AERO CLUB
d'Italia
NOTIZIARIO DI INFORMAZIONI DELL'AEREO CLUB D'ITALIA -ANNO I - NUMERO 3 - DICEMBRE 1988
PARACADUTISTI A SEUL
UN LANCIO NEL FUTURO
PARACADUTISMO
d'Italia
NOTIZIARIO DI INFORMAZIONI DELL'AEREO CLUB D'ITALIA -ANNO I - NUMERO 3 - DICEMBRE 1988
PARACADUTISTI A SEUL
UN LANCIO NEL FUTURO
PARACADUTISMO
Paracadutisti
Un traguardo: salutare 'nel 1996, centenario delle Olimpiadi, il paracadutismo come disciplina con dignità pari all'atletica, al nuoto e agli altri sport.
FLAVIO VANETTI
Sessanta persone per coltivare un sogno: quello che il paracadutismo diventi protagonista all'Olimpiade. Sessanta sono stati infatti i parà lanciatisi a Seoul. Per loro una ribalta illustre: la cerimonia d'apertura, nella quale hanno saputo eguagliare, come spettacolarità, il "serpentone" in costume coreano che si snodava nello stadio dei Giochi. Una dimostrazione suggestiva del potenziale del paracadutismo e un primo importantissimo passo sulla strada che porta all'inserimento ufficiale della disciplina. Un cammino ancora lungo e pieno di difficoltà, nel quale i contatti "politici" e la diplomazia dovranno sposarsi alla tenacia nell'insistere.
"Ma a noi non manca il desiderio di andare fino in fondo, dato che certe resistenze sono ormai rimosse". Le parole di Gonippo Sebastiani, rappresentante dei paracadutisti nel consiglio dell'Aero Club d'Italia, sono una garanzia e un vessillo di battaglia per i prossimi anni, quelli nei quali si decideranno i destini olimpici della specialità. Gli organizzatori dei Giochi '92 di Barcellona non considerano per ora il paracadutismo tra le discipline dimostrative, anticamera obbligata per figurare poi a tutti gli effetti nel cartellone dell'Olimpiade. La battaglia si svolgerà proprio su questo punto. Seoul è stata un biglietto da visita significativo ma informale: Barcellona dovrà essere qualcosa di più. "Non sarà agevole vincere le resistenze - riprende Sebastiani - ma non stiamo di sicuro con le mani in mano. Tutt'altro. Le pressioni sono già cominciate e proseguiranno d'ora in poi. Stiamo lavorando intensamente per un obiettivo che reputiamo, realisticamente, alla nostra portata. Basta che ci sia un minuto di disponibilità da parte dell'interlocutore. È evidente che in subordine accetteremo anche uno slittamento
al 1996, però in ogni progetto ci si deve prefissare un traguardo principale: il nostro sarà Barcellona '92, anche per salutare dal '96 il paracadutismo come disciplina olimpica con dignità pari all'atletica, al nuoto e agli altri sport. Quello sarà l'anno dei Giochi del centenario, dunque una ricorrenza storica".
L'avventura del paracadutismo ai Giochi cominciò nell'ormai lontano 1975. In Jugoslavia venne creato un comitato, presieduto proprio da Sebastiani, che ebbe lo scopo di presentare una proposta al Comitato Olimpico Internazionale.
L'ostacolo insormontabile fu in quella circostanza lo scarso interesse dimostrato da chi all'epoca presiedeva la Federazione Aeronautica Internazionale. Alla fine, tuttavia, per i paracadutisti fu solo tempo perso. Il disinteresse di chi avrebbe dovuto dare loro una mano non riuscì infatti a smontare l'entusiasmo di riprovarci. Con un nuovo presidente, ovviamente.
La manovra fu avvolgente: politica da una parte, spettacolare dall'altra. Organizzare manifestazioni d'alto livello e invitare le autorità: ecco spiegata la strategia. L'Italia allestì ad esempio i mondiali del '76: li seguirono, entusiasti, l'allora presidente del Coni, Giulio Onesti, e Mario Pescante, già all'epoca segretario generale del comitato olimpico. Fu un successone che lasciò un ricordo entusiasta nel vertice dello sport italiano. Piano piano la stessa cosa succedeva in ogni altra nazione: ogni manifestazione serviva a creare il consenso attorno ai parà. All'inizio degli anni '80, ecco la svolta. Il nuovo presidente del Comitato internazionale dei paracadutisti, Uwe Backaman, ripropone il problema alla Fai, nella quale svolge le mansioni di segretario un
italiano, Iginio Guagnellini. I tempi sono cambiati, i parà sono visti in una luce ben differente, anche perché i comitati olimpici dei vari passi sono sensibilizzati sul problema.
"Nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Seoul, i paracadutisti hanno saputo eguagliare. come spettacolarità, le più complesse coreografie messe in mostra dai coreani. Un buon esordio. in vista della piena ammissione del paracadutismo come disciplina sportiva".
Una svolta determinante giunge con il riconoscimento del paracadutismo come disciplina olimpica. Ciò non significa ancora che, automaticamente, sarà nel cartellone dei Giochi, né che in un'occasione ben definita verrà presentato quale sport dimostrativo. Però è il riconoscimento di un "rango” che non ammette retromarce. È un punto fermo che potrà portare solo sviluppo del paracadutismo come disciplina olimpica è un punto fermo che potrà portare solo sviluppi. Dopo Seoul si apre un nuovo capitolo, tutto da scrivere. Ancora di marca Italiana è passo intermedio che deve avvicinare alla meta: partecipare a Seoul. In qualche modo, ma esserci. Ecco allora la coppa del Mondo dei Campioni, che si tiene volutamente, un anno prima. nella capitale sud-coreana. Il ghiaccio è rotto il resto è storia recente. Venticinque parà americani restano a lungo a Seoul per studiare la figura dei cinque cerchi olimpici (cinque atleti per ogni cerchio) e ripeterla in una infinità di prove: tutto il mondo l'avrebbe visto in apertura della manifestazione, era obbligatorio metterla a punto senza sbavature. Poi ecco giungere tutti gli altri e lanciarsi, il giorno della cerimonia, in un interminabile e bellissimo salto collettivo terminato con un atterraggio di precisione e gli applausi scroscianti della gente. Nel gruppo anche un nostro campione, il bolognese Michele Maver. Questa è la sintetica storia di quelle che è successo fino a Seoul. Adesso si apre un nuovo capitolo, tutto da scrivere.
