venerdì 11 gennaio 2008

Un'idea fatta di cuore

«FOLGORE»
STORIA DI UNA TESTATA

UN'IDEA FATTA DI CUORE

Ho superato la trentina, mi considero quindi nella maturità e desidero fare il punto della mia travagliata esistenza di... testata: consentitemi, cari lettori, un po' di spazio tutto per me: questo è necessario in quanto voi lettori vi dividete in due grandi gruppi: i vecchi (scusate, volevo dire gli anziani) ed i giovani: i primi sanno abbastanza di me e delle mie traversie, i secondi sanno solo ben poco.

E' necessario premettere che questi miei trenta anni si dividono in quattro grandi periodi: il « militare », il « silenzio », il « privato » ed infine quello attuale, ovvero « l'associativo ».

Cominciamo dal primo periodo: quello militare: 1943‑1946.

Riportiamoci alla fine del 1942: in A.S. la Divisione « Folgore » ha stupito più che gli Italiani, il nemico, cioè il mondo intiero.

Il mio fondatore il Col. Bechi Luserna, stava volando verso l'Italia con uno degli ultimi aerei riusciti a decollare, con in tasca l'ordine preciso di rientrare a qualsiasi costo per riprendere il posto di Capo di S.M. presso la nuova Divisione Paracadutisti Italiani, la «Nembo»: questo giovane ufficiale era stato l'animatore della Divisione, con i suoi scritti e le sue parole ne aveva forgiato il carattere, così come il Papà Badouin a Tarquinia, con la preziosa collaborazione di quel gruppo d'istruttori forgiati all'ombra delle bianche statue del Foro Italico, era stato l'organizzatore e ne aveva forgiato il fisico.

Proprio durante quel tempestoso volo, il giovane ufficiale che malvolentieri aveva obbedito all'ordine di rientro e al esser stato costretto ad abbandonare il suo posto nel momento più critico, andava pensando come ricordare quelle giovani vite immolatesi e si rammentò che prima di essere ufficiale, prima di essere cavaliere, prima di essere paracadutista, era uno scrittore ed un giornalista: la testata era già stata concepita, la gestazione durò pochi mesi.

La « Nembo » costituita si trova in Firenze: stesso itinerario della sorella « Folgore »: nelle casermette di Rovezzano echeggiano gli stessi canti, l'Arno sornione, vede rientrare a notte fonda gruppetti di baschi verdi, i fiorentini malignetti ed arguti rivedono per le loro vie i « cala ...mai », le ragazze fiorentine si rifanno il loro paracadutista... personale e nasco io « Folgore ».

Il primo numero vede la luce nei primi mesi del 1934, senza data precisa, in via dei Macci 17, in Firenze presso l'Industria Tipografica Fiorentina: questo numero arieggia a quotidiano con uno strano formato 55x40: strano formato che sarà dipeso dalla disponibilità di carta da utilizzare: la Direzione è Anonima, L'Ufficiale « A » della Divisione: noi leggiamo Umberto Bruzzese, paracadutista e giornalista.

In questo mio primo periodo di vita, quello « militare », ho una caratteristica tutta mia particolare: avrò cambiato una mezza dozzina di testate: ovviamente mi dimenticavo delle varie tipografie delle varie Città ove peregrinavo al seguito dei Reparti: e così il numero successivo usciva con una testata diversa e così via.

Naturalmente in questo mio primo periodo di vita, quello « militare » dal 1943 al 1946, ho avuto una vita molto saltuaria e stentata; seguivo l'Ufficio « A » della Divisione, alla mia Direzione si avvicendavano gli Ufficiali dell'Ufficio « A »: ricordo solo i nomi del primo e dell'ultimo: Umberto Bruzzese e Roberto Podestà: da Firenze a Firenze. Infatti il primo numero era nato a Firenze ed anche l'ultimo è finito a Firenze nell'ottobre del 1946.

In questo periodo militare ho avuto naturalmente una continuità particolare; dipendeva dalla disponibilità di cassa della Divisione, da quella di carta nelle varie tipografie dove venivo cullata, ma è il periodo in cui ho avuto lo spirito più giornalistico, spigliato, dovuto anche ai disegnatori che hanno collaborato ad animare le mie pagine, se ricordo bene un illustre disegnatore dell’epocta Boccasile, mi dedicava ogni volta una pagina. Sono finita come formato al 25x35, insomma una rivista vera e propria e con il colore!

