lunedì 15 settembre 2008

Uranio impoverito: ultima puntata e conclusioni


Uranio impoverito: ultima puntata e conclusioni Altra Informazione - Lunedì 15 Settembre 2008

Con la deliberazione del Senato dell’11 ottobre 2006, è stata istituita la seconda Commissione parlamentare d’inchiesta, identificata con un nome lunghissimo e chiamata, per brevità, <>, composta da ventuno senatori nominati in proporzione ai gruppi parlamentari ed insediatasi, con notevole ritardo, solo il 13 febbraio 2007. La Commissione, presieduta dalla Senatrice Lidia Brisca Menapace di Rifondazione Comunista, nel corso della sua attività, ha effettuato tredici sedute in sede plenaria, venti riunioni dell’Ufficio di Presidenza, due sopralluoghi in Sardegna, uno in Libano e una missione in provincia di Lecce, spendendo complessivamente solo circa il 30% del bilancio a disposizione, che ammontava a centomila euro per l’anno 2007. Il mandato assegnato alla Commissione era notevolmente più ampio rispetto agli obiettivi della Commissione Mandelli e a quelli della prima Commissione parlamentare di cui abbiamo parlato nelle precedenti puntate. Il suo compito era quello di verificare l’utilizzo, da parte delle Forze Armate italiane, di ordigni all’uranio impoverito nel nostro territorio o all’estero, nonché indagare sull’eventuale esposizione e sugli effetti del metallo sui nostri soldati. Le vaste problematiche emerse nel corso degli anni, hanno imposto una particolare attenzione nei confronti di eventuali altri fattori di rischio come “gli effetti della dispersione ambientale delle cosiddette <>, ma anche rispetto all’impatto sulle popolazioni civili, sia nelle zone circostanti ai poligoni di tiro nel territorio nazionale, che nei teatri bellici all’estero. Altrettanta attenzione è stata prestata al problema dei vaccini e delle modalità di vaccinazione dei militari, dopo che diversi studiosi hanno dimostrato che potrebbe esserci un legame stretto con le patologie riscontrate. Sul sito internet del Senato, è a disposizione il materiale prodotto dalla Commissione fra cui la Relazione finale, approvata nella seduta del 12 febbraio 2008, dopo un anno di attività. I due problemi principali, evidenziati dal testo di tale documento, consistono da una parte nella difficoltà di reperire dati completi, omogenei e attendibili circa le patologie che hanno interessato i militari e i civili, e dall’altra la mancanza di tempo sufficiente per compiere gli studi e analizzare i dati. La Relazione si completa con una sintesi delle conclusioni e una serie di proposte, finalizzate, si presume, a risolvere definitivamente il problema.Il punto più difficile, fondamentalmente irrisolto, era quello di stabilire una causalità certa fra le patologie e l’uranio impoverito. Gli studi scientifici, le polemiche politiche e giornalistiche, l’istituzione di organismi e strutture, e , infine, di ben due commissioni parlamentari d’inchiesta, sono nati proprio in seguito alle esigenze di chiarezza e di attribuzione di responsabilità avanzate da più parti, prime fra tutte, le famiglie dei malati e dei morti e le associazioni che le rappresentano. Il passo avanti, di importanza fondamentale, compiuto dalla Commissione, si chiama “criterio di probabilità”, che consiste nel “mutamento di prospettiva nell’impostazione del problema”. Cosa significa? Preso atto che non esiste, al momento, la possibilità di dimostrare senza alcun dubbio il nesso di causa-effetto fra l’uranio e le patologie, il cambio di direzione consiste nel consentire il ricorso ai cosiddetti “strumenti risarcitori” (la causa di servizio, per esempio), per il solo fatto che l’evento morboso si sia verificato, “a prescindere dall’accertamento scientifico e medico della causa”. Facendo ricorso ad opportune norme legislative, è quindi possibile accedere sia al risarcimento che a forme di assistenza. Per questo motivo sono stati predisposti, secondo quanto riportato nella Relazione conclusiva, “appositi stanziamenti a favore delle vittime e dei loro familiari, nel testo del decreto legge 1 ottobre 2007, n. 159 (convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222) che, estendendo i benefici previsti per le vittime del terrorismo, ha stanziato 175,72 milioni di euro per il biennio 2007/2008 e 3,2 milioni a decorrere dal 2009, ai quali si aggiungono i 30 milioni di euro per il triennio 2008/2010, previsti specificatamente per le patologie oggetto dell’inchiesta, nella legge finanziaria per il 2008”. Le associazioni delle famiglie dei malati, in generale, non ritengono che le conclusioni alle quali la Commissione è approdata siano sufficienti e ciò fa supporre che la battaglia non sia ancora terminata. Molti sono gli aspetti sui quali si è soffermata l’attenzione delle associazioni, a cominciare dalla discordanza con i numeri relativi alle vittime a ai malati portati in Commissione dall’allora Ministro della Difesa Arturo Parisi. La Commissione, dunque, non ha avuto il tempo di terminare il proprio lavoro; è con tale motivazione che si richiede da più parti (ad esempio dal senatore ed ex magistrato Felice Casson, già membro della Commissione stessa), l’istituzione immediata di un’ ulteriore commissione d’inchiesta. Le morti sospette continuano a susseguirsi; ultimo in ordine di tempo, il ventiquattrenne paracadutista della Folgore Domenico Currao, di Vibo Valentia, vittima di un tumore la cui aggressività ha stupito gli stessi medici. Accertata oramai a livello mondiale l’estrema pericolosità dell’uranio impoverito dal punto di vista radioattivo, tossicologico e chimico, non possiamo che tornare al punto di partenza. La nostra inchiesta, per il momento, può concludersi qui. Tutti questi anni di tragedie, di studi, teorie, dibattiti, accuse, indagini internazionali, non sono bastati a determinare in modo inconfutabile se fra uranio impoverito e patologie ci sia un rapporto di causa-effetto; non sono tantomeno bastati ad attribuire la benché minima responsabilità, qualora esistesse, a chi ha condotto i nostri soldati nei territori in cui quegli ordigni sono stati usati. Il riconoscimento della causa di servizio e l’accesso all’assistenza e ai benefici economici, appaiono, tutto sommato, solo un parziale passo avanti e un palliativo, se non un amaro placebo di cui le vittime sono costrette ad accontentarsi.
Lorenzo Pellegrini

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