CONSEGNA MEDAGLIE E DIPLOMI AI CAMPIONI NAZIONALI DESIGNATIDALLA COMMISSIONE SPORTIVA CENTRALE PER L'ANNO 1988
VOLO A MOTORE
- ENZO BONI - Campione Italiano di Rally (Ae. C. REGGIO-EMILIA) - ERNESTO COLLI - Navigatore del Campione Italiano di Rally (Ae. C. REGGIO-EMILIA) -MAURIZIO ARMIRAGLIO - Campione Italiano di Rally Juniores (Ae.C. VERGIATE) - CLAUDIO TOVAGLIERI - Navigatore del Campione Italiano di Rally Juniores (Ae.C. VERGIATE) -TOMMASO MORETTI - Campione Italiano di Acrobazia Aerea (Ae.C. LUGO) Categoria Illimitata - MARCO BRUSA - Campione Italiano di Acrobazia Aerea (Ae.C. MILANO) Categoria Intermedia - LUDOVICO BERNARDI - Campione Italiano di Acrobazia Aerea (Ae.C. LUGO) Categoria Avanzata - PAOLO FALCONI - Campione Italiano di Acrobazia Aerea (Ae.C. VITERBO) Categoria Sportman
VOLO E VELA
- GALETTO GIORGIO - Campione Italiano 15 m. (Ae.C. BOLZANO) - RICCARDO BRIGLIADORIJ - Campione Italiano CL. STANDARD (Ae.C. MILANO) - ROBERT MONTI - Campione Italiano CL. LIBERA (Ae.C.V.A.L.) - ANGELO GRITTI - Campione Italiano CL. CLUB (Ae.V.A.) - ALBERTO RIGHINI - Campione Italiano (A. V.A.L.) Categoria Promozionale RITIRA IL PREMIO IL PRESIDENTE
PARACADUTISMO
- ALESSANDRO RUGGERI - Campione Italiano (C.S.E.) Combinata Maschile Campione Italiano Precisione Maschile - PAOLO FILIPPINI - Campione Italiano Stile Maschile (C.S.E.) -SUSANNA MATARAZZO - Campionessa Italiana (Ae.C. SAVONA) Combinata Femminile
Campionessa' Italiana Precisione Femminile -MARTUZZI FRANCESCA - Campionessa Italiana (Ae.C. BOLOGNA) Stile Femminile - CENTRO SPORTIVO ESERCITO - Squadra Campione Italiana di Precisione - AERO CLUB VERCELLI - Squadra Campione Italiana Di Lavoro Relativo A 4
Una svolta determinante giunge con il riconoscimento del paracadutismo come disciplina olimpica. Ciò non significa ancora che, automaticamente, sarà nel cartellone dei Giochi, né che in un'occasione ben definita verrà presentato quale sport dimostrativo. Però è il riconoscimento di un "rango” che non ammette retromarce. È un punto fermo che potrà portare solo sviluppo del paracadutismo come disciplina olimpica è un punto fermo che potrà portare solo sviluppi. Dopo Seoul si apre un nuovo capitolo, tutto da scrivere. Ancora di marca Italiana è passo intermedio che deve avvicinare alla meta: partecipare a Seoul. In qualche modo, ma esserci. Ecco allora la coppa del Mondo dei Campioni, che si tiene volutamente, un anno prima. nella capitale sud-coreana. Il ghiaccio è rotto il resto è storia recente. Venticinque parà americani restano a lungo a Seoul per studiare la figura dei cinque cerchi olimpici (cinque atleti per ogni cerchio) e ripeterla in una infinità di prove: tutto il mondo l'avrebbe visto in apertura della manifestazione, era obbligatorio metterla a punto senza sbavature. Poi ecco giungere tutti gli altri e lanciarsi, il giorno della cerimonia, in un interminabile e bellissimo salto collettivo terminato con un atterraggio di precisione e gli applausi scroscianti della gente. Nel gruppo anche un nostro campione, il bolognese Michele Maver. Questa è la sintetica storia di quelle che è successo fino a Seoul. Adesso si apre un nuovo capitolo, tutto da scrivere.
CONSEGNA MEDAGLIE E DIPLOMI AI CAMPIONI NAZIONALI DESIGNATIDALLA COMMISSIONE SPORTIVA CENTRALE PER L'ANNO 1988
VOLO A MOTORE
- ENZO BONI - Campione Italiano di Rally (Ae. C. REGGIO-EMILIA) - ERNESTO COLLI - Navigatore del Campione Italiano di Rally (Ae. C. REGGIO-EMILIA) -MAURIZIO ARMIRAGLIO - Campione Italiano di Rally Juniores (Ae.C. VERGIATE) - CLAUDIO TOVAGLIERI - Navigatore del Campione Italiano di Rally Juniores (Ae.C. VERGIATE) -TOMMASO MORETTI - Campione Italiano di Acrobazia Aerea (Ae.C. LUGO) Categoria Illimitata - MARCO BRUSA - Campione Italiano di Acrobazia Aerea (Ae.C. MILANO) Categoria Intermedia - LUDOVICO BERNARDI - Campione Italiano di Acrobazia Aerea (Ae.C. LUGO) Categoria Avanzata - PAOLO FALCONI - Campione Italiano di Acrobazia Aerea (Ae.C. VITERBO) Categoria Sportman
VOLO E VELA
- GALETTO GIORGIO - Campione Italiano 15 m. (Ae.C. BOLZANO) - RICCARDO BRIGLIADORIJ - Campione Italiano CL. STANDARD (Ae.C. MILANO) - ROBERT MONTI - Campione Italiano CL. LIBERA (Ae.C.V.A.L.) - ANGELO GRITTI - Campione Italiano CL. CLUB (Ae.V.A.) - ALBERTO RIGHINI - Campione Italiano (A. V.A.L.) Categoria Promozionale RITIRA IL PREMIO IL PRESIDENTE
PARACADUTISMO
- ALESSANDRO RUGGERI - Campione Italiano (C.S.E.) Combinata Maschile Campione Italiano Precisione Maschile - PAOLO FILIPPINI - Campione Italiano Stile Maschile (C.S.E.) -SUSANNA MATARAZZO - Campionessa Italiana (Ae.C. SAVONA) Combinata Femminile
Campionessa' Italiana Precisione Femminile -MARTUZZI FRANCESCA - Campionessa Italiana (Ae.C. BOLOGNA) Stile Femminile - CENTRO SPORTIVO ESERCITO - Squadra Campione Italiana di Precisione - AERO CLUB VERCELLI - Squadra Campione Italiana Di Lavoro Relativo A 4
Da Folgore
Attualità
Paracadutismo
e olimpiadi
di Valdimiro Rossi
Perché il paracadutismo non si afferma come sport e non ottiene l'ammissione ai Giochi.