Non posso dimenticare di dire che in questo mio primo periodo ho avuto una mia doppia vita: uscivo infatti nel Sud e nello stesso tempo al Nord: la cosa durò nel 1944/45: a tal proposito dirò che nella mia edizione « repubblicana » al Nord era stato designato come foglio stampa delle Forze Armate, non solo dei paracadutisti: ero insomma il « Quadrante » dell'epoca.

Il secondo periodo, quello del « silenzio », è stato il periodo più lungo e pericoloso. Dal 1946 al 1956:

dieci lunghi anni: tutti mi avevano dimenticata: tutti mi avrebbero potuto adottare a mia insaputa ed ad insaputa di tutti i paracadutisti d'Italia. Sarei potuta diventare la testata di tutti i partiti politici, di religiosi, di trafficanti, di antimilitaristi, di rivoluzionari ecc. ecc.: nella legislazione vigente infatti è detto che la testata non utilizzata per due anni può essere riscritta presso un qualsiasi tribunale da chicchessia: pensate paracadutisti d'Italia se Vi foste ritrovati un giorno in edicola « Folgore » con una di queste sorprese dentro! Che bella figura ci avreste fatto Voi e la vostra Associazione.

In questo periodo il colmo è che si stamparono giornaletti e numeri unici ma nessuna pensò di utilizzare il mio nome! A Roma l'Associazione ‑ allora era A.P.I. ‑ pubblicò per qualche tempo « L'Informatore paracadutista», la Sezione Fiorentina pubblicò « Calamai » e il « Parac »: altrove, se non vado errato, c'era « La Calotta », il C.M.P. vide nascere « Aggancia la fune », circolò anche « Il Moschettone », « Basco Verde », « Icaro » ecc. ecc.

Finalmente in Firenze un gruppo di reduci, constatato che a Roma si vegetava, pensò di celebrarenel tempio di Santa Croce tua l Caduti Paracadutisti e nell'occasio­ne uno del gruppo recatosi in quel di Prato a propagandare fra i pa­racadutisti pratesi l'idea della ce­lebrazione concluse che la celebra­zione sarebbe riuscita meglio se si fosse potuto pubblicare un nu­mero unico in tale occasione: era l'ottobre del 1955. I paracadutisti di Prato vollero sapere quanto necessitasse per dare vita all’iniziativa: il propagandista buttò una cifra: 40.000: bastarono 10 minuti ed il Bardazzi raccolse in una busta quanto richiesto e la consegnò al
propagandista, che non a caso aveva scelto Prato (la piccola Sesto San Giovanni di Firenze) per la riunone conoscendo che le possibilità economiche dei Pratesi unite ai cuori paracadutisti avrebbero fatto il miracolo: naturalmente gli oblatori chiesero « e che nome avrà codesto giornalino? », il propagandista rispose con una sala parola:« Folgore ».

Un applauso ed un «Folgore » urlato in coro, battezzarono nuovamente quella mattina la mia salvezza; era il primo passa per uscire dal rischio dell'anonimato: il propagandista reduce dalla « Folgore» d'Africa aveva naturalmente un programma lentamente matura­to durante la navigazione sul «Mon­tecuccoli » che con altri reduci l'a­veva portato nel 1954 al primo pel­legrinaggio ad El Alamein.

Di fronte a mare di croci bian­che piantate nella sabbia del de­serto s'era chiesto se si potesse fare qualcosa per ricordare alle ge­nerazioni nuove il sacrificio di quel­le migliaia e migliaia di croci che biancheggiavano a perdita d'oc­chio su quella sabbia .Sulla nave aveva poi visto distribuire ad as­sociati di altre associazioni d'ar­ma più anziani e più organiche i numeri speciali stampati per l'oc­casione: e così il silenzioso redu­ce maturò l'idea della celebrazione solenne in Santa Croce e come conseguenza l'idea di fare un nu­mero unico: tacito per rompere il silenzio e salvare la testata dal pe­ricolo che chiunque la utilizzasse: quando si era presentato agli ami­ci di Prato, aveva già preventivi per un foglio e relativa tiratura di 3.000 copie: naturalmente esuberan­ti per la mattinata della celebra­zione, ma la «resa» sarebbe stata sufficiente per mandare una deci­na di copie a tutte le Sezioni d'Ita­lia per solleticarle, alla vigilia del­l'Assemblea Annuale, a muovere qualcosa.

