AGGRAPPATI SOLTANTO AD UN IDEALE CONTINUARONO A BATTERSIFINO ALLA CADUTA DEL TERZO REICH
LE FORZE ARMATE
DELLA RSI FUORI CONFINE
Dopo l'armistizio dell'8 settembre e la conseguente dichiarazione di guerra alla Germania, molti soldati italiani rimasti fedeli all'alleato tedesco terminano la guerra in presidi lontani dalla Patria.
di ROBERTO ROGGERO
e Littorio, rimaste fedeli a Mussolini e all'Asse, che combattono in Italia contro gli alleati. Erano truppe messe insieme nell'ottobre '43 in seguito ad un non facile accordo, per la costituzione di una forza armata della Repubblica Sociale che contribuisse allo sforzo bellico tedesco. L'accordo prevedeva che l'addestramento sarebbe avvenuto in Germania e che le divisioni sarebbero state armate con armi tedesche. Gli ufficiali, i sottufficiali e i graduati sono reclutati fra gli ex militari dell'esercito regio deportati in Polonia e in Germania che avevano scelto di riprendere le armi sotto le insegne della RSI. I militari di truppa, invece, sarebbero stati reclutati in Italia fra volontari e militari di leva. Poco conosciute sono invece le vicende dei soldati che hanno mantenuto fede all'alleanza e che hanno terminato la guerra fuori dai confini nazionali.
Fra questi, la Legione Volontari "Kreta" comandata dal tenente colonnello Carlo Gianoli di stanza a Retimnos, formata dopo 1'8 settembre con i volontari della divisione Siena e del 141°battaglione "M", che rifiutano di deporre le armi. Il reparto combatte contro gli americani fino al 6 maggio 1945 e, dopo la sconfitta definitiva, i 1400 superstiti sono trasportati parte in Nord Afri ca, al campo di prigionia 211 nei pressi di Algeri, parte in Italia a bordo del mercantile francese Ville d'Orange e rinchiusi al campo sportivo di Brindisi trasformato in prigione, da dove gli ultimi usciranno nell'aprile del '46.
Oltre a queste truppe, nel Dodecaneso, all'indomani dell'armistizio, si trovano anche altri reparti, fra cui un gruppo di artiglieri, genieri, semaforisti e compagnia servizi logistici, e due battaglioni Costruttori.
L'8 settembre causa aspri combattimenti nel Dodecaneso e nelle isole dell'Egeo, specialmente a Rodi, dove circa 8000 uomini della divisione Regina decidono di restare fedeli a Mussolini e all'Asse e combattono nella piccola isola fino alla definitiva resa della Germania, nel maggio 1945. In questo teatro si distingue particolarmente il maggiore Carlo Migliavacca che, nell'ottobre '43, riesce a convincere i tedeschi ad armare i soldati italiani decisi a combattere al loro fianco. Proprio nel corso dei combattimenti contro i britannici, mentre si trova a bordo di una motovedetta per ispezionare i presidi costieri, è attaccato da cinque unità veloci inglesi. Dopo un breve inseguimento, la piccola imbarcazione è affondata e Migliavacca rimane ucciso.
Il Comando Reparti Italiani e il Reggimento Volontari di Rodi sono formati da: 201a Legione CCNN e distaccamento della Guardia Nazionale Repubblicana Egea Conte Verde, Compagnia Mitraglieri e Fucilieri, Compagnia Volontari Fascisti, oltre a due batterie di artiglieria distaccate a Zante e Naupilis, più due battaglioni Costruttori, quattro batterie costiere con armamento antiaereo della MGR e alcuni aerei del Gruppo Aerosiluranti Faggion i per ricognizione a largo raggio.
Grecia, Francia, Germania, Polonia, Russia: i militari italiani continuano a farsi onore
Sul continente, oltre al 67° battaglione CCNN a Salonicco, l'aeroporto di Atene è base del Gruppo Aerosiluranti anche per azioni nel Mediterraneo centro-orientale.