Il quadro italiano. Cosa fare in vista di una possibile "Roma 2004"
Chissà quanti han fatto le ore piccole. con tutto ciò che comporta. per soddisfare il desiderio di vedere in tempo reale, cioè nel momento stesso in cui si verifica. lo spettacolo della cerimonia di apertura delle Olimpiadi del Centenario.
Non si poteva non essere presenti al grande evento.
Sui molti paracadutisti che certamente c'erano. aleggiava - conscio od inconscio il desiderio di rivivere Seul '88, ancora così vividamente presente nella mente.
Allora, molti credettero che ormai fosse fatta, che il paracadutismo fosse sulla strada giusta per esser riconosciuto sport olimpico. Ci si diceva che un tale spettacolo non poteva che aver fatto breccia nella mente e nei cuori di quanti l'avevano ammirato. Lo splendore dei cinque cerchi olimpici formati nel cielo da paracadutisti in caduta libera. l'incredibile atterraggio di precisione di un pentaplano nell'interno dello stadio ed infine il fantasmagorico susseguirsi di atterraggi di precisione di un serpentone che pareva non aver mai fine. Una dimostrazione di abilità e perizia. di pianificazione ed esecuzione impeccabili. La speranza era corroborata dalla convinzione che se gli statunitensi, cui si doveva in maggior parte l'eccezionale exploit. erano stati capaci di tanto in una terra così lontana. chissà cosa avrebbero fatto a casa loro.
Invece ad Atlanta '96 neppure l'ombra del paracadutismo. proprio come a Barcellona '92.
Quei paracadutisti davanti ai televisori, al termine della cerimonia. sentirono un pesante disagio interiore. Sentivano d'essere stati ingiustamente esclusi e si chiedevano per quali motivi il paracadutismo non fosse stato preso in considerazione prima di Seul .88. per quali motivi proprio in quell'occasione vi fu il clamoroso debutto. peraltro senza un seguito ed, infine se vi fossero chanches per uno sviluppo futuro.
Le considerazioni partono dalla constatazione che non esiste una federazione internazionale di paracadutismo che agisca con le finalità di qualunque altra federazione sportiva. che sono la definizione dei parametri la divulgazione ed il perseguimento della affermazione dello sport rappresentato. ivi incluso il riconoscimento olimpico qualora non ancora ottenuto il che postula la preventiva costruzione del consenso nazionale ed internazionale.
Nel contempo l'informazione è totalmente assente. non c'è produzione di organi di Stampa, qualificati e autorevoli perchè espressione di organismo internazionale, riconosciuto. Ove dibattere le tematiche dello sport del paracadutismo.
L'altra campana sostiene che il paracadutismo è rappresentato dalla FAI (Federazione Aeronautica Internazionale) e, nel suo ambito. dalla apposita commissione alle riunioni della quale partecipa un rappresentante dell'Aero Club d'Italia. il Delegato di Specialità. Cosa dicano e cosa facciano questi personaggi non è dato di saperlo. L'unica testimonianza della loro esistenza sono le varianti alle regole di competizione che ci sfornano ogni anno (altre cose le fanno ma non sono divulgate).
Inutile e ridondante sarebbe riprendere qui un dibattito ormai antico. che peraltro non ha mai visto il prevalere - sul piano nazionale - di una tesi, semplicemente per abbandono di campo, anzi in qualche caso per cambio di scelta di campo (leggasi: ribaltone). come pare esser tanto di moda
di questi tempi. Ma è ormai universalmente condiviso che gli Aero Club non possono rappresentare il paracadutismo, per incomprensione e incompatibilità congenite. I pochi piloti che abbiano fatto un lancio con paracadute potranno iscriversi al Caterpillar Club. ma non potranno mai capire lo spirito di chi abbandona un velivolo per sport, anzi nel loro animo tale atto è legato alla terrificante possibilità dell'avaria al velivolo e del suo forzato abbandono. Per inciso va poi ricordato che lo sport non consiste nell'abbandonare il velivolo. così come per lo sciatore non è rappresentato dall'abbandonare l'impianto di salita e che non è la società delle funivie che gestisce lo sci. E che dire della antidemocratica ed incostituzionale norma degli Aero Club, in virtù della quale i soci paracadutisti ed altri presunti sub sky-god (sky-god=pilota) non hanno gli stessi diritti dei soci piloti?
La velocità del susseguirsi dei cambiamenti del nostro tempo non ha precedenti storici. eppure taluni, incartapecoriti. non ne avvertono gli effetti. I fatti. peraltro sono assai eloquenti. Coloro che abbandonarono l’A.N.P.d’I. matrice culla e. se si vuole anche matrigna del paracadutismo civile ed anche di quello agonistico. per approdare tra le braccia dell'AeCI - questo sì, sicuramente matrigno - da qualche tempo si danno un gran daffare per sottrarsi all'abbraccio che ora appare loro letale. Fioriscono le associazioni ed è sorta anche un'altra federazione sportiva (dopo quella primigenia e mai soppressa nata per volontà dei fondatori dell'A.N.P.d’I. quella della federazione delle federazioni: l'AeCI e di quella rifondata qualche anno fa dall'A.N.P.d.'l. stessa). che pubblicano belle riviste patinate ed hanno proprie pagine anche su Internet. Su di esse bellissime fotografie, notevole grafica. copertura esauriente degli avvenimenti agonistici, tanta e tanta pubblicità, ma di informazione vera se ne legge poca. Il dibattito, ai esempio, che si legge ultimamente tratta della sicurezza, al riguardo della quale, farebbe bene una rilettura delle annate, arretrate di questa Rivista, anche se soli per evitare ripetizioni. Vi si leggerebbe tra l'altro la previsione. del resto lapalissiana che il conferimento dell'autorità certificatriva. di controllo ed ispettiva ad un'entità priva di qualsiasi expertise paracadutisti quale è il Ministero dei Trasporti. oltre ad essere gravemente compromissorio per la sicurezza, avrebbe avuto in sè il germe dell'anarchia. Di conseguenza ogni SCUOLA od istruttore. certificati da incompetenti organi. avrebbero operato senza alcun con trollo che non fosse la coscienza individuale (merce sempre più rara da reperire)finendo quasi ineluttabilmente vittime della logica del profitto.
Chi è pensoso delle sorti del paracadutismo chi lo ama. prova un enorme rammarico immaginando cosa sarebbe potuto diventare se. invece di abbandonare la casa madre. spesso per l'orinarsi il proprio piccolo reame. tutti avessero profuso risorse ed iniziative nel suo ambito. accettando anche la diversità dei soci e premiando. quindi. L’animus comune.