Convenuti a Roma in Palazzo Bar­berini per l’Assemblea Annuale, Landi di Bolzano chiese di discute­re per primo l'argomento, quello della stampa di un giornale asso­ciativo, nella scia del numero uni­co della Sezione Fiorentina: argomento votato all'unanimità ed ap­provato per direttissima: l'entusia­smo della decisione non fece ap­profondire molto bene l'aspetto e­conomico e si parlò di prenotazio­ne di copie per le sezioni: per far­la breve per il primo anno furono editi 8 numeri ma poche sezioni fe­cero onore all’impegno assunto, per cui al secondo anno fu neces­sario stornare sulla quota tessera­mento la... cospiqua cifra di Lit. 100 annue per ogni socio per desti­narle all'abbonamento di « Folgo­re »: per abbreviare i tempi in set­te anni del periodo « privato » vi­dero uscire 49 numeri di « Folgo­re »: con una uscita complessiva di circa 3.400.000 lire: pari a Lit. 100 per ogni socio iscritto (in seguito aumentata a Lit. 150 annue) con l'obbligo per « Folgore » di tirar fuori 8 numeri annuali: ebbene « Folgore » riuscì nell'impegno pre­so e per un anno intero, il 1959, riuscì incredibilmente a mandare il giornale non solo ai soci pagan­ti ma anche a tutti i nominativi allora accertati che a quell'epoca ammontavano a circa 18.000.

L'impresa condotta all'insaputa della stessa Presidenza ebbe un ri­sultato concreto; la media dei so­ci che si aggirava prima dell'espe­rimento sui circa 4.000, senza rag­giungerli, balzò a quota 8.000: nes­suno in associazione si è mai chie­sto a cosa fu dovuto un tale fe­nomeno mai più verificatosi, « Fol­gore » solo si spiegò lo strano fe­nomeno, e ne fu orgogliosa.

Ed, eccoci al periodo attuale:

quello « associativo »: dire come e perchè nel 1963 fu attuata.questa tra­sformazione è argomento partico­lare che un giorno sarà spiegato.

La caratteristica particolare di questo periodo è la dovizia di mez­zi: basti dire che allorchè la Pre­sidenza era in trattative per assor­bire la mia « testata » volle rom­pere il ghiaccio utilizzando al mio posto la testata edita allora dalla Sezione di Roma « Fune di Vinco­lo »; ebbene per un solo numero venne erogato tanto quanto a me era stato concesso spesso per un intero anno!
E' questo un discorso lungo che ci porterebbe fuori argomento con molta facilità: dunque in questo florido periodo ho attraversato dei sottoperiodi dal 1963 al 1969 il nor­male, dal 1970 al 1973 il doppio, mi sono cioè sdoppiata in due: no­tiziario mensile e rivista trimestra­le, ed ora nel 1974 ho concretizza­to questo sdoppiamento rendendo­lo permanente con l'obbligatorietà dell'abbonamento alla rivista che, lasciata « libera », si stava anemiz­zando e rischiava di finire male.
Cari lettori questa è la mia storia della quale ho voluto rendervi par­tecipi e spero di avervi interessa­ti e di avervi così legati ancor più a me; per ora e soprattutto per il futuro affido a Voi il compito di salvaguardare la mia sopravviven­za e la mia continuità.

« FOLGORE »

(alias G. Piccinni, il « propagandista dell'articolo », colui che « difese a viso aperto » la travagliata testata).

« FOLGORE», UN NOME MAGICO CHE SI È PERPETUATO NEI CUORI E NELLA TESTATA DI UN GIORNALE PER LA TENACIA E LA PASSIONE DI POCHI PARACADUTISTI, TEDOFORI DI UNA IDEA CHE AVEVANO NEL SANGUE E NELL' ANIMA, PER LA VITA !

Nessun commento:

Posta un commento