Nelle isole Cicladi rimangono la 24a Legione GNR Carroccio a Samos (formata dal 24° e 25° battaglione, dalla 24a Compagnia Mitraglieri e un gruppo artiglieria), i volontari dell'esercito e una squadriglia della ANR.
In Francia meridionale, nel settembre-ottobre '43, si trovano la 19a annata tedesca del generale von der Chevallerie e la 4a armata italiana, nel cui organico sono compresi il Battaglione di Sicurezza del capitano Giuseppe Tosca, il 6° Gruppo Artiglieria con tre batterie pesanti, il 1114° Gruppo Artiglieria con pezzi da 90/53, il Gruppo Motorizzato Pesante, un Reparto Autonomo della Milizia Volontaria, la 18a Compagnia Sussistenza e il Gruppo Lavoratori (circa 4000 uomini). Questi reparti scelgono la fedeltà all'Asse e si legano quindi alle sorti della 19a armata tedesca, che a poco a poco è costretta a rientrare in Germania, tallonata dagli alleati che sbarcano in Provenza il 15 agosto 1944. Dal giorno dello sbarco (Operazione Anvd-Dragoon) al settembre successivo, nella battaglia di Tolone sono impegnati anche alcuni volontari della divisione San Marco, che riescono poi a rientrare in Italia e unirsi al resto della divisione di appartenenza.
Nella città fortificata di Bordeaux, nell'importantissima base Betasorn per sommergibili operanti in Atlantico, si trovano diversi reparti che decidono di continuare la guerra a fianco dell'alleato tedesco: la la divisione Atlantica Fucilieri di Marina, con un battaglione di presidio fisso alla base; diversi equipaggi misti italo-tedeschi per unità di superficie di scorta, per la guerra anti‑
sommergibile, e quattro squadriglie di dragamine al comando del capitano di vascello Enzo Grossi. Oltre a questi, soldati italiani si trovano alla foce della Gironda in sei batterie costiere; alcuni battaglioni ausiliari, servizi e lavoratori; reparti della MGR e di artiglieri. Sparsi per il paese vi sono le già citate batterie di artiglieria pesante e il Gruppo Speciale CCNN da sbarco a Tolone, il 18° battaglione Sussistenza a Nizza, e i piloti di aerosiluranti della ANR a Istres, protagonisti della celebre incursione a Gibilterra. Gli ultimi soldati italiani in terra straniera ad ar
rendersi sono gli artiglieri di Marina della base di St.Nazaire, alla foce della Loira, che depongono le armi il 17 maggio 1945.
In Germania, fin dal 1942 operano sul Baltico due battaglioni Nebbiogeni in difesa, fra l'altro, delle basi di lancio delle V1 e V2. L'8 settembre, dopo la diffusione dell'annuncio di. Badoglio, decidono di rimanere al proprio posto. Successivamente vengono costituiti altri tre battaglioni Nebbiogeni (1°, 4° e 5°) che, nelle ultime fasi della guerra, combattono anche come reparti di fanteria fino al 3 maggio 1945, al comando del capitano Raffaele Di Pietro, che ammaina l'ultima bandiera della RSI in territorio tedesco al presidio della 39a Compagnia Nebbiogeni di Wilhelmshafen.
Le unità Nebbiogene sono strutturate in: Comando Truppe (a Stettino); Centro di Addestramento; 1° Battaglione a Schwinemunde e Wilhelmshafen; 2° Battaglione a Gotenhafen; 3° Battaglione a Oderthal-Pillau; 4° Battaglione a Stettino-Noos Jerbau; 5° Battaglione a Grossborn-Zeit. Vi sono poi un nucleo di Ausiliarie del SAF e otto reggimenti di artiglieria costiera.