Senza voler erigersi a giudici e senza intenzione di chiedere i conti a chicchessia bisogna purtroppo riconoscere che prevalse la presunzione: la generosità. che pure è la dote caratteristica del paracadutista. fu latitante.
Prenderne atto sarebbe dimostrazione di onestà intellettuale. di grande senso di responsabilità e costituirebbe la partenza giusta per rifondare il paracadutismo civile italiano. Questo non ha potuto decollare. nè tantomeno volare alto. Lo testimoniano i magri risultati ottenuti in campo agonistico internazionale e lo scarso livello di competitività.
.
L'Oro mondiale l'han saputo conquistare solo atleti e compagini militari. Sì. Proprio il frutto di quella militarità che pare ad alcuni immotivatamente non poco indigesta. Ciò va detto non con malanimo ma per indurre a riflettere sui motivi che hanno consentito tali risultati, cui certamente metodo. organizzazione e struttura non sono alieni.
Al volo basso si è accompagnata carenza cronica di informazione e assenza di stimoli per ibattiti sereni ed aperti. I media continuano ad ignorare il paracadutismo. come ne fu eclatante riprova lo scarno e approssimativo, scialbo e totalmente non professionale commento dei nostri telecronisti
Il quadro italiano. Cosa fare in vista di una possibile "Roma 2004"
Chissà quanti han fatto le ore piccole. con tutto ciò che comporta. per soddisfare il desiderio di vedere in tempo reale, cioè nel momento stesso in cui si verifica. lo spettacolo della cerimonia di apertura delle Olimpiadi del Centenario.
Non si poteva non essere presenti al grande evento.
Sui molti paracadutisti che certamente c'erano. aleggiava - conscio od inconscio il desiderio di rivivere Seul '88, ancora così vividamente presente nella mente.
Allora, molti credettero che ormai fosse fatta, che il paracadutismo fosse sulla strada giusta per esser riconosciuto sport olimpico. Ci si diceva che un tale spettacolo non poteva che aver fatto breccia nella mente e nei cuori di quanti l'avevano ammirato. Lo splendore dei cinque cerchi olimpici formati nel cielo da paracadutisti in caduta libera. l'incredibile atterraggio di precisione di un pentaplano nell'interno dello stadio ed infine il fantasmagorico susseguirsi di atterraggi di precisione di un serpentone che pareva non aver mai fine. Una dimostrazione di abilità e perizia. di pianificazione ed esecuzione impeccabili. La speranza era corroborata dalla convinzione che se gli statunitensi, cui si doveva in maggior parte l'eccezionale exploit. erano stati capaci di tanto in una terra così lontana. chissà cosa avrebbero fatto a casa loro.
Invece ad Atlanta '96 neppure l'ombra del paracadutismo. proprio come a Barcellona '92.
Quei paracadutisti davanti ai televisori, al termine della cerimonia. sentirono un pesante disagio interiore. Sentivano d'essere stati ingiustamente esclusi e si chiedevano per quali motivi il paracadutismo non fosse stato preso in considerazione prima di Seul .88. per quali motivi proprio in quell'occasione vi fu il clamoroso debutto. peraltro senza un seguito ed, infine se vi fossero chanches per uno sviluppo futuro.
Le considerazioni partono dalla constatazione che non esiste una federazione internazionale di paracadutismo che agisca con le finalità di qualunque altra federazione sportiva. che sono la definizione dei parametri la divulgazione ed il perseguimento della affermazione dello sport rappresentato. ivi incluso il riconoscimento olimpico qualora non ancora ottenuto il che postula la preventiva costruzione del consenso nazionale ed internazionale.
Nel contempo l'informazione è totalmente assente. non c'è produzione di organi di Stampa, qualificati e autorevoli perchè espressione di organismo internazionale, riconosciuto. Ove dibattere le tematiche dello sport del paracadutismo.
L'altra campana sostiene che il paracadutismo è rappresentato dalla FAI (Federazione Aeronautica Internazionale) e, nel suo ambito. dalla apposita commissione alle riunioni della quale partecipa un rappresentante dell'Aero Club d'Italia. il Delegato di Specialità. Cosa dicano e cosa facciano questi personaggi non è dato di saperlo. L'unica testimonianza della loro esistenza sono le varianti alle regole di competizione che ci sfornano ogni anno (altre cose le fanno ma non sono divulgate).
Inutile e ridondante sarebbe riprendere qui un dibattito ormai antico. che peraltro non ha mai visto il prevalere - sul piano nazionale - di una tesi, semplicemente per abbandono di campo, anzi in qualche caso per cambio di scelta di campo (leggasi: ribaltone). come pare esser tanto di moda
di questi tempi. Ma è ormai universalmente condiviso che gli Aero Club non possono rappresentare il paracadutismo, per incomprensione e incompatibilità congenite. I pochi piloti che abbiano fatto un lancio con paracadute potranno iscriversi al Caterpillar Club. ma non potranno mai capire lo spirito di chi abbandona un velivolo per sport, anzi nel loro animo tale atto è legato alla terrificante possibilità dell'avaria al velivolo e del suo forzato abbandono. Per inciso va poi ricordato che lo sport non consiste nell'abbandonare il velivolo. così come per lo sciatore non è rappresentato dall'abbandonare l'impianto di salita e che non è la società delle funivie che gestisce lo sci. E che dire della antidemocratica ed incostituzionale norma degli Aero Club, in virtù della quale i soci paracadutisti ed altri presunti sub sky-god (sky-god=pilota) non hanno gli stessi diritti dei soci piloti?
La velocità del susseguirsi dei cambiamenti del nostro tempo non ha precedenti storici. eppure taluni, incartapecoriti. non ne avvertono gli effetti. I fatti. peraltro sono assai eloquenti. Coloro che abbandonarono l’A.N.P.d’I. matrice culla e. se si vuole anche matrigna del paracadutismo civile ed anche di quello agonistico. per approdare tra le braccia dell'AeCI - questo sì, sicuramente matrigno - da qualche tempo si danno un gran daffare per sottrarsi all'abbraccio che ora appare loro letale. Fioriscono le associazioni ed è sorta anche un'altra federazione sportiva (dopo quella primigenia e mai soppressa nata per volontà dei fondatori dell'A.N.P.d’I. quella della federazione delle federazioni: l'AeCI e di quella rifondata qualche anno fa dall'A.N.P.d.'l. stessa). che pubblicano belle riviste patinate ed hanno proprie pagine anche su Internet. Su di esse bellissime fotografie, notevole grafica. copertura esauriente degli avvenimenti agonistici, tanta e tanta pubblicità, ma di informazione vera se ne legge poca. Il dibattito, ai esempio, che si legge ultimamente tratta della sicurezza, al riguardo della quale, farebbe bene una rilettura delle annate, arretrate di questa Rivista, anche se soli per evitare ripetizioni. Vi si leggerebbe tra l'altro la previsione. del resto lapalissiana che il conferimento dell'autorità certificatriva. di controllo ed ispettiva ad un'entità priva di qualsiasi expertise paracadutisti quale è il Ministero dei Trasporti. oltre ad essere gravemente compromissorio per la sicurezza, avrebbe avuto in sè il germe dell'anarchia. Di conseguenza ogni SCUOLA od istruttore. certificati da incompetenti organi. avrebbero operato senza alcun con trollo che non fosse la coscienza individuale (merce sempre più rara da reperire)finendo quasi ineluttabilmente vittime della logica del profitto.
