mercoledì 26 settembre 2007

Pagine di storia


Da EL ALAMEIN (1933 – 1962)
di Paolo Caccia Dominioni
Ed. Mursia


Pagine 338 - 339 – 340 – 341- 342


Mario Zanninovich può essere fiero dei suoi paracadutisti, formati ed educati con passione, II battaglione del 187°. Il caporal maggiore toscano Dario Ponzecchi è stato mandato di vedetta nel vasto campo minato antistante, per impedire che il nemico, con 1'aiuto del buio e dei nebbiogeni, crei i varchi per l'avanzata degli uomini e dei mezzi blindati. Infatti, il graduato è avvolto rapidamente dalla nebbia artificiale, lattiginosa nel chiarore lunare ma impenetrabile. E sente movimento vicino: si muove deciso, cade in una imboscata, solo, ma non esita a impegnare una furiosa lotta a corpo a corpo. Finalmente, a gran voce, urla ai compagni della linea di aprire il fuoco senza badare a lui: e cosi viene ucciso, per salvare la integrità del campo minato. Il tenente Ferruccio Brandi ha difeso tenacemente il suo centro di fuoco, ma la furia dei carri lo ha sorpassato lateralmente: il suo fuoco non ha neppure fatto il solletico agli Sherman. Allora riunisce gli uomini, esce allo scoperto, contrattacca e volge in fuga le fanterie d'appoggio ai carri. Ma questi convergono sopra il suo nucleo. Brandi incendia uno Sherman con la bottiglia di benzina, quando una raffica di mitraglia gli fracassa la mandibola. orrendamente trasfigurato, ma continua la lotta e salva la posizione. E’ vivo: forse se la caverà. I suoi uomini sono andati da Zanninovich e hanno detto: « Signor maggiore, vogliamo la medaglia d'oro per il tenente ». Forse potrà guarire anche Luciano Maiolatesi paracadutista, che ha avuto la destra sfracellata

Del VII battaglione, senza tema di parzialità, conviene ricordare sette nomi, e gesta che testimoniano la tempra data ai suoi paracadutisti dal primo comandante, il tenente colonnello Marescotti Ruspoli di Poggio Suasa, e dal successore attuale, il capitano Carlo Mautino de Servat.

« Sparate! » L l'ordine supremo, gridato ai compagni dal caporalmaggiore Antonio Andriolo da Bassano. Ha difeso con successo il suo centro dì fuoco, modesto comandante di una squadra mortai: ora, dopo la terza gravissima ferita, e dopo aver contrattaccato alla baionetta il nemico che gli offriva la resa, sta morendo. Il tenente Roberto Bandini di Colle Val d'Elsa, antico granatiere, da sessanta ore, senza sosta, ha difeso la posizione che gli è affidata. Dopo la seconda ferita, che è grave, decide di rompere la minaccia e contrattacca all'arma bianca: è ucciso da un terzo proiettile. Ma il sottotenente Giovanni Gambaudo, piemontese come Mautino, si è visto cadere attorno quasi tutti gli uomini, è stato già colpito tre volte e resiste tenacemente: è ucciso alla quarta ferita. In un centro vicino è il sergente Nicola Pistillo, di San Giuliano dei Sannio Ha difeso la posizione per ventiquattr'ore, ed è già stato ferito, ma rimane al suo posto. Assiste alla sommersione del centro di Gambaudo, riunisce i suoi superstiti e ne ricaccia il nemico all'arma bianca e con le solite bottiglie di benzina sui carri. Ma il nemico ritorna: è nuovamente ferito, rifiuta di arrendersi: la terza ferita gli toglie i sensi, e solo così è possibile la sua cattura. Si spera sia vivo.

Il paracadutista Leandro Lustrissimi, anch'egli del VII, ha impedito con il suo lanciafiamme che i carri superino il varco a lui affidato, ma dopo ventiquattr'ore non ha più liquido infiammabile. E’, ferito: si difende con le bottiglie, ma viene fatto prigioniero, quasi privo di conoscenza. Poi si riprende, elettrizza i compagni, impegnano assieme un furioso corpo a corpo, si liberano, riescono a raggiungere e rioccupare il loro centro di fuoco. Un gruppo di carri interviene: Lustrissimi disseppellisce una mina e la butta sotto il carro di punta: la vampata e le schegge lo uccidono. Era di Subiaco e aveva ventiquattro anni. Il settimo della serie gloriosa è Leandro Franchi, paracadutista, romano, nato nel 1922. Anch'egli, più volte,ferito, viene sopraffatto e catturato, ma si ribella e d una sanguinosa lotta riesce a liberare un gruppo di compagni: e rientra alla sua linea, dalla terra di nessuno, portando in ispalla un ufficiale gravemente ferito. Non soltanto: guida per mano un altro ufficiale, accecato. In un nuovo attacco il nemico lo fa prigioniero una seconda volta: allora raccoglie la pistola d'un caduto e riprende la lotta: riesce a tornare malconcio tra i suoi. E’ vivo, ma sì teme rimanga cieco e offeso agli arti destri.

Il sacrificio della Folgore è stato alto. Questa cronaca ha già narrato come caddero quattro comandanti di battaglione e di gruppo, Aurelio Rossi e Anileto Carugno in agosto, Ferdinando Macchiato e Vincenzo Patella pochi giorni or sono. Ora sono caduti Marescotti Ruspoli, comandante il raggruppamento che porta sempre il suo nome, Gianni Bergonzi del VI, Francesco Vagliasindi della Torre di Randaccio che aveva sostituito Valletti Borgnini, ferito, al comando del IV. Dei comandanti di compagnia sono stati uccisi Costantino Ruspoli di Poggio Suasa, fratello maggiore di Marescotti e successore di Guido Visconti di Modrone alla ll^/IV, Gastone Simoni della 10a/IV e Felice Loffredo, capitano del genio, comandante i minatori paracadutisti; degli altri undici nominati cinque erano di cavalleria, quattro di fanteria e due d'artiglieria. Continua poi la serie dei tenenti e sottotenenti caduti: Malnig, Cioglia, Mariconda, Mascarin, Viti, Ghignone, Alessi, Mesina, Venturi, Pirami e Mechina. 1 numerosi dispersi non sì contano. La schiera dei sottufficiali uccisi è capitanata dal maresciallo Carta, sardo, artigliere, celebre per le sue qualità ippiche,e la sua severità. In settembre aveva condotto una famosa spedizione nella Depressione di Qattara, assieme al sergente maggiore Liber, padovano, anch'egli caduto i giorni scorsi. E ancora i sergenti maggiori Congami, Piagentini, Fuccaro, Orazio Rossi, Calogero; i sergenti Boi, Danelli, Di Maggio, Lemme, Macario, Vario e Valent: i graduati Beretta, Dubini , Ferro, Giorgi, Bondesan, Perotta, Bertolotti, Frati, Merigo , Giulli, Mario Rossi, Biglietti, Renato Ferrari, Villani, Di Toro e Zimei: e ancora a centinaia, paracadutisti di ogni grado.

(Con la M.O.V.M. m.llo Nicola Pistillo Festa delle M.O. Pisa Caserma Gamerra 1966 )

1 commento:

  1. Onore a questi eroi che in questi momenti di politica senza morale , ci rendono ancora orgogliosi di essere Italiani!

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