martedì 3 luglio 2007

Dal quotidiano Libero 03 luglio 2007 Paracadutismo nello spazio


Da Libero 03 luglio 07


I primi test nel 2009
Paracadutismo nello spazio

Progettata una tuta hi‑tech che dovrebbe consentire agli astronauti di raggiungere la Terra evitando di bruciare al rientro nell'atmosfera

ROBERTO MANZOCCO
WASHINGTON



È in arrivo dall'America il più estremo tra tutti gli sport: il paracadutismo spaziale. Due veterani dell'industria aerospaziale stanno infatti lavorando alla realizzazione di una speciale tuta high‑tech che dovrebbe consentire a chi la indossa di paracadutarsi sulla Terra direttamente dallo spazio esterno, evitando di bruciare durante il rientro nell'atmosfera e raggiungendo in tutta sicurezza la superficie del nostro pianeta. I responsabili del progetto ‑ Rick Tumlinson e Jonathan Clark ‑ mirano a soddisfare contemporaneamente le esigenze degli amanti degli sport estremi e ad offrire un efficace sistema di salvataggio a tutti gli astronauti del futuro.

Tumlinson è il creatore della Space Frontier Foundation ‑ un'associazione che lavora da anni alla promozione dell'esplorazione del cosmo ‑ e uno degli ideatori del celebre XPrize, mentre Clark è un neurologo che ha lavorato per la Nasa, occupandosi di medicina degli ambienti estremi. L'interesse di quest'ultimo per il paracadutismo spaziale trascende l'ambito professionale: nel 2003 Clark ha infatti perso la moglie Laurel nell'incidente dello shuttle Columbia, e in seguito a questo evento luttuoso ha deciso di dedicarsi allo studio di tutti gli incidenti spaziali mai avvenuti, ricavandone così un gran numero di lezioni tecniche. Mentre quindi diversi imprenditori hanno iniziato a lavorare alla realizzazione di sistemi per il trasporto di privati cittadini nello spazio, Tumlinson e Clark hanno deciso di perseguire l'obiettivo contrario (cioè riportare queste persone sulla Terra, con o senza astronave), e a questo scopo hanno fondato un'apposita ditta, la Orbital Outfitters.

I due hanno riunito un gruppo di noti specialisti allo scopo di lavorare sui dettagli tecnici del loro progetto. Tra questi, Bill Stone, esperto di immersioni subacquee e di sistemi di supporto vitale (il quale dovrà occuparsi dello sviluppo di un dispositivo atto a regolare la temperatura interna della tuta in questione e di un sistema di respirazione), Chris Gilinan, un designer di tute spaziali sia per la Nasa che per Hollywood (ha collaborato alla realizzazione del finn di fantascienza "Armageddon") e Tomas Svitek, un consulente dell'ente spaziale americano che si occuperà invece della progettazione globale del prototipo.

Stando alla prima bozza del progetto la tuta dovrebbe essere strutturata in modo da impedire la fuga di ossigeno dall'interno e la penetrazione del calore esterno; essa dovrebbe inoltre essere dotata di piccoli jet in grado di controllare l'orientamento del soggetto in condizioni di assenza di gravità, un paracadute speciale con la funzione di rallentare la velocità di caduta e un paracadute convenzionale, che si aprirà a circa mille metri d'altezza. Ovviamente Tumlinson e Clark non intendono limitarsi alla creazione della tuta, ma mirano anche a testarla, e in tempi relativamente brevi: entro il 2009. L'intenzione è di effettuare un primo lancio da più di 40 chilometri d'altezza, impresa a cui seguirà un secondo lancio da un'altezza di ben 100 chilometri (che rappresenta il confine convenzionale tra atmosfera terrestre e spazio esterno). Allo scopo di trasportare nello spazio l' eventuale, coraggioso paracadutista che deciderà di tentare l' impresa, Tumlinson ha contattato alcune ditte aerospaziali private che stanno lavorando alla realizzazione di razzi adatti allo scopo.

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