Chi è pensoso delle sorti del paracadutismo chi lo ama. prova un enorme rammarico immaginando cosa sarebbe potuto diventare se. invece di abbandonare la casa madre. spesso per l'orinarsi il proprio piccolo reame. tutti avessero profuso risorse ed iniziative nel suo ambito. accettando anche la diversità dei soci e premiando. quindi. L’animus comune.
Senza voler erigersi a giudici e senza intenzione di chiedere i conti a chicchessia bisogna purtroppo riconoscere che prevalse la presunzione: la generosità. che pure è la dote caratteristica del paracadutista. fu latitante.
Prenderne atto sarebbe dimostrazione di onestà intellettuale. di grande senso di responsabilità e costituirebbe la partenza giusta per rifondare il paracadutismo civile italiano. Questo non ha potuto decollare. nè tantomeno volare alto. Lo testimoniano i magri risultati ottenuti in campo agonistico internazionale e lo scarso livello di competitività.
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L'Oro mondiale l'han saputo conquistare solo atleti e compagini militari. Sì. Proprio il frutto di quella militarità che pare ad alcuni immotivatamente non poco indigesta. Ciò va detto non con malanimo ma per indurre a riflettere sui motivi che hanno consentito tali risultati, cui certamente metodo. organizzazione e struttura non sono alieni.
Al volo basso si è accompagnata carenza cronica di informazione e assenza di stimoli per ibattiti sereni ed aperti. I media continuano ad ignorare il paracadutismo. come ne fu eclatante riprova lo scarno e approssimativo, scialbo e totalmente non professionale commento dei nostri telecronisti
Proposte
Paracadutismo
La prima richiesta la presentò Cannarozzo nel '48 a Venezia
"Paracadutismo e Olimpiadi", il documentato e suggestivo articolo del Gen. Valdimiro Rossi pubblicato sul numero scorso di "Folgore", non mancherà certo di accendere l'interesse dei paracadutisti italiani ai quali rinnoviamo l'invito a partecipare — con idee e proposte - al dibattito sull'attualissimo argomento proposto dall'intervento del nostro ex Presidente nazionale.
Argomento attualissimo perchè legato all'eco non ancora spento delle recenti Olimpiadi di Atlanta ed alla speranza di poter ospitare a Roma i Giochi del 2004
con l'auspicio di vedere nei cieli italiani aprirsi i paracadute sia pure in maniera dimostrativa in attesa di ottenere l'ammissione ufficiale tra le discipline agonistiche.
Argomento attualissimo eppure con radici antiche se è vero che se ne parlò addirittura nel 1948 in occasione della prima riunione internazionale di paracadutisti del dopoguerra: riunione che in pratica segnò la nascita del paracadutismo sportivo internazionale. Iniziativa pionieristica di grande importanza da ascrivere a merito principale del paracadutismo italiano: la riunione nacque infatti da un' idea di Totò Cannarozzo (un asso del paracadutismo mondiale) che la realizzò convocando a Venezia - nell'autunno del 1948 - alcuni dei più bei nomi del paracadutismo europeo di allora.
In quella sede nacque, su iniziativa italiana,il paracadutismo sportivo internazionale.
Il primo Campionato del mondo a Bled nel '51
La secca opposizione all'idea olimpica da parte della F.A.I. in una nota del '58
Quel giorno intervennero a Venezia francesi, jugoslavi e italiani per studiare i modi e le possibilità di trasformare il paracadutismo da attività di guerra (appena conclusa) in attività sportiva. Seduti attorno ad un tavolo studiarono la proposta italiana e decisero di organizzare delle gare basate sull'atterraggio più vicino al centro di un cerchio di 50 metri di diametro: vincerà chi si avvicinerà maggiormente al centro. Siamo nel 1948, l'unico mezzo di lancio è il paracadute residuato di guerra: non deve quindi far sorridere se i 50 metri di allora si sono ora ristretti a 5 centimetri"
A Venezia si fanno poche chiacchiere: l'Italia ha dato l'idea, la Francia s'impegna a trattare presso la F.A.I. (Federazione Aeronautica Internazionale) le modalità di gara e la Jugoslavia si prenota per organizzare il 1° Campionato mondiale di paracadutismo sportivo. Viene fissata la data: 1951.11 1° Campionato mondiale si svolgerà, in un clima di grande entusiasmo, a Bled in Jugoslavia e vedrà il nostro Milani dominare nella precisione.
Nella riunione di Venezia in cui nacque il paracadutismo sportivo internazionale e si gettano le basi per il Campionato mondiale, si parla anche del sogno di portare il paracadutismo alle Olimpiadi. Proposta che verrà poi ripresa qualche anno dopo dalla rivista "Folgore" che si batte - purtroppo senza successo - per inserire il paracadutismo alle Olimpiadi di Roma '60.
Personalmente rilanciai la proposta anche sulla rivista francese "Para Presse" nel 1958 ricevendo. però, una secca risposta negativa da parte di Vincent Balesi. l'allora delegato dell'Aero Club di Francia presso la F.A.I.
"Il corrispondete di "Para Presse" Giovanni Piccinni - scrive Vincent Balesi -chiede. nel n.23 del mese di dicembre. che i paracadutisti siano ammessi ai Giochi olimpici. Nella mia veste di delegato dell'Aero Club di Francia presso la Federazione Aeronautica Internazionale. ho il dovere di precisare che esiste una confusione nello spirito di quanti chiedono con insistenza che i paracadutisti vengano ammessi a partecipare ai Giochi olimpici. Infatti il Comitato Internazionale Olimpico ammette nel programma dei Giochi solo gli sport atletici. ginnici, di combattimento (boxe. scherma. lotta, tiro). equestri,ciclistici. il pentathlon moderno e. inoltre, una manifestazione d'arte. Il paracadutismo è uno sport aereo. Gli sport aerei sottostanno alla disciplina degli Aero Clubs nazionali a loro volta raggruppati in seno alla Federazione Aeronautica Internazionale. Studieremo successivamente il rinnovamento dei Giochi olimpici nei tempi moderni..."
