini (33° e 72° Battaglione, 72a Compagnia Mitraglieri) a Scutari, in Albania, a Podgorica e Danilovgrad in Croazia; 86a Legione GNR Indomita (86° e 94° Battaglione, 86a Compagnia Mitraglieri) a Scutari, e poi in Bosnia e Croazia fino al maggio '45.
Vi sono poi il 54° e 110° Battaglione Autonomo GNR Irpino, in Montenegro, Albania, Bosnia, Croazia fino al maggio '45; il 33° Battaglione Autonomo GNR in Serbia, che si arrende nel maggio '45 in Autria; il 40° Battaglione GNR Scaligero in Croazia e Slovenia, fino al maggio '45; il 53° Battaglione Autieri GNR in Serbia e Croazia, fino al maggio '45; 1'81° Battaglione Autieri GNR in Montenegro e quindi a Zagabria dove si arrende nel maggio '45;1'82° Battaglione GNR in Serbia, Monte­negro e Austria, fino al maggio '45; il 92° Battaglione Autieri GNR in Al­bania sino al marzo '44, quindi in Croazia, poi rientrato in Italia; il 111° Battaglione d'Assalto GNR in Mon­tenegro, Serbia e Croazia fino al mag­gio '45; e il 94° Battaglione GNR in Montenegro.
Dei reparti e degli equipaggi del­le navi dislocate in Estremo Orien­te, aderiscono alla RSI il 90% degli italiani ossia la quasi totalità dei mi­litari presenti nell'area: militari del San Marco, marinai e marittimi for­mano il Reparto Marina su tre bat­taglioni di fucilieri e una compagnia da sbarco. Adesioni si hanno anche fra i nostri connazionali a Shanghai, Singapore, Malesia e Giappone.
Nei venti mesi di guerra dopo l'ar­mistizio, sono oltre centomila gli ita­liani fuori dai confini nazionali che combattono fedeli all'Asse e a Mus­solini, in maggior parte impiegati in scontri durissimi e in reparti spar­pagliati e aggregati a diverse unità tedesche maggiori, per cui risulta dif­ficile seguire con esattezza le vicen­de di cui sono stati protagonisti. Re­sta il fatto che, da qualunque parte o sotto qualsiasi bandiera essi ab­biano combattuto, si sono comun­que distinti per coraggio e fedeltà nell'ideale in cui credevano.

1 commento:

  1. Complimenti per il blog, è molto bello.
    Vorrei sapere chi sono i mebri in cui compaiono nella foto di sfondo in alto,perchè una persona somiglia molto a mio nonno che faceva il paracadutista della nembo, grazie!

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