Migliaia tra aviatori, marinai e soldati italiani sopportano lo sforzo tedesco
In altre zone della costa baltica vi sono: quattro battaglioni da fortezza, reparti di addestramento appartenenti alla la divisione Bersaglieri Italia; 2a Divisione Granatieri Littorio; 3a divisione Fanteria di Marina San Marco; 4a Divisione Alpina Monterosa. Alcune centinaia di volontari italiani avevano ottenuto l'arruolamento nelle Wafte. n-SS ed erano in fase di addestramento.
L'ANR è presente con il 114° Gruppo di sorveglianza dei litorali di Finlandia, Lettonia, Estonia, Carelia, Cecoslovacchia con il Gruppo Aerotrasporti Terracciano e il Gruppo Aerotrasporti Trabucchi.
Oltre ai battaglioni Nebbiogeni operano in Germania anche il 2° e 3° battaglione corazzato del 31°Reggimento Cani, di guarnigione a Munzingen, il 1°Plotone Carri L proveniente dall'Egeo, un distaccamento del 141°Battaglione della Milizia proveniente da Creta, e il battaglione "Fiamme Bianche", una atipica formazione di volontari formato nella primavera del 1944 in ogni provincia italiana sotto l'autorità della RSI, con giovanissimi, nati nel 1926, '27 e '28 e, secondo le cronache, anche più giovani.
Il 20 maggio 1944 il reparto è riunito a Velo d'Astico, nei pressi di Vicenza, dove sostiene un primo periodo di addestramento e diviso quindi in due battaglioni, che poi sono ulteriormente smembrati per coprire i vuoti di diversi reparti combattenti. Molti entrano nella divisione Etna, altri nella Legione Muti, altri ancora nelle Brigate Nere dove non di rado prestavano servizio insieme a padre e fratelli maggiori. Sempre in Germania, a Danzica, combatte il personale della locale base di sommergibili agli ordini del capitano di Vascello Mario Arillo, parte del quale è poi trasferita a Bordeaux e altri ancora si arruolano nella Xa Mas.
Dopo le disastrose sconfitte in Russia, e la drammatica ritirata dell'ARMIR, non sono pochi i soldati italiani che scelgono di continuare a combattere con i tedeschi. Fra questi, molti vanno a formare il celebre plotone "Avanti!" punta di sfondamento del 40°Battaglione Carri della 24a divisione tedesca che, non esistendo ancora la Repubblica Sociale, all'atto dell'armistizio sono già da tempo arruolati direttamente nella divisione germanica, dove combattono distinguendosi fino all'estate 1944, guadagnandosi anche la copertina del celebre periodico in lingua tedesca "Signal". Il reparto era strutturato in un battaglione misto di alpini, impegnato in Ucraina; diversi Comandi di Tappa con militari rimasti dopo la ritirata; un ospedale militare dislocato in Polonia; un plotone di Arditi Paracadutisti e alcuni volontari arruolati nella Flak, la contraerea della Luftwaffe.
Per la difficile situazione, nel settembre '43 in Ucraina giunge anche la celebre 2a divisione Fallschirmjager che fino ad allora era di stanza in Italia, A questa unità si aggregano anche una cinquantina di paracadutisti italiani del 10° Reggimento Arditi, al comando del capitano Paris e inseriti nella Compagnia Esploratori. Sono impiegati a Zitomir, poi a Kirovograd dove partecipano ad un lancio contro soverchianti truppe russe, uscendone vincenti dopo uno scontro drammatico.' Il 27 dicembre 1943 i 24 superstiti, sono impiegati in una nuova e più difficile missione: raggiungere un gruppo di tre semoventi rimasti bloccati dinanzi alle linee russe e provvedere al recupero dei mezzi e degli equipaggi. In caso contrario, avrebbero dovuto distruggere le macchine mediante cariche esplosive. Al segnale stabilito, i paracadutisti raggiungono i carri e si spostano in avanti per garantire maggiore libertà di movimento agli addetti al recupero. L'artiglieria russa, messa in allarme, comincia a martellare con un fuoco infernale le posizioni occupate dagli italiani, ma senza risultato. Solo l'esaurirsi delle munizioni fa desistere gli uomini del capitano Paris dall'azione. Rientrati nelle proprie linee, i paracadutisti italiani si riforniscono di munizioni ed esplosivi e attaccano nuovamente, scontrandosi con le pattuglie sovietiche a loro volta inviate sul posto per catturare i mezzi blindati. Lo scontro si svolge all'arma bianca e si conclude con la sconfitta dei russi. Alla fine dei combattimenti, dei 24 uomini che avevano preso parte all'operazione di recupero ne rimangono quattro, tutti gli altri erano caduti (fra questi il capitano Paris) o rimasti feriti. Il comando passa quindi al tenente Domenico Fania. Noti anche come "Camionettisti", dal novembre '43 all'ottobre '44 si distinguono in numerose altre azioni di guerra nei punti più scottanti del vasto Fronte Orientale, e fino in Olanda e Belgio, dove i pochi sopravvissuti concludono la guerra.