Promesse, naturalmente, rimaste sulla carta: a distanza di quasi 40 anni non è stato fatto un solo passo avanti (a parte l'illusoria meteora di Seul '88) come del resto ha magistralmente documentato Valdimiro Rossi nel suo articolo del mese scorso su "Folgore".
Giovanni Piccinni
Questa attività che amo più di ogni altra cosa e anzichè essere incoraggiato (elogiato sarebbe pretender troppo), mi sento dire dalla mia associazione d'arma che non valgo nulla perchè dei militari i quali non pagano i lanci, non pagano i materiali. non pagano le visite mediche, non pagano le spese di trasferta, insomma non cacciano fuori una lira di tasca loro ma anzi sono stipendiati dallo stato e quindi anche da me per fare i lanci ed allenarsi. sono più bravi di me.
Allora Signor Generale mi dici che sbaglio ad associarmi ad altri paracadutisti che vogliono come me fare agonismo, vogliono ottenere dei risultati, vogliono autogestirsi per cercare di migliorare le proprie condizioni sportive, sia sotto l'aspetto tecnico-agonistico. che sotto quello economico, che cercano comunque di far sentire la propria voce. Perchè, Signor Generale, sbaglio a fare questo, cosa mi dà l' A.N.P.d'I. oltre all'orgoglio ed al caro e sempre vivo ricordo di esse' re appartenuto ad una gloriosa e prestigiosa brigata"?
Signor Generale, lei ha scritto cose giuste nel suo articolo, allora se il merito dei risultati ottenuti in campo agonistico è frutto di metodo ed organizzazione, se l'A.N.P.d'I. ha queste potenzialità, inizi lei Signor Generale a dimostrarci tutto questo, faccia girare a turno ogni due settimane nei centri in cui i paracadutisti sono iscritti all'A.N.P.d'l. degli elicotteri o altri velivoli che permettano di allenarsi gratuitamente anche agli ex militari in campo agonistico e non solo per sporadici lanci vincolati.
Si rammenti inoltre, Signor Generale, che se fino ad oggi i soci A.N.P.d'l. in particolare quelli che eseguono il lancio con il "tondo" per il controllo militare (1° e 2° lancio) hanno avuto la possibilità di lanciarsi, ciò è stato possibile grazie ed esclusivamente a quei titolari di centri CIVILI che a loro rischio e pericolo hanno messo a disposizione velivoli, struttura ed esperienza.
Organizzi lei delle competizioni sportive nazionali ed internazionali, con lanci di gara e di allenamento con iscrizioni gratuite ai concorrenti italiani "civili" altrimenti quello che ha scritto non avrà valore alcuno Signor Generale, dimostri la "forza" dell'A.N.P.d'I. con i fatti più che con le parole e si assicurerà tutta la stima del mondo del paracadutismo.
Dia possibilità a pari condizioni di manifestare A TUTTI e non solo ai militari le proprie potenzialità dopodichè se i risultati verranno ancora solamente dall'ambito militare allora si potrà pregiarsi di questi, allorà sì che lei avrà veramente ragione Signor Generale.
Altrimenti tutti coloro i quali praticano questo sport pagando di tasca loro e soprattutto i competitori civili ed ex militari, resteranno in attesa delle sue scuse Signor Generale".
Dino Cardinali (e altri soci di Alimarche)
Ed ecco la risposta del Gen. Valdimiro Rossi:
Quando in Redazione è giunto questo fax ci siamo chiesto dove avevamo sbagliato nel nostro articolo, poichè la replica non appariva in tema: forse non eravamo riusciti a trasmettere il messaggio.
Il riesame di quanto pubblicato ha indicato che il titolo era esplicito, la trattazione pertinente, il tono pacato, e che l'intenzione dichiarata era di esaminare lo status quo del paracadutismo in Italia e nel mondo in relazione alla possibilità che la disciplina del paracadutismo fosse ammessa tra quelle che disputano i giochi alle Olimpiadi.
E' vero che nel testo si accenna al fatto che in Italia i risultati agonistici di maggior spicco sono stati ottenuti da compagini militari, il che è un dato di fatto, per altro non peculiare del solo paracadutismo. Infatti, nella gran parte degli sport. quali ad esempio l'atletica o lo sci. gli atleti di spicco sono militari. Dato di fatto del quale non ci si è affatto dichiarati soddisfatti.
Dunque, l'aver ricordato un dato di fatto ha offeso i paracadutisti di Alimarche. che hanno stilato un documento che ha le caratteristiche del vero e proprio "manifesto" con tanto di firme autografe e che pretendono delle scuse.
Vediamo di andare con ordine.
In calce all'articolo si è chiesto contributo di pensiero per operare al fine di guadagnarsi l'agognata ammissione ai giochi olimpici. Non si può dire di averne avuto. Si è invece avuta la rimasticazione di un'antica diatriba che contraddistingue lo sport nel nostro Paese.
L'estensore dell'articolo non ha bisogno d'esser sollecitato ad "immaginare'', chè tutto questo. ed altro ancora, non solo gli è ben noto ma lo ha sempre posto alla base della sua opera nel campo del paracadutismo. convinto com'è che anche in Italia sia necessario dare allo sport in generale ed al paracadutismo in particolare l'assetto decoroso ed efficiente che certamente merita. proprio grazie a quei paracadutisti che si pagano il lancio e tutti i balzelli che ora vi sono connessi. Lo testimoniano. se non altro, i numerosi articoli pubblicati su annate di "Folgore". ma forse ancor più una sia pur superficiale conoscenza dell'uomo. che per aver praticato il paracadutismo. anche da elevati osservatori, per oltre quarant'anni. forse ne ha recepito qualcosa.
La tematica trattata nel fax era oggetto di esame e discussione quando. forse, i suoi estensori non avevano ancora l'età.
Ma tutto ciò ha poca importanza se pur ne ha. come poca importanza ha l'esser stato apostrofino con poco garbo. Ciò che veramente conta e che intristisce è constatare che non si ha coscienza dei veri problemi. nè tanto meno ci si rende conto d'esserne una causa, sia pure involontaria.
Il motivo del non essere del paracadutismo civile italiano sta proprio nella condizione di "sparpagliati”, come direbbe Pappagone. in cui langue. Possibile che non si realizzi che solo nell'unione si può trovare la forza per promuovere cambiamenti atti ad eliminare proprio la condizione lamentata. che è la logica conseguenza di una normativa sbagliata (perchè non si ispira al principio della "sicurezza priorità uno") e profondamente ingiusta?
Purtroppo non è di consolazione sapere di averlo previsto per tempo, quando si trattava di tare proposte attuative dell'ormai famigerato DPR 566/88. e negli incontri si tentava di convincere la neonata Associazione degli Istruttori che era necessario dar vita ad una organizzazione forte ed unica, piuttosto che a quella da loro concepita, frammentata in tanti piccoli nuclei (le scuole ed i Centri), che non avrebbero dovuto render conto a nessuno (poiché il Ministero dei Trasporti. non per malavoglia ma per struttura, non è in grado di esercitare controllo alcuno, nè tantomeno di impartire direttive).
Si volle assumere che i dirigenti delle strutture fossero adamantini e super competenti, in grado di governarsi autonomamente. Un apprezzamento della qualità umana clamorosamente errato e solarmente senza fondamento alcuno. E il paracadutismo civile è divenuto tragicamente un commercio. come si era invano sostenuto.
Si sostenne allora e si sostiene tuttora che non c'è nulla di male nel commercio. E' vero, ma allora non si pretenda di parlare di sport. che è ben altra cosa. ne tantomeno si abbia l'impudenza di volersi erigere a suoi paladini.
Se ci si perita di allargare un pochino l'orizzonte, spingendosi al di là delle Alpi. ad esempio. dove certamente molti paracadutisti italiani hanno assidue frequentazioni, si scopre che lo sport, paracadutismo incluso, gode di ben altra organizzazione. che fa capo ad un Ministero, con strutture verticali di demoltiplicazione, capaci di assicurare l'indirizzo, il controllo, la sicurezza ed un adeguato budget. Sì. perchè lo sport, sia per i cittadini quanto per la Nazione, è ritenuto importante. E' un bene comune che non può esser lasciato all'arbitrio, nè alle leggi del commercio di singoli o piccoli gruppi.
E i risultati si vedono.
In Italia, invece, ed è questo il vero problema. lo sport è dominio del CONI dove domina a sua volta il Calcio, che da noi da tempo ha perso ogni connotazione distintiva dello sport. per approdare a quella dello spettacolo con un giro di capitali colossale ed ingaggi miliardari. Ma qui il discorso sarebbe troppo lungo e ci porterebbe fuori tema.
Al CONI fanno capo le Federazioni. che dovrebbero avere struttura democratica rappresentativa sancita da uno Statuto riconosciuto ed approvato. nella quale i dirigenti sono eletti e nella quale gli elettori hanno possibilità di controllo e verifica.
Senza addentrarsi nella verità vera dello status quo, esaminiamo brevemente il paracadutismo. anche a rischio di ripetere quanto già scritto nell'articolo in questione.
Il paracadutismo non ha una propria Federazione riconosciuta. L'unica organizzazione di paracadutismo esistente in Italia, che sia riconosciuta (ha uno Statuto che è legge dello Stato) è l'A.N.P.d'I. organizzata verticalmente (ivi incluso un Centro Sportivo nazionale che si configura come una vera e propria federazione sportiva) e con presenza su tutto il territorio italiano. Ma. paradossalmente. ad essa si vuole negare qualsiasi competenza in campo sportivo, ignorando che è lo Statuto a conferirgliela.
Invece, il paracadutismo è stato coartato dall'Aero Club d'Italia nella sua veste di Federazione sportiva e poco o nulla vale che non c'azzecchi proprio. Come già si è detto: lo sport dello sci non è gestito dalla società delle funivie. E se fosse necessaria una prova provata basti considerare cosa tale federazione ha fatto per il paracadutismo ad oggi.
Che abbia fatto poco o nulla lo dimostra anche il fatto che già più di un soggetto ha tentato o sta tentando di fare una nuova Federazione di paracadutismo. che per ora rimane un'associazione di un gruppo di gentiluomini che sono andati da un notaio a far registrare le loro affermazioni. Davide e Golia. ma questa volta le possibilità di Davide sono tendenti a zero. Golia è potente e non è affatto disposto a farsi sottrarre il paracadutismo. non perchè lo ami. tutt'altro. ma perchè vi farebbe riscontro un diffalco dei contributi CONI.
Questa. in breve. è la nostra tragica storia e realtà. E finchè sarà così per lo sport del paracadutismo non ci saranno nè budget. nè incentivi, nè stages a carico della Federazione, nè aerei, nè paracadute. nè nulla di nulla.
Tutto questo è stato denunciato nell'articolo e si è detto: se non vi sta bene, come certo non vi sta bene, allora vediamo cosa si può fare. parliamone, discutiamone, ma teniamo ben presente clic il successo postula l'unione di tutti i paracadutisti ed una struttura adeguata. idonea ad ntraprendere le opportune azioni nelle sedi appropriate.
Allora. che si vuole fare? Rassegnarsi e fare come Alimarche reclama il diritto di fare? (diritto che peraltro nessuno gli ha mai negato). Allora non lamentiamoci. specie con manifesti del tipo prodotto da Alimarche. Facciamoci ognuno il nostro piccolo nido, gettiamo a terra e grattiamo chiunque si ritenga voglia insidiarlo. anche se solo ne parla ma non chiediamo scuse. suvvia!
Valdimiro Rossi
"Diamo vita alla Federazione
che avevamo creato nel '49"
Né ha fatto qualcosa l'Aero Club. organo italiano "periferico" della F.A.I. (sarebbe anche utile sapere cosa hanno tatto le altre
E allora. cosa fare'.'
Che ci sia una gran voglia di Federazione è fin troppo chiaro. L'A.N.P.d'l. può vantare. a ragione. la primogenitura in quanto. come è noto. prima di assumere l'attuale denominazione. nel 1949 si chiamò FIPS (Federazione Italiana Paracadutismo Sportivo).
E' pur vero. però. che quale Federazione riconosciuta dal CONI) non ha mai operato: anzi. sembra quasi abbia voluto lasciare ad altri la cura dell'attività prettamente sportiva tanto da affermare (art. 4 Statuto) che è l'unico Ente che cura e disciplina tutta l'attività paracadutistica civile avente interesse militare. Ho detto "sembra" in quanto di attività sportiva ne ha sempre fatta e con ottuni risultati sia in Italia che all'Estero.
Fatto sta che la delega della F.A.I. la ottenne Aero Club.
Sorge spontanea la domanda: forse l'Aero 'Club rappresenta tutto il paracadutismo sportivo? La risposta è negativa; anzi, non o rappresenta neppure al 50 per cento. Dopo Seul. è vero, sembrava cosa fatta! Concordo perfettamente su quanto Valdimiro Rossi ha egregiamente spiegato in merito alle varie fasi per il riconoscimento dello sport olimpico che, per essere tale. deve essere rappresentato da una Federazione riconosciuta dal Comitato Olimpico Nazionale ed Internazionale.