Sempre in Russia, l'armistizio sorprende anche la Squadriglia CB, nella base dei sommergibili in Crimea, di presidio sulle rotte del Mar Nero. Già il 17 settembre '43 il Gruppo CB-1 compie la prima azione di guerra affondando un'unità sovietica e rimane in attività fino all'agosto 1944 per rientrare poi in Italia.
Altri contingenti di truppe della RSI sono presenti in Ungheria (Gruppi di Artiglieria e qualche centinaio di soldati), Polonia (63a Compagnia di presidio, comandi truppa, uffici logistici, ospedale e servizi), in Romania (marinai e autieri della base navale di Costanza) e in Bulgaria (una compagnia di Granatieri).
L'impegno dei gruppi GNR in Iugoslavia, contro i partigiani comunisti titini
Vi sono poi il 54° e 110° Battaglione Autonomo GNR Irpino, in Montenegro, Albania, Bosnia, Croazia fino al maggio '45; il 33° Battaglione Autonomo GNR in Serbia, che si arrende nel maggio '45 in Autria; il 40° Battaglione GNR Scaligero in Croazia e Slovenia, fino al maggio '45; il 53° Battaglione Autieri GNR in Serbia e Croazia, fino al maggio '45; 1'81° Battaglione Autieri GNR in Montenegro e quindi a Zagabria dove si arrende nel maggio '45;1'82° Battaglione GNR in Serbia, Montenegro e Austria, fino al maggio '45; il 92° Battaglione Autieri GNR in Albania sino al marzo '44, quindi in Croazia, poi rientrato in Italia; il 111° Battaglione d'Assalto GNR in Montenegro, Serbia e Croazia fino al maggio '45; e il 94° Battaglione GNR in Montenegro.
Dei reparti e degli equipaggi delle navi dislocate in Estremo Oriente, aderiscono alla RSI il 90% degli italiani ossia la quasi totalità dei militari presenti nell'area: militari del San Marco, marinai e marittimi formano il Reparto Marina su tre battaglioni di fucilieri e una compagnia da sbarco. Adesioni si hanno anche fra i nostri connazionali a Shanghai, Singapore, Malesia e Giappone.
Nei venti mesi di guerra dopo l'armistizio, sono oltre centomila gli italiani fuori dai confini nazionali che combattono fedeli all'Asse e a Mussolini, in maggior parte impiegati in scontri durissimi e in reparti sparpagliati e aggregati a diverse unità tedesche maggiori, per cui risulta difficile seguire con esattezza le vicende di cui sono stati protagonisti. Resta il fatto che, da qualunque parte o sotto qualsiasi bandiera essi abbiano combattuto, si sono comunque distinti per coraggio e fedeltà nell'ideale in cui credevano.
Complimenti per il blog, è molto bello.
RispondiEliminaVorrei sapere chi sono i mebri in cui compaiono nella foto di sfondo in alto,perchè una persona somiglia molto a mio nonno che faceva il paracadutista della nembo, grazie!