In tal senso il mio pensiero è stato espresso più volte nelle varie sedi nazionali: facciamo la Federazione.
Che non resti però un atto formale!
Una Federazione ha ragione d'essere se è espressione di generale volontà dei praticanti la disciplina sportiva, di quella base che deve, necessariamente, costituirsi in Associazioni sportive o Enti di promozione sportiva che, aventi tutti le stesse finalità si riconoscano in un organismo di
vertice. Nel '95 è nata la F.I.PA.S. a cui è stata invitata, un po' maldestramente. l'A.N.P.d'I. che ha espresso parere favorevole autorizzando le Scuole a farne parte. Secondo me non basta: ribadisco quanto già proposto in Consiglio Nazionale ed in Assemblea: ciascuna Sezione A.N.P.d'I. dovrebbe costituire. al suo interno. Un Associazione sportiva multidisciplinare da denominarsi "Centro Sportivo Sezione A.N.P.d'l. di..." (e questo anche in sintonia con lo Statuto).
L'attività prevalente sarà il paracadutismo tua non verrà precluso qualunque altro sport.
In questo modo si potranno costituire i vari Comitati (Comunali, Provinciali. Regionali ecc.) della Federazione che avrà valenza da poter avanzare le richieste di riconoscimento al CONI. Con ciò non si deve paventare l'abbandono dell'Associazione d'Arnia che è - e deve restare - il terreno cementante di qualunque nostro operare: spetta a noi questo onere di mantenere, divulgare, rafforzare e tramandare i nostri valori. Non è la prima volta che Un giovane. inizialmente "distante- dai nostri valori li abbia fatti propri dopo aver frequentato le nostre Sezioni. È evidente che costituire una Associazione sportiva significa trovare uomini disposti a lavorare per puro spirito ed "imperturbabilità olimpica". affrancati da interessi.. para-commerciali: la difficoltà è proprio lì ma. questa. è... altra cosa!
Antonio Marras
Ancora no
Tino Gianbattista Colombo
348 2284969347 4218356-----
Original Message -----
From: "Jean-Marc BADAN" <jmb@fai.org>To: <aviation-press@fai.org>; "FAI Executive Board" <executiveboard@fai.org>; <fai-news@fai.org>; "IPC, Information"<ipc-info-l@fai.org>; <IPC-bureau-l@fai.org>; <nac-active@fai.org>; <nac-associate@fai.org>; <nac-temporary@fai.org>;<presidents-honour@fai.org>
Sent: Tuesday, September 03, 2002 10:52 AM
Subject: Sport Parachuting and the Olympic Programme>
During its meeting held on 29 August 2002, the International Olympic>
Committee (IOC) Executive Board discussed the Olympic programme for the>
future Games of the Olympiad, specifically the Games of the XXIX>
Olympiad in 2008 in Beijing. Following the recommendations of the> Olympic Programme Commission, the IOC Executive Board decided not to> admit parachuting to the Programme of Beijing 2008. While very> disappointed, the FAI thanks the IOC for its clear statements of the> arguments leading to this decision, which will be helpful for the> further development of parachuting and indeed all Air Sports.>>> Full texts and Internet links available below.>
Original text available in MS-Word format at :>
http://www.fai.org/press_releases/2002/030902_para_og_e.doc / French> version : http://www.fai.org/press_releases/2002/030902_para_jo_f.doc> HTML text available at :> http://www.fai.org/news_archives/fai/000127.asp#000127>>>
Jean-Marc BADAN> Promotional Manager>> Fédération Aéronautique Internationale>
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FAI - The World Air Sports Federation>
Tel: +41 21 345 1070> Fax: +41 21 345 1077>
Email: jmb@fai.org> Website : http://www.fai.org/>>>
CLEAR RECOMMANDATIONS OF THE OLYMPIC PROGRAMME COMMISSION>
Only golf and rugby were recommended for admission to the Olympic> programme. The Commission recommended rejecting the applications of 14>
other candidate sports, amongst them parachuting, to enter the Programme> of the Games of the XXIX Olympiad in Beijing, 2008. The Olympic> Programme Commission pointed out that any changes in the structure of> the Olympic Programme should result in increased value and appeal of the> Olympic Games, that global public and media interest should be> considered as key elements in the analyses of sports, and that sports> should give special emphasis to youth and development. Taking into> consideration statistics on federation affiliation, number of nations> competing in major events, and broadcast and press coverage, the> Commission estimated that most sports bidding to enter the Games would> not bring a higher level of global participation and interest than> sports currently on the Programme. However, by interpreting Rule 52,> Paragraph 4.2 of the Olympic Charter ('.events in which performance> depends essentially on mechanical propulsion are not acceptable') as not> applying when mechanical propulsion is used purely as technical support> for the competition in areas unrelated to the sporting performance> itself, the IOC left the door open for future bids by air sports such as> parachuting.>> FUTURE OF AIR SPORTS IN THE INTERNATIONAL ARENA> Although the third attempt by Sport Parachuting to become an Olympic> sport has proved unsuccessful, FAI will continue to seek to develop Air> Sports worldwide, aiming to render them more popular and attractive to> the media. Among other projects, FAI is currently working on the 7th> World Games 2005 Duisburg, the 3rd FAI World Air Games planned to be> held in 2005, and FAI's 100th Anniversary in 2005. After a thorough> review, FAI - an IOC Recognised Federation - will consider whether to> submit further bids for parachuting, gliding, hang-gliding and> paragliding to be included in future Olympic Games.>> SPORT PARACHUTING AT THE 7th WORLD GAMES 2005 DUISBURG> As a proof of the major role played by air sports in the international> arena, the IWGA (International World Games Association) Executive> Committee recently confirmed that parachuting would be one of the main> attractions of the 7th World Games to be held from 14 to 24 July 2005 in> Duisburg (GER). For its third participation in the World Games, the> parachuting programme will consist of at least four disciplines : Men's> and Women's Freestyle Skydiving, Mixed Accuracy Landing and Mixed> Formation Skydiving. The inclusion of a fifth discipline - Canopy> Piloting - has been accepted in principle by the IWGA - Executive> Committee, subject to approval by the FAI Parachuting Commission in> February 2003.>> Lausanne, 3 September 2002>>
For further information :
http://www.fai.org/ / http://www.olympic.org/ /> http://www.worldgames-iwga.org/>>>> _______________________________________________________________________> This is a News release from the Fédération Aéronautique Internationale:>
FAI - The World Air Sports Federation.>>
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